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Francesco Russo e Armando Di Nardo: HUBspa, un incubatore privato nella terra di Gomorra

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L’Italia ha urgente bisogno di innovazione sociale ed economica. Il Mezzogiorno ne ha un bisogno ancora più impellente.

E’ ormai comune la consapevolezza che una delle difficoltà maggiori che i giovani con idee e progetti innovativi incontrano nel percorso realizzativo delle loro intuizioni è la mancanza di spazi di lavoro, di contatti e relazioni con le persone che condividono le stesse competenze ed esperienze, della possibilità di comunicare con la rete di imprese che già opera sul mercato, oltre che, naturalmente di capitali per affrontare i costi insiti in ogni startup.

Oggi possiamo disporre di nuovi e rivoluzionari strumenti per favorire i contatti e lo scambio di competenze (social network), sviluppare prodotti collettivamente (crowdsourcing) e ottenere finanziamenti con canali non tradizionali (crowdfunding).

Eppure, talvolta, questi strumenti rischiano di virtualizzare eccessivamente la conoscenza dei protagonisti dell’innovazione – che necessitano anche di scambi fisici, di conoscenze dirette, di luoghi di lavoro reali da condividere, di incubatori di idee e di relazioni (oltre che di imprese) – depotenziandone l’efficacia.

Partendo da queste semplici premesse, ma anche da un’attenta analisi della situazione in cui versa una parte del Paese, il Sud Italia, abbiamo pensato di dar vita a una iniziativa che mette insieme idee, competenze, strumenti innovativi e soprattutto persone giovani e giovanissime che hanno voglia di (r)innovare il Mezzogiorno.

Abbiamo costituito una società per azioni (con 70 fondatori,professionisti, creativi, piccole e medie imprese, ricercatori, docenti, innovatori, giovani laureati) che si pone come principale ragione sociale l’innovazione intesa come la capacità, l’abilità, la forza di comprendere, analizzare, affrontare e risolvere i problemi socio-ambientali e migliorare la qualità della vita, realizzando innovazioni di prodotto o di processo, il cui impatto va a beneficio principale della collettività rispetto ai singoli promotori o comunità di riferimento.

Una spa, HUBspa, con tre caratteristiche peculiari e innovative:

  1. il crowdfunding: 200.000 euro di capitale sociale con quote uguali per ciascun socio;
  2. il crowdsourcing: ogni socio ha competenze specialistiche in settori diversi; nella maggior parte dei casi fa un altro mestiere con passione, dedizione e successo, ma vuole dare un contributo all’innovazione del Sud Italia, facendo rete, mettendo a disposizione le sue conoscenze, la sua energia di cambiamento che, evidentemente, solo insieme ad altri poteva diventare massa critica;
  3. il nome, HUB, che raccontasse in una sola parola quello che vogliamo fare; HUB come attrattore, moltiplicatore di idee, di risorse, di voglia di fare tutti insieme.

Per superare l’ eccessiva virtualizzazione abbiamo voluto anche uno spazio fisico dove guardarsi negli occhi, fare squadra, sperimentare modalità di lavoro e convivenza, fare ricerca e sperimentazione: abbiamo scelto un antico palazzo del ‘500 dove stiamo allestendo centinaia di metri quadri con internet veloce, laboratori, postazioni di lavoro.

HUBspa vuole essere un modello di nuova imprenditoria, con un atteggiamento pragmatico nei confronti del mercato, che ponga la sostenibilità ambientale e il rispetto per le generazioni future a fondamento di ogni prodotto, servizio, metodologia, processo o, più in generale, sistema che intenda proporre.

Solo così, crediamo, l’uomo e la natura potranno orientare la tecnologia e il profitto, ed evitare che accada il contrario.

Il nostro HUB vuole essere, dunque, un incubatore di idee e di hubbers (professionisti, ricercatori, creativi, imprenditori, innovatori, propositori, associazioni e imprese, etc.) che lavorano per il miglioramento del contesto sociale ed economico in cui si trovano ad operare, e che sperimentano forme di coworking del tutto inedite nel Mezzogiorno.

HUBspa è un luogo ontologicamente aperto che nasce da un laboratorio di innovazione già avviato da tempo, e che mette a sistema un’ampia rete di relazioni nazionali e internazionali, oltre che di esperienze individuali e collettive, per farne germogliare altre, nuove, e oggi inimmaginabili in questi territori difficili.

HUBspa nasce in uno dei territori più inquinati e a più alta densità criminale d’Italia, nella provincia a Nord di Napoli e a Sud di Caserta, a Giugliano in Campania, terza città della Campania, seconda area metropolitana d’Italia dopo quella di Milano e ottava in Europa, con circa 5.000.000 di abitanti e la più alta densità di popolazione (2,63 abitanti/km, fonte CENSIS).

La sfida di HUBspa è coniugare e far germogliare i principi ispirati all’innovazione sociale, al coworking e all’imprenditoria finanziata dal basso, con i principi irrinunciabili di legalità e responsabilità che nel Mezzogiorno devono essere presupposto inalienabile di qualunque attività tanto pubblica quanto privata.

Il progetto ha l’ambizione di contribuire a portare il Sud fuori dall’immobilismo culturale, sociale ed economico al quale, da troppo tempo, sembra essere assuefatto e di internazionalizzarne i prodotti e le idee migliori.

Chiediamo a tutti gli innovatori, alle organizzazioni che si ispirano agli stessi principi, agli altri incubatori italiani un aiuto, perchè anche noi vogliamo poter scommettere sulle smart cities, per favorire una migliore qualità della vita, ma anche su quelli che abbiamo definito smart district, le provincie, i luoghi a margine delle grandi aree metropolitane e sugli smart building, per rigenerare e riprogettare gli edifici pensando anche a nuove forme di convivenza in una realtà difficile e complessa dai mille problemi.

Stiamo investendo risorse economiche e umane in un momento congiunturale difficile e in un territorio lontano dalle grandi trasformazioni culturali e sociali che scuotono il Nord del Paese; HUBspa è un segno che ci siamo anche noi, che il Sud è vigile e vuole contribuire al rilancio dell’Italia. Siamo certi che insieme a tutti voi, quando la crisi sarà passata, saremo più avanti di chi non ci ha creduto.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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