In bianco e nero, a colori, con sigaretta, avvolto nella bandiera francese, con i baffi di Dalì e gli occhi spalancati, en travesti con fumo negli occhi, con Jane Birkin al Regine, con la figlia Charlotte, ci sono tutti i volti di Serge Gainsbourg in mostra alla galleria Charpentier di Parigi, dal 28 febbraio al 9 marzo.
Un appuntamento nato per ricordare e celebrare l’artista francese a vent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 2 marzo a causa di un arresto cardiaco nella sua casa di rue Verneuil, il suo “museo dei ricordi”.
Cantautore, musicista, poeta, pittore, attore, regista, in una sola parola eclettico, tutte le anime di Gainsbourg rivivono attraverso gli scatti, alcuni inediti, di mostri sacri della fotografia come William Klein, Helmut Newton, Pierre Terrasson, Ulf Andersen, Patrick de Spiegelaere, Claude Gassian, Tony Frank, Xavier Martin, Alain Trellu, Guy Aelbrecht, Roberto Battistini, Jean-Jacques Bernier, Yannick Ribeaut e Patrick Duval.
A mettere insieme negli anni le immagini è stato Roger Szmulewicz, direttore della galleria belga Fifty One Fine Art Photography; ad organizzare la mostra, la casa d’aste Sotheby’s nei suoi spazi parigini di Rue du Faubourg Saint-Honoré.
Risale a tre anni fa la grande mostra al Musée de la Musique di Parigi, fra totem multimediali con filmati, fotografie, spezzoni audio, manoscritti, autoritratti, opere d’arte, dischi e oggetti personali come i mocassini Repetto indossati sempre senza calze.
A ripercorrere la vita dell’artista francese, per immagini in movimento, oggi è anche Gainsbourg (Vie héroïque), biopic di Joann Sfar candidato ai César con cui il mito rivive, dall’infanzia parigina durante l’occupazione nazista agli ultimi anni, fino alla celebre dichiarazione del presidente Mitterand al suo funerale:«Era il nostro Baudelaire, il nostro Apollinaire, elevò la canzone alla categoria d’arte».