Le dita tremanti che cercano i tasti del registratore di cassa tradiscono l’emozione. Un euro e 50 centesimi per un biglietto d’auguri che una signora ha acquistato per il nipotino. “Finalmente. Si riparte!” è stato il pensiero di Fernando, il proprietario della cartolibreria situata al piano terra del palazzone fine anni ’60 costruito nel bel mezzo del centro storico di San Felice.
Anche lui come tutti i commercianti del centro era stato costretto a non rientrare nel suo negozio dopo la scossa del 20 maggio: zona rossa. Una grande area in cui era stato vietato l’ingresso a tutti. Ci si poteva entrare solo accompagnati dai vigili del fuoco e solo per recuperare le cose più importanti. Una grande area polverosa, vuota e silenziosa.
Poi, la grande voglia di ripartire: ed eccolo lì già il 28 maggio per iniziare a sistemare il suo negozio. Raccogliere le cartelle, gli astucci e i libri caduti. Pulire gli scaffali impolverati. Ma solo dopo un giorno arriva l’altra terribile scossa che aveva costretto il Comune a richiudere il centro storico.
Passano i giorni e i nuclei di valutazione mappano l’intero centro storico abitazione dopo abitazione, muro dopo muro, un edificio dopo l’altro. Il 24 giugno arriva l’ordinanza per riaprire alcune vie tra cui quella del negozio di Fernando. E lui non ci pensa due volte. Il giorno dopo alle 9 la saracinesca è sollevata, la porta aperta. Così come altri negozi del centro: quello delle bomboniere, l’ottico, il negozio per articoli da pesca.
Tutti pronti a lottare per riappropriarsi del centro storico e cercare quella normalità che dopo le terribili scosse sembrava perduta per sempre.
Riaprire il negozio assieme ad altri commercianti sembrava, dopo solo un mese, una ardua scommessa. Ma quello scontrino, così come gli altri negozi che in questo periodo stanno riaprendo e quel via vai di biciclette per le sempre meno vuote viuzze del centro sono piccoli, grandi passi verso la vincita di questa scommessa.
(Questa è la storia emiliana di una delle tante persone che non si sono arrese. Voi ne conescete altre? Potete raccontarci la loro storia qui).