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Fab11, quando al Mit abbiamo provato a costruire un sommergibile vero in 24 ore

lifestyle

7 Agosto 2015, ore 23:53, seduto sulle scalinata che da accesso all MIT Media Lab di Boston, una giornata da ricordare. Dentro, nel FabLab al primo piano, un gruppo di guru, così chiamiamo i gli esperti del FabLab Network, stanno lavorando da qualche ora all’ultima trovata di Neil Gershenfeld, il fondatore del nostro movimento, che ci ha lanciato la sfida di costruire in 24 ore da zero un sommergibile, uno vero, in cui domani dovrò entrare per provare ad affondare di almeno due metri nel fiume Charles che attraversa Boston, e per poi risalire autonomamente.

Probabilmente se avessi raccontato che un giorno un gruppo di ragazzi italiani, di tutte le estrazioni, si potessero ritrovare a progettare e realizzare un sommergibile DIY nessuno ci avrebbe creduto.

Che poi questo accada nel cuore della ricerca mondiale, fianco a fianco con le migliori menti del pianeta, risulta ancora più incredibile.

Ma questi ragazzi sono doppiamente fortunati: alcuni di loro proprio oggi hanno ricevuto il diploma della Fab Academy, il corso di fabbricazione digitale del FabLab Network, tenuto per la prima volta in Italia quest’anno, altri hanno avuto l’onore di essere i loro istruttori, dopo aver seguito lo stesso percorso negli anni passati, ma all’estero. Oggi la famiglia del FabLab Network ha abbracciato i suoi 140 diplomati di quest’anno.

Oggi nascono nuovi esperti che a loro volta diffonderanno il movimento e i suoi ideali in giro per gli oltre 70 paesi rappresentati.Sono passati ormai sei mesi da quando la loro avventura, magari iniziata solo per curiosità, o per il piacere di provare qualcosa di nuovo, li ha portati ad affrontare un percorso intenso, quasi stremante, attraverso i principi e le applicazioni della fabbricazione dai bit agli atomi e viceversa.

Sono diventati esperti di progettazione, meccanica, elettronica, programmazione e tante altre cose. Hanno lavorato in gruppo alla realizzazione di una macchina a controllo numerico.

Ognuno di loro ha realizzato un progetto finale che contiene il maggior numero di tecniche tra quelle apprese. Ma soprattutto hanno partecipato a pieno diritto all’evento mondiale che raccoglie in un’unica location tutta la famiglia del FabLab Network, la Fab 11. Ogni anno in estate tutti ci incontriamo per raccontare i nostri progressi, confermare i nostri valori comuni e formarci a vicenda, durante un evento chiamato FabX. Quest’anno la location era proprio il campus dell’MIT, sede del Centro Bits and Atoms da cui il movimento e’ nato dieci anni fa. L’anno prossimo sarà la volta di Shenzen in Cina, un paese con una grandissima voglia di avvicinarsi al movimento e che sta investendo tantissimo sui Fab Lab per la proprie città.

Questa settimana al campus del MIT ci ha regalato una serie di emozioni incredibili. Abbiamo conosciuto Mel King, il gestore del FabLab 001, il primo laboratorio creato insieme a Neil all’interno del South End Technology Center, per accontentare la NSF che gli aveva concesso un grant di notevole entità.

Dal FabLab 001 oggi oltre 500 FabLab in tutto il mondo raccolgono talento, creatività e spirito di iniziativa.

E da questi laboratori una serie infinita di storie, di umanità e di voglia di cambiare il modo di fare (quasi) qualsiasi cosa. Le persone al centro di tutto, il tema di quest’anno è proprio “Impact”, a testimoniare la voglia di avere davvero un impatto nel pianeta. La gente dei Fab Lab, nei cinque giorni di conferenza, raccoglie esempi di ogni tipo. Il fondatore del Project ARA, che rivoluzionerà definitivamente il mondo del mobile, Kamau dal FabLab di Nairobi che con il suo progetto realizza i materiali necessari a prevenire le morti neonatali negli ospedali del suo paese, ma anche George Church che presiederà il nuovo corso del FabLab Network, How to Grow Almost Anything, che ci insegnerà a realizzare organismi sintetici manipolando il dna e lavorando sul genoma, un po come già facciamo con il codice, l’elettronica e le macchine a controllo numerico.

Tantissimi tra gli Alumni della Fab Academy sono venuti a raccontarci le loro storie.

Studenti come noi che oggi lavorano per la Nasa, per Google, Uber, Twitter, o in progetti talmente segreti che non possono neanche raccontare.

E quest’anno per la prima volta anche il Simposio tenuto durante l’evento aveva come protagonisti proprio noi Alumni, a differenza degli anni passati che si erano concentrati su esperti e personaggi famosi da tutto il mondo.

Anche io ho avuto la possibilità di raccontare la mia storia, e l’impatto che avvicinarmi a questo mondo ha avuto sulla mia vita. Da professionista del software e della progettazione a parte integrante di questo grande gruppo, come FabLab Manager all’interno di FabLab Toscana, come sviluppatore dei Fab Modules, il software che fa funzionare le macchine nei nostri laboratori in tutto il mondo, ma soprattutto come istruttore di quattro futuri guru del network.

Capiremo presto se il nostro sommergibile sarà in grado di reggere le onde. In ogni caso questa esperienza mi ha lasciato davvero senza fiato.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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