Gabriel Orozco ha imposto il suo nome agli inizi degli anni ’90 come uno dei più importanti artisti della sua generazione. Spostandosi in continuazione, senza uno studio o una dimora fissa, Orozco rifiuta di essere identificato con una nazione o una regione, e trae ispirazione dai diversi luoghi in cui ha vissuto e viaggiato. Nato a Jalapa, in Messico, Orozco vive ora tra il Messico, New York e Parigi. Ed è a Parigi che il suo lavoro è presentato, al Centre Pompidou.
Il lavoro di Orozco è caratterizzato da un vivo interesse per gli elementi del paesaggio urbano e del corpo umano e alimentato dai banali incidenti della vita quotidiana con tutta la loro casualità e il paradosso che ne deriva. I confini tra l’opera d’arte e gli oggetti da lavoro sono deliberatamente confusi, arte e realtà vengono mescolate.
Movimento, espansione, circolarità, dialogo tra il geometrico e l’organico hanno segnato la sua ricerca visiva per più di 20 anni.
Ora la mostra di Gabriel Orozco al Centre Pompidou è un’opportunità unica per scoprire una collezione eccezionale dei suoi dipinti, fotografie, sculture e disegni, la maggior parte della quali non è mai stata esposta in Francia né in altri paesi. Per questa mostra Orozco ha ideato un layout originale basato sull’idea dello studio. In un allestimento che non ha muri interni, etichette o commenti, i lavori sono esposti in una maniera essenziale e semplice che ricorda il momento della loro creazione, dunque il momento antecedente all’esposizione in un museo.
“Horses Running Endlessly” è una scacchiera allargata e trasformata, che porta in sé le caratteristiche del gioco: la circolarità e la continuità.
“Black Kites” è un cranio umano coperto da una rete in grafite, che testimonia l’importanza della riflessione nel suo lavoro. La “DS” è una Citroën DS che l’artista ha tagliato in tre longitudinalmente, rimuovendo la sezione centrale e il motore prima di unire le sue parti esterne. In maniera similare in “Elevator” Orozco taglia una cabina ascensore secondo la forma del proprio corpo. Per “Four Bicycles (There is Always One Direction)” prende quattro biciclette e unisce i telai come un’unica unità. Tutte queste sculture, nonostante la loro immobilità, evocano il movimento e si basano su una strategia di “estrazione e riconfigurazione” frequentemente adoperata dall’artista, che non toglie all’oggetto la sua funzione originaria, né lo trasforma in qualcosa di diverso, ma piuttosto ne offre una reinterpretazione.
La mostra include anche molti lavori che hanno a che fare con il corpo, tra questi “My Hands Are My Heart” è una piccola scultura fatta premendo una palla di argilla tra le mani per formare un oggetto che ha la forma di un cuore. La scultura è posizionata davanti a un dittico fotografico in cui si vedono le mani chiuse intorno all’argilla e aperte per mostrare il cuore, rivelando così come l’opera è stata creata. Ci sono altri lavori di terracotta modellati con le mani e le dita che portano tracce dell’incontro tra il materiale e il corpo dell’artista. Tra questi: “Torso”, “Three Arms”, “Four and Two Fingers”; così come anche dei lavori su carta nella quali le mani sono il tema o lo strumento. Tra questi “First Was The Spitting” una serie di 4 dipinti prodotti con il dentifricio.
Le foto esposte sono state fatte all’inizio degli anni ’90 e sono il prodotto del girovagare di Orozco attraverso le città: semplici scatti di cose incontrate, o registrazioni dell’intervento dell’artista nella manipolazione di oggetti per creare assemblaggi poetici e umoristici. Un altro mezzo di espressione per Orozco è la pittura, come nella serie “Samurai Tree” fatti a tempera (rossa, blu e bianca) e foglie dorate su legno. Un altro posto importante nella mostra è quello dedicato alle forme sferiche, come in “Recaptured nature” o “Yielding Stone”. Altre piccole sculture evocano lo scambio, la circolazione e il movimento. Ad esempio “Shoes”, sono un paio di scarpe con le suole incollate insieme. Alla mostra è inoltre possibile ammirare le sculture più recenti fatte con elementi vegetali trovati nel deserto messicano: tra queste “Drops on Trunk” e “Eyes under Elephant Foot”.
La mostra è stata inaugurata il 15 settembre e rimarrà aperta fino al 3 gennaio 2011.