E se la pompìa fosse un frutto per l’innovazione e l’emancipazione sociale?

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Qualche settimana fa ho scoperto questa storia molto particolare.

La riassumo così.

La pompìa è un frutto endemico di Siniscola, nella Baronìa sarda.Un agrume all’apparenza brutto e immangiabile, tranne dopo ore e ore di laboriosa lavorazione .

Poi diventa buonissimo. Veniva regalato, nella tradizione popolare, ai notabili del paese, come forma di costoso rispetto.

Stava scomparendo e lo hanno riacciuffato per i capelli facendone un presidio slow food.

Perchè può essere uno strumento di emancipazione e innovazione sociale? Il comune di Siniscola ha dato l’agrumeto comunale in gestione al Centro di igiene mentale per le attività terapeutiche dei pazienti.

Recentemente, poi, è arrivata l’Università di Sassari che ha preso questo frutto in gestione per studiarne le proprietà mediche e cosmetiche.

Ho conosciuto un ragazzo, Claudio Secchi, nato e cresciuto a Siniscola per poi andare sul continente, a Firenze, per studiare e lavorare.

Adesso è rientrato in Baronìa. Vorrebbe rivalutare la pompìa perchè ne ha compreso la valenza di emancipazione sociale.

Nelle sue parole c’è tutto:

Questo frutto deve appartenere alla comunità siniscolese. Non deve arrivare un’impresa da fuori e lucrarci sopra. Si possono fare progetti sociali e tanti altri progetti che diano un’opportunità, una speranza ai giovani di questo posto che sempre di più vanno fuori perchè non trovano lavoro stabile tutto l’anno.Siamo sulla costa. Il lavoro stagionale è quello che domina. E l’altro lavoro è la disoccupazione.

La pompia può essere uno strumento di emancipazione sociale. I giovani, invece di andare fuori, credano nel territorio e si mettano a coltivare le campagne per fare tante cose belle da questo frutto

Vuoi vedere che la pompìa, un agrume acido, brutto, che per mangiarlo devi proprio volerlo e cucinarlo per ore ed ore, diventa uno strumento di innovazione sociale e un’opportunità di occupazione giovanile in Baronìa?

E’ una delle innumerevoli piccole grandi belle storie che è bello scoprire e che dimostrano che l’Italia è un Paese migliore di quel che molti ci vogliono far credere.

ANTONIO AMENDOLA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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