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Gli articoli di CheFuturo! parlano di innovazione. Charity Water

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A LeWeb Parigi, ha forse creato il momento più intenso della 3 giorni parigina, scavando una breccia profonda nelle coscienze, accompagnando tutti i presenti in un viaggio in Africa a scoprire cosa si può fare con una donazione facile – sarebbe proprio il caso di dirlo se in alcune situazioni non fosse invece così drammatico – come bere un bicchier d’acqua.

Secondo Fortune che lo ha inserito in una lista accanto ai fondatori di Facebook, Google, ma anche a personalità di McKinsey, Bridgewater e General Motors, Scott Harrison è uno degli under 40 più influenti al mondo.

La sua è la favola moderna di una persona che scopre all’improvviso, dopo anni di spensieratezza, certi valori e decide coerentemente di perseguirli fondando charity water, un’organizzazione no-profit che ha lo scopo di portare acqua pulita e potabile alle popolazioni di paesi in via di sviluppo.

Questa macchina ha raccolto dal 2006, con l’aiuto di 300 mila persone, 70 milioni di dollari. Si calcola che in questo modo sono state aiutate 2,7 milioni di persone ad avere accesso all’acqua, che non ha valore solo per le tematiche legate alla sopravvivenza ma anche per quelle legate alla vita sociale. Anche se ogni dollaro investito in acqua ne porta molti di più in sviluppo economico, i benefici vanno bel oltre il mero calcolo umanitario: le persone si lavano di più, si sentono più belle, stanno meglio, i bambini possono andare a scuola, le madri occuparsi di più di tutto il resto.

La rivoluzione silenziosa di Scott Harrison è pragmatica e partecipata perché ogni donazione pubblica arriva a progetti sul campo, si può localizzare su una mappa, è seguita da un report regolare su come esattamente sono stati utilizzati i soldi.

La strategia e il successo di charity: water si basano proprio sulla trasparenza totale delle donazioni (vd. scheda su Charity Navigation): per non dare adito a sospetti sulla gestione, esistono quelle pubbliche che vanno al 100% nei progetti e, su un conto economico separato, quelle private per l’operatività dell’organizzazione. Gli altri punti di forza sono, appunto, la geolocalizzazione delle aree di intervento delle donazioni, una forte attività di branding, un sito dal design e dall’usabilità eccezionali.

Il modello di charity: water è vincente e così, quando abbiamo incrociato a LeWeb Scott Harrison, il fondatore, non abbiamo perso l’occasione per fargli qualche domanda.

Come le è venuta in mente charity: water?

Per 10 anni ho vissuto a New York City come party promoter, organizzando feste per vivere.

Di fronte a quella che chiamo bancarotta spirituale, mi sono chiesto: come potrebbe essere l’opposto della mia vita attuale? Determinato a darmi una risposta, ho lasciato New York e deciso di partire per la Liberia come volontario e fotogiornalista per Mercy Ships, un’organizzazione umanitaria che offre assistenza medica gratuita.

Mentre ero in Liberia, ho imparato che la radice principale di molti problemi di salute è proprio l’acqua, quando sporca e non potabile, e che c’erano soluzioni. Tornato a New York, sono partito con charity: water con l’obiettivo di mostrare l’impatto che l’attività di beneficenza delle persone avrebbe potuto avere e mettendole in contatto con la questione attraverso foto e la narrazione di quanto succedeva.

Quali sono i risultati finora?

In sei anni, charity: water ha creato 6.994 progetti legati all’acqua per 2,7 milioni di persone in 20 differenti paesi in via di sviluppo.

E quali sono gli obiettivi a 5, 10 e 20 anni?

Il nostro obiettivo è raccogliere 100 milioni di dollari nei prossimi 5 anni e impiegarne 100 nella successiva decade. Ci prefiggiamo di continuare a raddoppiare la nostra crescita. Siamo partiti come un movimento di donatori dal basso e abbiamo sempre promesso di usare il 100% del denaro per finanziare direttamente progetti sul campo. Cerchiamo anche donazioni singole per coprire le spese dello staff e i costi operativi.

C’è una donazione media? Avete mai incrociato questo dato per età, genere, formazione? Può dirci qualcosa in più?

Dal momento che la questione è così vasta, il nostro donatore tipo è ugualmente distribuito ma abbiamo trovato un’età media intorno ai 35-50 anni. La più parte delle donazioni è di taglio basso, all’incirca 50-100 dollari ma crea i 20 milioni di dollari raccolti attraverso la nostra piattaforma di fundraising, mycharity: water.

I nostri fundraiser fanno cose molto creative per raccogliere denaro e sensibilizzare sul tema dell’acqua. Alcuni corrono maratone, altri nuotano nudi a San Francisco, coinvolgono la propria scuola, camminano per gli Stati Uniti, scalano montagne o vendono dolcetti fatti in casa. Non importa come, quel che è certo è che ogni dollaro raccolto viene mostrato con il GPS e accompagnato dalle foto delle comunità che serviamo.

