Estate 2010. Alex ed io terminiamo il corso di “Intelligenza Artificiale e apprendimento automatico” all’Università degli Studi di Torino. Di fronte a noi due possibilità: passare subito l’esame programmando tutta l’estate “Lunar”, un rover lunare in grado di recuperare e analizzare pietre aliene, oppure godere di un meritato riposo andando in vacanza. Scegliamo la prima. Ricordo ancora quei giorni di agosto: 40 gradi nella nostra stanzetta a Torino, torso nudo e piedi a mollo in bacinelle piene d’acqua. Passano 34 giorni, Lunar è completato. Fissiamo la data per l’esame: 3 settembre. I professori, abituati ad altre tempistiche, sono stupiti: come avete fatto? “Abbiamo i nostri segreti e qualche Red Bull in casa” rispondiamo noi sorridendo. 30 e lode.
Marzo 2011. “Alex, diciamoci la verità, il nostro Lunar non se lo filerà mai nessuno, se provassimo ad applicare quell’algoritmo a qualcosa di più colorato e meno inutile?”.
Perché no.
Nasce così SportSquare Games. L’idea è abbastanza semplice, realizzare giochi sportivi manageriali per i maggiori sport mondiali, passando dal calcio, alla pallacanestro, alla pallavolo e magari anche al Cricket. L’utente dovrà gestire la società sportiva in tutte le sue sfumature: costruzione di una cittadella con stadio e campi di allenamento, pianificazione degli allenamenti settimanali per i giocatori, amministrazione dell’economia. Creata la squadra, dovrà competere contro altri utenti in campionati e coppe. Le partite saranno simulate grazie al know-how maturato con “Lunar”. Ci diamo anche una mission:
Bringing the experience of sport management games to social networks and mobile.
Ci proiettiamo allo Startup Weekend di Torino, proponiamo l’idea e alla fine arriviamo sul podio. Non male pensiamo, proviamoci!
Luglio 2011.
Arrivano le prime persone che sono disposte a darci una mano, economicamente ed operativamente. Siamo i primi ad entrare all’interno del Treatabit, incubatore digitale nato da una costola dell’I3P. In questo periodo ritroviamo un compagno di Università, Andrea Aloi, e tra un caffè e l’altro gli parliamo del progetto. Gli piace. Sale a bordo.
Il primo appuntamento importante però è a settembre, siamo selezionati al primo giro per partecipare alle selezioni del Mind The Bridge. Avevamo un prototipo online e le idee molto confuse. Sono impreparato, mi blocco sul palco, mi dimentico delle parti del pitch. Non mi vergogno a dire che è stato un “Epic Fail”. Imparo personalmente molto da quell’esperienza, ho fallito l’appuntamento con il grande pubblico. Bisogna cambiare registro.
Grazie, Mind The Bridge.
Il 3 ottobre 2011, una volta riordinate le idee, iniziamo da zero sviluppando SoccerSquare, il nostro primo gioco. Il resto è storia recente, il 2012 è stato un anno di sviluppo, in tutti i sensi. Si sono uniti alla ciurma i ragazzi dei “The Doers”, abbiamo chiuso un primo finanziamento e trovato alcuni partner che annunceremo nei prossimi giorni. Il 2013 sarà l’anno dell’in-game advertising. Abbiamo anche raggiunto i 50 mila iscritti al gioco, ma la cosa più importante è che siamo maturati. Abbiamo capito che una startup è in primis un’azienda: rapporti da mantenere, costi e flussi di cassa da gestire. Abbiamo capito che fare impresa è bello, bellissimo, ma richiede sforzi e sacrifici da parte di tutti.
Ho capito quanto sia importante lavorare in un team di persone capaci e di cui ti fidi perché se mi guardo le spalle e vedo Alex, Andy, Irene, Pier, Gabriele, Manuela, Fabio, Stefano, Danilo, Matteo, Rocco, Davide e molti altri mi sento sicuro di una cosa: ce la faremo.
GABRIELE COSTAMAGNA