Premessa maggiore: a fine dicembre scorso, quando si prospettava un imminente giro di nomine di governo o sottogoverno, con la prospettiva (poi concretizzata) che qualche posto spettasse a Scelta Civica, io sono uscito da Scelta Civica. L’ho fatto il 28 dicembre, in un periodo di attenzione mediatica nulla, chè non si dicesse che lo facevo prima in polemica o dopo le nomine perché non nominato.
Mi sono tirato fuori dai giochi delle nomine in gran silenzio e, per evitare ripercussioni sulle aspettative di amici, sono uscito dal gruppo alla Camera solo a nomine avvenute per entrare nel gruppo misto, non iscritto a nessuna componente, con zero peso politico. Questo per chiarire che non è un tema che sollevo per me.
Sono convinto, come ho detto sempre e come ho anche ribadito nel mio libro recente (mi faccio un po’ di pubblicità) che sia fondamentale un ruolo di ministro per l’innovazione.
Se vogliamo dare un impulso alla digitalizzazione del Paese, sono convinto che sia necessario avere qualcuno che quotidianamente fa advocacy, su tutti i provvedimenti, al massimo livello, perché sennò il tema, tra mille priorità ed urgenze, scappa.
Ad esempio il nuovo codice degli appalti non ha nulla di digitale. non per cattiveria, ma perché al Ministero delle Infrastrutture sono concentrati su altro e nessuno è lì 24 ore al giorno a pensare “come faccio a introdurre innovazione” e così continuiamo con i cartelli davanti ai cantieri, per dire, e non a prevedere la pubblicazione degli XML con tutti i dati dell’appalto per appaltatore e tutti i subappaltatori (che li spingerebbe a digitalizzarsi).
Mise, un ministero per l’innovazione, trasversale a tutti i settori economici
Lo stesso discorso si può fare per qualunque provvedimento.
Mi ha spiegato un ex ministro che tra un ministro ed un non-ministro (commissario, sottosegretario, consigliere, ecc.) la differenza è che giuridicamente ha un altro status e altre leve, un livello di interlocuzione tra pari con altri colleghi (che sono quelli che hanno i provvedimenti ad innovare), e – soprattutto – partecipa a tutti i consigli dei Ministri e conosce tutti i dossier e vi può interferire (in senso costruttivo), cosa che ad una persona che sia esterna al CdM strutturalmente non può accadere.
Ora, il MISE – con la notabile eccezione dell’eccezionale lavoro fatto da Carlo Calenda per l’internazionalizzazione – già dagli ultimi governi assomiglia più al MEE – Ministero per le Emergenze Economiche che non uno per lo sviluppo.Adesso, visto che il Presidente Renzi deve proporre un nuovo ministro per il MISE, se proprio non si può avere un ministro dedicato (magari con portafoglio) come sarebbe bello se facesse una cosa profondamente innovativa e vi mettesse una persona, con grande competenza digitale, con deleghe opportune, che aiuti il Paese ad aumentare l’ecommerce con l’estero, sviluppare l’industria 4.0, predisporre incentivi di ammodernamento tecnologico del paese, di supporto alla nuova imprenditoria e via innovando!
Proprio l’esperienza di Carlo Calenda dimostra che con la persona con le giuste competenze e determinazione si può rilanciare uno spirito (nel suo caso quello dell’internazionalizzazione) che si era quasi spento!
Sono certo che ha già in mente un nome che potrebbe fare al caso e non voglio certo dirlo io, ma pensate quale formidabile potere propulsivo potrebbe dare al Paese una persona con conoscenza del mondo imprenditoriale, competenza, standing, cultura, relazioni, determinazione e motivazione appropriata!
Presidente Renzi, anzi no, Matteo!, riprendi lo spirito delle Leopolde! cogli l’occasione e dacci un grande Ministro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico!!