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Fintech, insurtech e startup italiane: il Covid acceleratore di tecnologia, ma freno alla fiducia

Durante e dopo la pandemia, numerose startup fintech e insurtech italiane hanno registrato un considerevole incremento di clienti. Il Covid ha spinto la Penisola verso la digitalizzazione.

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rivoluzione digitale

Il fintech italiano ingrana la marcia: Illimity, l’istituto di Corrado Passera, e Banca Sella tramite la controllata Fabrick, hanno avviato il mese scorso una joint venture a supporto della scaleup Hype, dotata di un aumento di capitale 30 milioni di euro. L’obbiettivo di utile netto è di 3,5 milioni nel 2023 e 17 nel 2025. Enel X Financial Services, società del gruppo energetico specializzata in soluzioni di pagamento, ha scelto Tink come fornitrice di tecnologia open banking, per sviluppare servizi finanziari smart per tutti i clienti europei. Non è che all’estero stiano a guardare. Revolut, forse la più importante società di tecnologia finanziaria in Europa, ha appena offerto gratuitamente ai suoi 500mila utenti il bonifico istantaneo Sepa e stretto una collaborazione con Fireblocks per espandere servizi crypto e polizze di risparmio per i giovanissimi.

Questo mentre da noi l’Ania denuncia cali a doppia cifra negli introiti delle compagnie assicurative. Anche per questo in Italia si respira un crescente interesse verso le novità del fintech, da parte di piccole e grandi entità finanziarie e industriali, sebbene Intesa, Mediolanum e Allianz siano operatori già consolidati.

Il Covid accelera la transizione verso le operazioni fintech

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I dati del network di consulenza direzionale Ey fotografano un mercato ancora contenuto, che in dieci anni ha raccolto 700 milioni di euro.

Eppur si muove qualcosa, sulla penisola. Il Covid è stato un problema, per la minore fiducia che ancora ispira in generale Internet in alcune fasce della popolazione, specie in tempi di crisi. Ma ha rappresentato anche un’opportunità, di risparmiare il tempo sprecato agli sportelli e ridurre spostamenti non necessari, in ottica contagio. Il futuro è digitale e migra in Rete, ci sono quindi ampi margini di sviluppo del comparto. Sempre secondo Ey il 55% degli italiani privilegia prodotti e operatori tradizionali, con cui è possibile avere almeno all’inizio un contatto fisico, ma il tasso di operazioni fintech è in crescita (+51%) capitanato dal crowdfunding. Secondo un altro studio, di Nielsen e Politecnico di Milano, il 33% ha utilizzato almeno un servizio fintech o insurtech in vita sua, soprattutto per i pagamenti da cellulare.

Dichiarandosi soddisfatto, trovandosi bene. Ma anche per comunicare con la banca, amministrare budget, trasferire e prelevare denaro. Non solo correntisti privati, pure le Pmi – cuore pulsante del nostro Pil – si avvicinano alla telefinanza: da quando esiste il 64% è ricorso a servizi dedicati a prestiti a medio-lungo termine, data analysis, factoring, previsione di cash flow e operazioni di credito. Insomma, si è aperto un bel segmento nel Belpaese. La due giorni di Digithon 2020 ha segnato il record storico di adesioni: sono state oltre 400 le startup candidate alla 5° edizione della maratona multimediale promossa dal governo, proprio per avvicinare la comunità finanziaria alla creatività delle giovani imprenditori. Il 10 dicembre sarà la volta del Milan Fintech Summit, anche questo in live streaming. Sempre a Milano ha appena compiuto tre anni il Fintech District, hub che aggrega quasi 160 imprese di pagamenti online, l’applicazione preferita dagli italiani: solo olandesi e britannici la usano di più nel continente. E sono comprensibilmente i millenials del capoluogo lombardo, fulcro della finanza nazionale, la generazione più attratta. Sono quattro ragazzi milanesi ad aver appena lanciato Faire.ai, specializzata nell’automazione del credito e nella gestione del prestito da telefonino.

Insurtech, un boom di piattaforme digitali

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Anche l’insurtech inizia parallelamente a raccogliere i primi frutti, specie nelle polizze sanitarie visto che ormai, come negli Usa, fa prevenzione e si cura solo chi può permetterselo. Che vada a braccetto col fintech lo dimostra la partnership siglata la settimana scorsa da Qonto, il conto online per aziende e professionisti, con i servizi d’intermediazione assicurativa digitali di Yolo, ritagliati sulla clientela business. Stessa integrazione tra Sportclubby e Neosurance per gli infortuni durante l’attività fisica, competitiva o amatoriale. E tra Blue Assistance e Charlie24, l’app di soccorso stradale personalizzato sulla user-experience dell’utente, prodotto innovativo 2020 agli Italian Insurtech Awards. Il fintech si affianca a tanti business. Tra le 15 piattaforme selezionate per il DIA Prime Time, online dal 30 novembre al 3 dicembre, due sono italiane: Wide Group, per l’aggregazione di broker; e Wesmarti, per prodotti parametrici basati su blockchain. Per restare in Italia – che ha giri d’affari limitati rispetto ai finanziamenti a doppia cifra intercettati dalle startup americane, australiane e israeliane – Lokky ha fatto notizia di recente per essere riuscita a raccogliere un milione. Ma ce n’è d’ogni tipo: per liquidare i sinistri, convertire moduli pdf, comparare le differenti offerte, sempre più profilate sullo specifico segmento – addirittura orario – che s’intende tutelare. E ancora per aiutare le compagnie a rilevare frodi attraverso l’IA, o per fornire a clienti e periti degli screening sanitari periodici, così da perfezionare al dettaglio l’adeguatezza della polizza. Occhio però a soluzioni troppo digitalizzate e poco in linea con le specifiche caratteristiche del mercato italiano: la cultura finanziaria dei risparmiatori è ancora debole e incapace di sfruttare tutta la potenzialità di questa nuova tecnologia.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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