GELLIFY pubblica uno studio internazionale sul Corporate Venturing: coinvolte 18 grandi aziende

michele giordani managing partner and founder gellify squared

La piattaforma di innovazione B2B, GELLIFY, ha pubblicato uno studio internazionale che ha coinvolto 18 grandi aziende. In particolare, le aziende che hanno collaborato con GELLIFY hanno condiviso con la società la propria visione e i propri consigli sul tema del Corporate Venturing.

GELLIFY, studio internazionale sul Corporate Venturing

GELLIFY è una piattaforma dedicata all’innovazione B2B, specializzata nell’investire capitale in startup selezionate e contribuire alla loro crescita. L’attenzione di GELLIFY è rivolta principalmente nei confronti delle startup ad elevato contenuto tecnologico che poi connette ad aziende tradizionali al fine di rinnovarne i processi di lavoro, i modelli di business e i prodotti commercializzati.

Recentemente, la società ha pubblicato uno studio intitolato “Le 4 W del Corporate Venturing” (“The 4W’s of Corporate Venturing”), scaturito da alcune interviste e questionari qualitativi effettuati da 21 esperti di Corporate Venturing, manager e responsabili dell’innovazione.

Gli esperti operano in aziende stanziate in Italia, Spagna, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti, che agistono in contesto europeo e internazionale.

Lo studio, che si configura come un report, è stato redatto raccogliendo dati reali e aggiornati che riguardano il modo in cui le aziende leader di settori differenti del mercato stanno sviluppando iniziative all’avanguardia attraverso le quali raggiungere i propri obiettivi strategici. Simili aziende si fanno promotrici di un approccio smart e diffondono la cultura dell’innovazione che affonda le sue radici nell’universo delle startup.

Report, “Le 4 W del Corporate Venturing”

Per quanto riguarda lo studio annunciato da GELLIFY, il 78% delle aziende intervistate per la ricerca ha maturato un’esperienza nel capo del business di venturing compresa tra i 2 e i 5 anni.

Il 14% delle aziende ha istituito un business di venturing da un anno o meno mentre il 7% ha un’esperienza compresa tra i 6 e i 10 anni.

Tra i dati esaminati e inseriti nello studio, figurano anche risultati provenienti dall’Italia, grazie al significativo contributo di Chief Innovation Officer e heads of investiment italiani che afferiscono a svariati settori come quello chimico-farmaceutico rappresentato dal Gruppo Sapio, quello del retail del Camst International o, ancora, quello assicurativo della Reale Mutua.

Le figura professionali che ricoprono ruoli dirigenziali in aziende con base in Svizzera, Emirati Arabi Uniti e Spagna, invece, sono operative nel settore dei servizi, nel settore bancario e assicurativo e nel settore energetico e manifatturiero.

Il report sviluppato da GELLIFY, infine, è stato redatto in collaborazione con lo studio legale Gianni & Origoni, con Accenture Italia, con lo studio di consulenza tributaria Studio Pirola Pennuto Zei & Associati e con Kasperky Innovartion Hub.

The Why – Perché avventurarsi nel Corporate Venturing

Secondo quanto riferito da GELLIFY, le aziende hanno spiegato di aver deciso di creare un’unità di Corporate Venturing per sviluppare una “cultura dell’innovazione”. Nella maggior parte dei casi, una simile motivazione rappresenta il principale motivo di successo delle singole attività.

Per i leader di altre aziende intervistati, istituire una startup all’interno del contesto aziendale di configura come un’opportunità per attirare giovani talenti.

Per altre società, ancora, investire e finanziare startup attive in settori adiacenti o molto distanti dal proprio core business viene descritta come una chance di diversificazione. In questo modo, quindi, è possibile prevedere le esigenze dei mercati dominati dalla concorrenza.

Infine, alcuni dirigenti hanno rivelato di considerare il Corporate Venturing come una possibilità di crescita da attuare reinvestendo i rispettivi core business.

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The What – Quali opzioni di Corporate Venturing scegliere

In relazione alla strategia di Corporate Venturing da perseguire, è emerso che la scelta è estremamente personale e devia da regole univoche e prefissate. Le risposte date dalle aziende intervistate, infatti, mostrano una stratificazione degli investimenti che si dipanano nel breve, nel medio e nel lungo tempo.

