Poco più di un anno fa, era venerdì 15 marzo 2019, i ragazzi di Fridays For Future inondavano le strade del pianeta con la loro protesta green per il primo Global Strike, la più grande manifestazione per il clima mai vista. L’emergenza sanitaria di questi mesi ha arginato quel fiume verde nei confini di casa, ma non per questo il movimento nato dall’attivismo di Greta Thunberg si è spento. Il divieto di assembramenti ha svuotato le piazze reali, ma non quelle virtuali. Certo, la visibilità mediatica della giovane ambientalista svedese è calata sensibilmente e il movimento, già prima dell’arrivo della pandemia di Coronavirus, stava dando i primi segni di stanchezza: quella che sembrava una carica coriacea ha mostrato alcune fragilità organizzative, sfilacciando i percorsi e perdendo adesioni qua e là.
Fridays for future: tuttora una realtà
Ma chi è rimasto, e non sono in pochi, è intenzionato a dare battaglia. Al culmine di una stagione primaverile fatta di radio online, webinar e pagine Facebook molto curate, è stato organizzato il primo Global Digital Strike, versione virtuale delle scenografiche manifestazioni contro il cambiamento climatico. Il 24 di aprile i ragazzi si sono ritrovati sui social, dietro l’hashtag #ClimateStrikeOnline, pubblicando foto con cartelli alla mano: più di 30mila immagini hanno fatto il giro di Instagram con disegni, slogan, proposte, richieste.
Un’occasione durante la quale è stata lanciata la campagna #RitornoAlFuturo, firmata anche da molte associazioni ambientaliste e da alcuni sindacati. Sette punti programmatici, sottoscritti da più di 13mila cittadini e 340 scienziati: investire nella transizione ecologica, riaffermare il ruolo pubblico nell’economia, realizzare la giustizia climatica e sociale, ripensare il sistema agroalimentare, tutelare la salute e il territorio, promouovere istruzione e ricerca, costruire l’Europa della riconversione e dei popoli. Obiettivi piuttosto ambiziosi.
Partendo poi da una lettera-appello all’Italia in cui i ragazzi auspicano che «l’uscita dalla crisi sanitaria» coincida con una ripartenza all’insegna della «rivoluzione del nostro intero sistema», in questi giorni è scattato un mailbombing all’indirizzo di molti parlamentari, della maggioranza e dell’opposizione: è la fase due dei Fff, quella che dalla protesta passa all’azione.
Perché lo sanno anche i ragazzi più giovani che se non si portano le istanze in Parlamento il rischio è che tutto resti lettera morta. E nell’attesa che qualcuno si faccia portavoce delle loro richieste presso il Governo, si organizza l’assemblea nazionale. Prevista per il 14-15 di giugno è stata rimandata a data da destinarsi: «Puntiamo a farla reale e non sul web», spiega Lorenzo Tecleme, portavoce del movimento a Sassari, luogo scelto per la riunione.
«Per questo motivo stiamo aspettando di capire quando potremmo organizzarla in sicurezza, perché vorremmo fosse un evento». All’ordine del giorno c’è prima di tutto l’adozione di una vera e propria strategia unitaria di azione, soprattutto nel rapporto del movimento con la politica: «Dobbiamo decidere come continuare a rompere le scatole», taglia corto Lorenzo. Intanto dal cinque di giugno i ragazzi torneranno in piazza, per i consueti appuntamenti del venerdì: qualche assaggio si è già visto a Roma, a Milano e nei parchi di alcune città, ma la vera ripresa scatterà proprio in questi giorni. Entro il fine settimana, poi, la piattaforma RitornoAlFuturo dovrebbe lanciare un documento dettagliato di proposte tecniche messe a punto con l’aiuto di esperti e climatologi: «Sarà il nostro piano di rinascita post-Covid per tutto ciò che riguarda l’ecologia e il climate change».