Ecco perché le schede di voto dei contest di startup sono inutili

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Negli ultimi due anni il panorama degli eventi in Italia si è via via riempito di eventi per startup. Non me ne lamento affatto, io stesso ne organizzo alcuni. Sono contento del successo degli eventi per startup: significa che l’argomento sta diventanto di moda, che l’esigenza di un nuovo modo di fare innovazione ed imprenditoria sta diventando sempre più sentita e che dunque, in questo ambito, esiste una speranza anche per il nostro Paese. Non nutro alcun sentimento di superiore distacco per tali eventi, partecipo a molti e mi diverto anche. L’ho scritto anche in tempi non sospetti proprio qui su CheFuturo.Ovviamente credo che il successo del fenomeno vada gestito per evitare che, come accadde sul finire degli anni ’90, la diffusa impreparazione culturale su cosa significhi fare startup, sui processi di angel e venture investing, crei danni all’intero movimento.

Da questo punto di vista, allora, ammetto di guardare con aria di scettico distacco le complicate schede voto che vedo presenti in molte pitch e business plan competition a cui mi capita di assistere. Sono schede che mi sembrano nascere, appunto, da una fondamentale incompresione di quali siano i parametri di valutazione di una startup.

Sono certo che molte di queste schede le avrete viste anche voi. Sono caratterizzate dacomplesse griglie di valutazione. Da domande in alcuni casi francamente incomprensibili se ne consideriamo il loro effetto combinato. Ad esempio, qualche tempo fa sono stato chiamato a valutare delle startup sulla base di questi cinque parametri: “originalità dell’idea”; “innovatività”; “adeguatezza del team”; “sostenibilità ambientale”; “sostenibilità sociale”.

Se una startup produce zoccoli di mulo

Quando ho letto la scheda ho subito iniziato a pensare ad una startup che avrebbe certamente vinto la competition.

Ad esempio, proviamo a pensare ad un progetto per laproduzione di zoccoli di mulo di nuova generazione. Un progetto certamente originale (massimo punteggio) e se per nuova generazione si intende qualcosa di assolutamente innovativo, che so? fatti in titanio ammortizzante, anche molto innovativo (massimo punteggio). Sulla sostenibilità ambientale c’è poco da dire, se tutti utilizzassimo muli al di là del problema delle deiezioni (comunque riciclabili come compost di alta qualità), avremmo un abbattimento significativo delle micropolveri per cui massimo punteggio. Anche la sostenibilità sociale sarebbe di altissimo valore: in una città come Roma, un mulo potrebbe portarci a lavoro in meno di 30 minuti, abbattendo tempi di percorrenza rispetto ai mezzi oggi tradizionali. Se il team di proponenti fosse, ad esempio, costituito da un allevatore di muli, un produttore di titanio e un ricercatore con valida esperienza nei nuovi materiali, allora direi che il team potrebbe tranquillamente aspirare ad un voto elevatissimo.

Un’idea senza dubbio vincente, ma avrebbe senso investirci dei soldi?

Ecco, a me sembra che l’unica domanda da fare ad un giurato (possibilmente preparato sui temi) di una startup competition sia molto semplice e più o meno suona cosi: “ma tu, i soldi tuoi, ce li investiresti in questa roba?”.

Roma, 4 settembre 2014AUGUSTO COPPOLAReblog da StartupItalia.eu

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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