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Fluentify,la startup (inglese) delle lingue che viene da Torino

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C’è un ragazzo di sedici anni che parla 21 lingue. È americano. Si chiama Timothy Doner e sa parlare ebraico antico, arabo, russo, italiano, persiano, swahili, indonesiano, hindi, Ojibwe, Pashto, turco, Hausa, curdo, yiddish, olandese, croato e tedesco. Ora sta studiando francese, latino e mandarino. Ha imparato grazie a internet, ai libri e tanta passione. Timothy è una star di youtube. Ma non è il protagonista di questa storia.

Si perché ci sono quattro ragazzi, torinesi, che hanno creato una startup per chi vuole imparare a parlare una lingua fluentemente. Prima però è bene aprire una parentesi per le generazioni che hanno anticipato i nativi digitali: ricordate i pen pal, gli amici di penna d’oltremanica ai quali le prof di inglese si dannavano di farci scrivere? Ecco: ricordate la prima bellissima lettera scritta nella più perfetta calligrafia e nel miglior inglese possibile? E ricordate che lo scambio di lettere, nel migliore dei casi, si limitava a due/tre botta e risposta? Ecco: a essere protagonista di questa storia è una startup che è l’evoluzione del pen pal.

La startup e ovviamente chi l’ha inventata. Che sono: Giacomo (24 anni) e Andrea (23) hanno studiato economia, Matteo (25) è uno sviluppatore, e Claudio (23) sta studiando allo IED a Torino. Sono dei viaggiatori e studenti, ma anche imprenditori. La startup si chiama: Fluentify.

Che cos’è Fluentify? Giacomo dice che è un ponte per avvicinare persone che altrimenti sarebbero lontane e serve per far incontrare madrelingua con persone che vogliono migliorare la capacità di conversazione in una lingua che già più o meno conoscono, “anche perché è l’unica cosa che non può essere replicata da nessuna macchina e non si può fare individualmente”, dice Andrea. Riuscire a comunicare in un’altra lingua in maniera più fluente è ciò che può far vivere un viaggio o un’esperienza all’estero in maniera molto più profonda, conoscere molta più gente, leggere libri..

“Ci siamo resi conto, dice Andrea, “che imparare una lingua non è tanto studiarla sui libri con le sue regole perché poi quelle ce le dimentichiamo sempre tutti. Impari una lingua parlando con la gente di cose che ti interessano e che magari ti danno un motivo in più per buttarti, anche rischiando di fare errori”.

Come funziona?Un collegamento internet, una webcam e un microfono per una lezione di mezz’ora in videoconferenza con un madrelingua della lingua che si vuole, con interessi simili a chi la vuole imparare.

Cosa vi differenzia dai canonici corsi di lingua?Prima di tutto non ci sono professori e studenti, ma tutor e learner. Chiunque nel mondo può essere un tutor su Fluentify perché gli unici requisiti che chiediamo sono di essere madrelingua e che abbia un computer con una connessione che permette di fare una chiamata.

Rispetto ai canonici corsi di lingua noi ci rivolgiamo a persone che vogliono migliorare una lingua che stanno studiando con una mezz’ora alla settimana e non con i corsi intensivi che propongono le altre scuole. Su internet, per quanto fluentify sia originale, ci sono già piattaforme dove si può parlare con madrelingua. Ciò che ci differenzia dagli altri è che promuoviamo lezioni individuali. Non è facile avere a disposizione un madrelingua per mezz’ora. Cambia anche la relazione tra chi sa la lingua e chi la deve imparare: quello che c’è tra tutor e learner non è il classico rapporto professore-studente perché al momento dell’incontro (virtuale), condividono già interessi e quindi la mezz’ora della lezione passa più piacevolmente.

In che modo avete creato la vostra startup all’estero?Abbiamo fondato una società che si chiama Blinguo con sede a Londra è una LTD. La ragione è che avevamo molti più contatti a Londra che non in Italia. L’anno scorso ho fatto un’esperienza lavorativa per un acceleratore di startup a Londra che si chiama accelerator academy che mi ha permesso di sviluppare il network, incontrare persone attive della città. Un mondo dove va di moda aprire una startup, provare a fare gli imprenditori, la differenza vera sta nell’essere inseriti in un network attivo, poter ricevere quotidianamente feedback da persone più esperte di noi.

E cosa avete pensato per i pagamenti?I tutor scelgono i prezzi della sessione: possono fare lezioni da un minimo di 5 a un massimo di 30 euro per ogni slot da mezz’ora. Il learner paga al momento della prenotazione. Una volta che il tutor vede il suo slot prenotato e fa la lezione. Se alla fine della lezione lo studente non ha particolari segnalazioni da fare, i soldi verranno trasferiti sul conto digitale del tutor che potrà riscuotere il pagamento quando raggiungerà un tetto di 50 euro. Tutto è integrato sulla piattaforma: inizialmente useremo solo paypal. Non obblighiamo a prendere pacchetti di minuti e crediti: i micropagamenti vengono fatti di volta in volta proprio per fare lezione senza impegni, senza subscribption.Il costo della transazione non è a nostro favore, ma è una esperienza migliore per l’utente.

I prossimi sviluppi del vostro progetto?Per quanto riguarda le nuove lingue, in futuro la priorità è il cinese, ma abbiamo bisogno di fare investimenti più importanti perché non basta aprire una pagina. Riguardo agli strumenti invece, desso ci stiamo concentrando sulla versione da desktop. È in programma un’applicazione da tablet (ipad e android) e poi ci affascina molto l’idea di creare un’applicazione di facebook con l’applicazione di skype. Infatti puntando molto alla condivisione delle passioni di tutor e learner, con l’applicazione facebook riusciremo a migliorare le interazioni.

Insomma: quattro giovani, viaggiatori, studenti con una società a Londra, che mentre chiacchieramo sono a Parigi… “ma a noi farebbe piacere tornare in Italia, eh”, dice Andrea. Ecco: buon viaggio/safari njema/bon voyage…

ANDREA CARDONI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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