Sono buone le valutazioni economiche sull’Italia riportate nelle conclusioni del G20, in cui si chiede all’Italia di “continuare” con le riforme strutturali attuate sino ad ora. Gli impegni presi sul piano economico e in termini di riforme saranno inoltre “oggetto di monitoraggio nei prossimi mesi”, come ricorda il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in conclusione del summit. Ma a prescindere dal monitoraggio, è fondamentale per un’uscita definitiva dalla “crisi più lunga della storia moderna’”, che crescita e occupazione siano priorità assolute per il nostro Paese, al fine di tutelare la coesione sociale e affrontare il problema della disoccupazione giovanile che oggi sfiora il 40%. Crescita senza occupazione è il pericolo più preoccupante da scongiurare.
Uscire dalla crisi è necessario anche per abbandonare l’immobilismo in cui versiamo che, come la precarietà, rischia di diventare un abito mentale.
Per fare questo c’è necessità di un cambiamento globale che coinvolga, in una visione quasi olistica, vari ambiti, in cui economia, finanza, sociale e ambiente stiano insieme per produrre un mutamento culturale.
Si potrebbe provare a sovvertire l’idea che economia e sviluppo umano dialoghino con difficoltà, o uno a discapito dell’altro, unendo ad esempio i termini finanza e sociale, provando a farne una realtà concreta. Ma come è possibile tutto questo?
Ne parleremo durante il secondo Annual Meeting, organizzato da Uman Foundation, che si terrà a Roma, martedì 8 ottobre dalle 15.00 alle 19.30, ospitati dalla LUISS. Abbiamo scelto un titolo che può apparire ambizioso: “Inspiring Change”, “Ispirare il cambiamento”, proprio perché siamo persuasi che sia questo il momento più fecondo per promuovere una trasformazione profonda di ciò che siamo stati.
Contribuire, così, al dibattito sull’innovazione, di cui l’Italia ha tanto bisogno, per tornare a sperare che il declino non sia un destino irrevocabile.
Ad un anno di distanza dal primo appuntamento (nella foto sopra, il convegno d’inaugurazione) Uman vuole ripartire dal cambiamento, dall’idea che la finanza sociale, sia, allo stesso tempo, potente strumento in grado di trasformare i mercati e potenziale motore di innovazione.
La finanza sociale è frutto di una storia che parte da lontano: dalle prime esperienze ottocentesche delle società operaie e contadine di mutuo soccorso e delle casse rurali, passando per il micro-credito e le banche etiche, fino ai moderni strumenti della finanza etica, dell’Impact Investment e della venture Philanthropy.
Questi ultimi, possono apparire termini “duri” per i non addetti ai lavori, concetti, in apparenza, lontani dall’esperienza del nostro modello di protezione sociale.
In realtà, parliamo di strumenti che, da alcuni anni ormai, sono parte integrante della riflessione che il mondo anglosassone sta portando avanti sulla necessità di superare lo Stato sociale novecentesco, giunto al capolinea, e di ripensare profondamente il tema dello sviluppo.
Per decodificare alcuni di questi passaggi di paradigma, abbiamo scelto di farci aiutare da uno dei più acuti osservatori delle dinamiche globali, il Professor David Held, che aprirà il meeting con un keynote speech.
La prima sessione del meeting, esplorerà il tema degli investimenti ad impatto, che crediamo possano essere una delle leve per superare il vecchio approccio allo sviluppo.
In particolare, cercheremo di approfondire il ruolo degli Impact Investments nel sostenere le imprese sociali innovative che operano nel settore delle energie, consentendo, così, a migliaia di persone di poter avere elettricità pulita e a basso costo. Abbiamo scelto un esempio, tra i diversi ambiti di utilizzo di questi nuovi strumenti finanziari. Ma lo spazio che gli investimenti ad impatto attraversano è molto più grande. I fondi impact possono sostenere progetti di impresa sociale che operano nei settori dell’infanzia, dell’istruzione, della salute, dell’ambiente. Idee innovative che rovesciano il paradigma degli aiuti e contribuiscono ad attivare le energie locali per migliorarne le condizioni di vita.
Sulla questione delle politiche per l’inclusione, abbiamo deciso di dedicare la seconda sessione dei lavori ai Social Impact Bonds. Lo faremo attraverso la testimonianza di Social Finance UK, la struttura che ha disegnato, a partire dal 2010, le diverse emissioni di SIB nel Regno Unito. Jonathan Flory ci racconterà come sta funzionando il SIB del carcere di Peterborough, il “pilota” da cui stanno scaturendo le metriche per misurare l’impatto sociale degli interventi di reinserimento della popolazione detenuta.
In Italia ci sono decine di esperienze virtuose nelle politiche di reinserimento socio-lavorativo di detenuti ed ex detenuti, penso al Consorzio Giotto, il cui Presidente, Nicola Boscoletto, sarà tra gli speaker di questo panel. In Italia, abbiamo buone idee, competenze costruite negli anni, ciò che manca sono le risorse per sostenere, stabilmente, gli interventi più avanzati. I SIB andrebbero a colmare proprio questo spazio, che i governi e gli enti locali, non sono in grado di occupare, a causa delle continue riduzioni dei trasferimenti. Quella che da noi viene chiamata “emergenza carcere”, non sarebbe più tale, potendo contare su un finanziamento del genere, che darebbe invece vita ad un programma di prevenzione, strutturato e di lunga durata.
I lavori si concluderanno con una sessione dedicata agli strumenti che la finanza sociale può mobilitare per sostenere il sistema dell’impresa sociale, declinata in un’accezione più ampia rispetto al perimetro delle normativi vigenti. Il sasso nello stagno lo lancerà Enzo Manes, a partire dall’idea di costruire una sorta di “Iri delle imprese sociali”, per rilanciare l’occupazione, in settori strategici per un paese come l’Italia: la valorizzazione dei beni culturali, il turismo, i servizi alla persona, l’ambiente.
Uman vuole essere uno degli agenti di cambiamento, lavorando assieme a tutti coloro che vogliono accettare la sfida dell’innovazione. Per “ispirare il cambiamento”, dobbiamo essere pronti a mettere alla prova le nostre certezze consolidate. Pensiamo che questo sia il momento di coloro che costruiscono, con pazienza, ponti, che aprono, quotidianamente, nuovi sentieri. A tutte quelle realtà che pensano il proprio agire come un ingranaggio del cambiamento – siano istituzioni, aziende, banche, ONG, privato sociale – diamo appuntamento l’8 di ottobre a Roma, #UmanInspiring.
Le foto sono tratte dal reportage realizzato da Stella Morielli per Uman Fondation al Barefoot College di Bunker Roy