Da sei anni a questa parte il Design Museum di Londra celebra le invenzioni capaci di dipingere nuovi scenari e trasformare la vita quotidiana delle persone. E lo fa attraverso un contest annuale internazionale, il Design of the Year Award, che premia ingegno e immaginazione applicati a sette categorie che vanno dall’architettura al trasporto. In gara ci sono app come chirp.io, che permette di scambiarsi foto, note e link esclusivamente attraverso un segnale acustico, e invenzioni come LiquiGlide, un rivestimento fatto di materiali non tossici che rende i contenitori per alimenti (ad esempio, la bottiglia di vetro del ketchup) estremamente scivolosi, consentendo quindi di ridurre lo spreco di liquidi che rimane all’interno del packaging.
Insomma, si va dalle innovazioni pensate per il mondo digitale più puro, alla materialità e concretezza degli oggetti d’uso comune.
Proprio all’interno di questa seconda categoria troviamo un’invenzione unica, vincitrice della categoria “trasporto”. Si tratta della Folding Wheel (letteralmente “ruota pieghevole”) ed è un progetto davvero speciale, tanto da poter potenzialmente cambiare la vita quotidiana di milioni di persone.
Dietro a questo progetto c’è Vitamins, uno studio di design con base a Londra fondato da tre ex studenti del Royal College of Art: Clara Gaggero, Adrian Westaway e Duncan Fitzsimons. Vitamins non è solo un atelier. È un modus operandi vero e proprio, legato alla sperimentazione ed alla contaminazione tra scienza, tecnologia e design. Tra le loro creazioni più riuscite c’è Out of the box, un packaging/mappa che sostituisce il libretto delle istruzioni e accompagna per mano gli over 60 nell’interazione col loro smartphone, con l’obiettivo di rompere le barriere dovute al digital divide.
È proprio nella stessa direzione di abbattimento delle barriere (in questo caso, però, non culturali, ma strutturali) che va anche la Folding Wheel, nata da una intuizione dell’anima più “meccanica” di Vitamins, Duncan Fitzsimons, il quale aveva iniziato a lavorare sui primi prototipi già nel 2007, quando era ancora studente al Royal College of Art. La sua idea aveva presto attirato l’attenzione dell’Innovation RCA, l’incubatore d’impresa legato all’università, che ha poi sostenuto finanziariamente il lancio e lo sviluppo del progetto.
L’attenzione della stampa per questo prodotto rivoluzionario è stata immediata e ha subito attratto una valanga di email tutte incentrate sulla stessa questione. La ruota “rivisitata” di Fitzsimons aveva un potenziale rivoluzionario enorme, che andava ben al di là delle basiche necessità dei ciclisti.
Poteva, infatti, aiutare in modo sostanziale la vita di chi quotidianamente si può muovere solo grazie ad una sedia a rotelle.
A quel punto la strada da perseguire era chiarissima. Il prodotto andava adattato e serviva un committente. L’azienda che si è aggiudicata la licenza per industrializzare il prototipo è l’americana Maddak, società specializzata negli articoli sanitari per aiutare disabili ed anziani, che ha lanciato la prima ruota pieghevole per sedie a rotelle a marzo 2013, con un nuovo nome, ancora più incentrato sulla sua caratteristica di adattabilità estrema al contesto: MORPH Wheel. Vitamins e l’azienda statunitense hanno lavorato fianco a fianco per affinare il prodotto, mantenendone intatte funzionalità e performance, ma allo stesso tempo offrendolo a un prezzo che fosse accessibile a tutti.
Adatta specialmente a chi è costretto a muoversi su una sedia a rotelle, ma non per questo rinuncia ad essere attivo, viaggiare frequentemente e stare sempre in modalità “on-the-go”, la MORPH Wheel amplia di molto le opzioni di trasporto e riduce sensibilmente tutti i problemi legati allo spazio. Piegate, infatti, queste ruote speciali entrano perfettamente in un borsone da tennis, nella cappelliera di un aereo, o tra due sedili di un’utilitaria qualunque. Il potenziale di questo prodotto di modificare le abitudini di trasporto, migliorandone allo stesso tempo la qualità, è enorme: stando alle statistiche, solo negli USA ci sono 4,2 milioni di utilizzatori di sedie a rotelle.
Non è tutto. Dal lungo e complesso processo che ha portato quest’invenzione a venire commercializzata si può imparare una lezione importante: a volte i nostri passion point rischiano di limitare gli orizzonti delle nostre scoperte, per fortuna oggi lavorare in modo collettivo e connesso e lasciarsi contaminare dalle intuizioni altrui è non solo una possibilità, ma anche e soprattutto una risorsa. Certo, prima però bisogna imparare ad ascoltare.
ELISA CECILLI e FRANCESCA MASOERO