Nel 50% dei casi, i dirigenti hanno spiegato di aver collaborato a progetti con startup che hanno avuto una durata media compresa tra i 2 e i 5 anni.

Ancora, il medesimo 50% delle aziende, poi, riserva ogni anni più di 10 milioni di euro a disposizione del proprio CVC; il 36% riserva circa 5 milioni mentre il 14% riserva tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Il successo dei progetti di venturig, inoltre, può incontrare svariate difficoltà a causa della complessa burocrazia interna che caratterizza le grandi società. Si possono, infatti, generare, conflitti di interessi, incomprensioni con la casa madre, ecc. Pertanto, lo studio evidenzia che il 43% delle aziende intervistate ha avuto esperienze negative e fallimentari con le startup con cui ha lavorato.

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The Who – Chi coinvolgere nel progetto di Corporate Venturing

Un altro aspetto fondamentale del Corporate Venturing riguarda le figure da coinvolgere nel progetto. In primo luogo, è indispensabile fare riferimento al CEO aziendale per far partire una nuova unità di venturing. Seguono il consiglio di amministrazione e tutti gli altri dirigenti C-level.

Tra le aziende intervistate, il 60% ha spiegato che il team delle venturing unit è stato selezionato dal personale della casa madre; il 21% si è rivolto ad altre fonti; il 7,1% ha optato per membri della startup/scaleup mentre un altro 7,1% ha preferito attingere direttamente dalla divisione di corporate venturing capital.

Inoltre, un altro aspetto molto importante per le aziende intervistate che influenza la scelta delle figure chiave da coinvolgere coincide con il “livello di rischio che l’azienda è disposta a tollerare”. A questo proposito, l’86% dei dirigenti intervistati ha ammesso che l’azienda può tollerare un livello di rischio medio; un 7% accetta un livello di rischio alto mentre un ultimo 7% preferisce un livello di rischio basso.

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The Where – Dove cercare le migliori opportunità di investimento

Interrogati su dove sia possibile individuare le migliori possibilità di investimento e quali strategie sia necessario adottare, il 50% delle aziende ha citato le call for startup pubblicizzate dalle corporate; il 43% ha scelto di fidarsi delle proposte dei dipendenti del CVC o della casa madre mentre il 7% ha preferito concentrarsi sui venture capital tradizionali.

Per quanto riguarda le strategie di investimento, il 64,6% delle aziende preferisce l’investimento diretto; un 7% ha optato per un co-investimento mentre un altro 7% si è affidata a una forma di investimento indiretto.

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GELLIFY, i responsabili dello studio e il commento dei dati

Lo studio presentato e promosso da GELLIFY è stato stilato dal Managing Director di GELLIFY Iberia ed esperto di Corporate Venturing, Pedro Irujo, coadiuvato dalla Corporate Storyteller GELLIFY, Amanda Whitmore. Hanno collaborato, poi, anche l’Innovation Consultant GELLIFY, Rebecca Mini, e l’Innovation Consultant GELLIFY, Federico Collarin.

L’indagine, infine, è stata commentata dal Founder And Managing Partner GELLIFY, Michele Giordani, che ha osservato: “Da questo nostro studio emergono due aspetti fondamentali di cui tutte le aziende dovranno sempre più tener conto. Intanto, se non vogliono correre il pericolo di perdere rilevanza sui mercati di fronte a nuovi player full digital, dovranno necessariamente innovare, avviando collaborazioni con startup esterne. Il secondo importante aspetto riguarda la cultura dell’innovazione in azienda e il suo percepito sul mercato in termini di innovazione. Le iniziative di corporate venturing danno grande impulso a entrambe queste leve strategiche e forniscono anche un benchmark sulla velocità e le dinamiche emergenti nei mercati”.

L’Accenture Innovation Lead Italy, Greece and Central Europe, Sandro Bacan, invece, ha dichiarato: “Il Corporate Venture Capital si sta diffondendo sempre di più a livello globale con tassi di crescita double digit e in Italia ha un potenziale di sviluppo enorme. In ambito open innovation rappresenta uno strumento fondamentale e perfettamente complementare, per finalità e orizzonti temporali di riferimento, alle altre modalità di interazione con l’ecosistema. Si tratta di uno strumento che garantisce grande flessibilità e che permette di esternalizzare gli sforzi di Ricerca & Sviluppo con l’obiettivo di migliorare, nel medio/lungo termine, le opzioni di portafoglio di business”.

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