Per la prima volta hanno lavorato insieme, per raccontare la città di Milano attraverso un gioiello.
Sono i designer e i produttori orafi lombardi che hanno pensato e realizzato, espressamente per quest’occasione ed in collaborazione con importanti aziende, i quaranta prototipi che si possono ammirare, ancora per alcuni giorni, alla Triennale di Milano.
Rappresentano, secondo la curatrice Alba Cappellieri, docente di design del gioiello, «l’opportunità per mettere insieme persone e idee, maestri del gioiello e giovani designer, imprenditori e artigiani, ricerca e business, tradizione e innovazione, territorio e globalità, in quel clima di collaborazione capillare che è tipica del sistema produttivo lombardo».
La curatrice di “Gioielli per Milano” continua: «A tale visione sistemica si deve, del resto, il riconoscimento di Milano come capitale della moda e del design.
Anche per il gioiello il territorio lombardo presenta i medesimi caratteri di eccellenza: la compresenza di progetto, produzione, formazione, promozione e comunicazione ma, contrariamente, a quanto avvenuto per la moda e il design, tali forze non si sono mai coagulate né tantomeno hanno mai avviato progetti condivisi e strategie comuni».
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Si passa dall’anello con la ruota panoramica, tema su cui si discute da tempo in città, all’omaggio a Giò Ponti, dallo stemma meneghino incastonato come una gemma preziosa a decorare un anello massiccio ed essenziale alla spilla di Marco Romanelli e Marta Laudani per Sanlorenzo, che collega, attraverso un ideale percorso stilizzato in argento, tre capolavori custoditi in luoghi simboo della città: la leonardesca “Ultima Cena”, in Santa Maria delle Grazie, il “Cesto di Frutta” di Caravaggio alla Pinacoteca Ambrosiana e la “Madonna dell’Uovo” di Piero della Francesca, a Brera.
Si possono ammirare inoltre i ciondoli pensati da Giancarlo Montebello per Rossociliegia, che ha scelto di raffigurare il famoso toro della Galleria, e da Emanuela Tersch per Antonini, che ha voluto rievocare, con il suo pendente in oro bianco, l’alleanza tra Sforza, Visconti e Borromeo.
Non potevano mancare le rappresentazioni del Duomo, simbolo della città, stilizzato e declinato in molti modi diversi. Mentre Francesca Villa per BMC si è ispirata al manifesto del movimento Futurista pubblicato nel 1909 da Marinetti, Martina Duvia, per Brioschi Afra, capovolge le guglie della cattedrale milanese e Alba Polenghi Lisca, per Breil, accosta lo storico monumento alle nuove torri, inserendoli in una forma circolare con cui ha voluto rappresentare la cerchia dei bastioni e delle mura spagnole.