Seppur con ritmi moderati, finalmente anche l’Italia comincia ad allinearsi con le esperienze internazionali volte a rendere accessibili e riutilizzabili i dati raccolti e prodotti dalle pubbliche amministrazioni e dai cittadini. La stessa normativa che sancisce il principio “opendata by default” sta spingendo in questa direzione. Perché ciò si realizzi occorre una presa di coscienza da parte delle amministrazioni, degli attori che popolano un contesto territoriale e degli stessi cittadini.
Il principio degli OpenData è abbastanza semplice: i dati pubblici devono essere fruibili e disponibili in forma grezza e in un formato che preveda meno restrizioni possibili al loro utilizzo. Ulteriore step fondamentale è rappresentato, inoltre, dall’engagement di cittadini ed imprese.
Ad oggi, analogamente a quanto avvenuto negli altri paesi, gli amministratori della cosa pubblica cominciano ad interrogarsi sull’esistenza, il significato e la gestione di dataset che descrivono la vitalità di un territorio.
La città è un sistema complesso, dinamico e rumoroso. Immaginare che essa possa essere parte attiva nella propria gestione rappresenta un’opportunità di sviluppo per tutti gli stakeholder che connotano la sua complessità. La disponibilità di OpenData grezzi ha di per sé un valore anche per il cittadino comune, ma detiene un ulteriore potenziale informativo inestimabile se tali dati sono lavorati ed elaborati da esperti. I dati che la città può fornire hanno un potenziale di valore che va riversato sotto forma di servizi al cittadino: inquinamento, traffico, spesa pubblica, sono valori misurabili e preziosi e possono dare avvio ad un processo virtuoso d’innovazione territoriale che passa dalla ricerca e arriva nelle case dei cittadini per rendere la fruizione della città più facile e consapevole.
“I dati sono noiose scatole marroni, ed è così che ce li immaginiamo, no? Perché i dati di per sé non sono di immediata applicazione. Ma in realtà, i dati determinano tantissime cose nelle nostre vite e ciò accade perché c’è qualcuno che prende quei dati e ne fa qualcosa”, TimBerners-Lee.
In linea con la quarta edizione dell’International OpenData Day del prossimo 22 febbraio 2014 e in occasione di una maggiore diffusione del progetto OpenData Street sul territorio salentino, l’assessore all’Innovazione Alessandro Delli Noci chiede ai cittadini quali dati della città sono utili per loro e per quali scopi, condividendo le proprie proposte sui social network.
Con questo obiettivo il processo di coinvolgimento del cittadino nella programmazione strategica della città, già avviato dal Comune di Lecce in occasione della candidatura a Capitale Europea della Cultura, passa anche dai processi d’innovazione che la città si propone di affrontare sulla tematica OpenData.
Il Living Lab Pugliese Puglia Smart (il Living Lab del territorio salentino nato da un progetto del Dhitech S.c.a.r.l. ammesso dal MIUR ai finanziamenti previsti dal PON R&C 2007/2013) organizza a tal fine un evento virtuale a carattere virale con cui sensibilizza la community salentina agli OpenData e le richiede un contributo attivo.
Hacker, startupper, spinoffer, ricercatori e, in particolare, i cittadini avranno l’opportunità di contribuire alla raccolta delle idee di utilizzabilità dei dati e di quali è indispensabile aprire definendone le priorità. I contenuti pubblicati dalla community potranno essere alla base delle prossime strategie programmatiche sull’open government del Comune di Lecce fuori dalle logiche del top down e indirizzate verso nuovi processi di co-creation. I risultati di questa call for idea ai cittadini leccesi verranno illustrati all’International OpenData Day dell’evento Hub romano dall’assessore stesso e da un rappresentante di Puglia Smart Lab.
Un ulteriore impegno del Comune leccese si sostanzia nell’avvio della collaborazione con Wikitalia, partner per il coordinamento scientifico delle iniziative OpenData e Open Gov.
La globalità delle iniziative intraprese dal Comune sugli OpenData risponde esattamente alle precondizioni che Tim Berners-Lee in un’intervista ha definito come indispensabili ad un’efficace politica sugli Opendata: “It has to start at the top, it has to start in the middle and it has to start at the bottom.”