Prende finalmente forma, presso la Cassa Depositi e Prestiti, il Fondo Nazionale Innovazione (FNI), pensato per riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private nel settore strategico ed innovativo delle startup. Alla base della sua origine vi è la convinzione del ruolo centrale rivestito dall’innovazione tecnologica, considerata essenziale per garantire al Paese la possibilità di crescere, competere, creare nuove opportunità di lavoro qualificato, e distribuire ricchezza in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.
Questi sono, infatti, ritenuti elementi senza i quali nessun Paese potrebbe crescere in modo sostenibile e duraturo, soprattutto nel settore dell’innovazione, che oggi in Italia risulta “invaso” da operatori stranieri, i quali beneficiano del supporto di grandi soggetti pubblici e privati.
Che cosa è il Fondo Nazionale Innovazione e come funziona
Si tratta di una società di gestione del risparmio a cui fanno capo più fondi: è un soggetto capace di riunire risorse pubbliche e private. Ha ricevuto una dotazione finanziaria di partenza di circa 1 miliardo di euro. Secondo una nota della nuova società, essa «rappresenta un elemento fondamentale del piano industriale 2019-2021 di Cassa Depositi e Prestiti. Nasce per accelerare la crescita dell’ecosistema del venture capital italiano e portarlo, per dimensioni dei capitali investiti e per la numerosità e qualità degli operatori presenti, al livello dei migliori Paesi europei».
Lo strumento operativo di intervento del Fondo è il Venture Capital, che consiste in un apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo.
Gli investimenti sono effettuati dai singoli Fondi del FNI in modo selettivo, in conformità con le migliori pratiche del settore, in funzione della capacità di generare valore sia per l’investimento sia per l’economia nazionale.
Gli obiettivi del Fondo Nazionale Innovazione
I propositi del fondo sono ampliare gli investimenti diretti e indiretti, dare sostegno per agevolare la nascita di nuovi gestori che investono nelle startup (sia nell’early stage sia nella maturity stage), sostenere la crescita del mercato complessiva, mettere in collegamento le startup sia con investitori italiani e esteri sia con le aziende partecipate dal Gruppo Cdp, promuovere la nascita di nuovi strumenti di investimento in grado di semplificare il trasferimento della tecnologia tra istituti di ricerca e università, creare occasioni di condivisione ed educazione su opportunità e sfide del settore, e infine favorire il coinvolgimento delle imprese.
Tutto ciò per fare dell’Italia una smart nation e per contrastare la cessione e la dispersione di talenti, proprietà intellettuale e altri asset strategici che troppo spesso vengono “svenduti” all’estero. Questo porta non solo ad una perdita, ma anche ad una sconfitta per il sistema Paese.
Rispetto alla situazione precedente l’introduzione del Fondo, da una parte le startup avranno a disposizione più interlocutori a cui chiedere i capitali, dal momento che nasceranno più fondi di venture capital, e dall’altra parte questi interlocutori avranno più risorse da investire.