Il suo speech a LeWeb è stato emozionante. Qual è la differenza principale tra Europa e US nelle donazioni?

Da quando siamo partiti a New York, siamo fortemente focalizzati sugli Stati Uniti, ma ho visto un’incredibile generosità da parte dei cittadini europei così come di altri popoli da tutto il mondo, come India o altre parti dell’Africa. Abbiamo più di 250.000 donatori e raggiunto 70 milioni di dollari per far funzionare l’organizzazione, lanciare campagne di educazione e finanziare progetti legati all’acqua.

Avete dichiarato che tutte le donazioni pubbliche sono al 100% destinate ai popoli e ai progetti mentre le spese operative possono contare su altri soggetti come sponsor privati e donatori. Può dirci qualcosa in più?

Quando siamo partiti con charity: water, abbiamo fatto una solenne promessa per cui il 100% delle donazioni sarebbe stata destinata direttamente a finanziare direttamente progetti sul campo.

Dipendiamo da donatori privati, fondazioni e sponsor per coprire le spese operative dai salari all’ufficio, all’affitto, alle forniture. Questi donatori sono tra i più dediti alla causa. Il loro investimento alimenta nel lungo periodo la nostra attività, la nostra possibilità di crescere e permette alla nostra organizzazione di continuare a usare il 100% delle donazioni per i progetti. Può saperne di più su The Well program.

Il social business di charity: water dovrebbe seguire il ciclo economico ma state crescendo come una startup. Può dirci il segreto?

Quando siamo partiti, non riuscivo a trovare nessuna organizzazione di charity che potesse mostrare il proprio impatto in modo trasparente ed efficace. I miei amici erano molto scettici, mi dicevano, pensavano che il proprio denaro sarebbe come finito in un buco nero.

Mettendo tutti i progetti su Google Maps e inviando loro delle foto di dove il loro denaro era finito, siamo stati in grado di vincere i loro dubbi e a far sì che le persone aderissero al progetto.

Negli anni, abbiamo continuato a innovare e far sì che i nostri donatori avessero la percezione precisa di come i loro dollari verso le iniziative avessero un impatto.

Inoltre, non dipendendo dai fondi del governo o di altre fondazioni, diversifichiamo i nostri progetti con un ampio numero di appassionati volontari e fundraiser che ci aiutano a raccontare la nostra storia e a coinvolgere le comunità locali.

Può dirci qualcosa di più sulla vostra Social Media strategy?

La nostra Social Media strategy è estesa ed è fondamentale per tutti gli sforzi della nostra comunicazione. Siamo i primi a testare nuove piattaforme come Instagram e siamo stati la prima organizzazione di beneficenza ad avere un milione di follower su Twitter.

Abbiamo deciso di nostra propria volontà di raccontare la nostra storia attraverso foto e video, risorse creative facili da condividere sui Social Media e strumenti di cui i nostri sostenitori hanno bisogno per aiutare a diffondere la voce su charity: water.

In che modo l’acqua può esser vista come una variabile economica? Come cambia la crescita economica?

Abbiamo trovato una statistica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per cui per ogni dollaro investito, se ne hanno 12 di crescita economica. Sono calcoli incredibili che vogliamo incrementare.

E qual è l’impatto sulle famiglie e i paesi?

In charity: water amiamo dire che l’acqua cambia ogni cosa. L’accesso all’acqua potabile e pulita cambia le vite, crea opportunità per donne e bambini, previene la dissenteria e genera crescita economica. Tutto questo porta a un futuro promettente per tutti noi.

800 milioni di persone su questo pianeta non hanno accesso all’acqua pulita. L’acqua non sicura e la mancanza di educazione di base portano all’80% di ogni malattia e uccide molto più di qualsiasi forma di violenza, incluse le guerre. Donne e bambini spendono fino a 4 ore al giorno per procurarsi dell’acqua che li renderà malati.

Con l’accesso all’acqua, le donne ora sono in grado di usare il proprio tempo per avviare la propria attività o occuparsi della casa. I bimbi possono andare a scuola. Le persone sono più felici e più in salute.

Una delle chiavi della vostra comunicazione si basa sui compleanni. Le persone “cedono” il proprio compleanno in favore di charity: water. Quanto avete raccolto in questo modo?

Abbiamo superato i 20 milioni di dollari su mycharity: water, la nostra piattaforma di fundraising online. Circa la metà di questi soldi sono campagne di persone, gruppi o anche società che hanno deciso di “cedere” i propri anniversari, compleanni, ricorrenze.

Dopo l’acqua, si dedicherà a un’altra causa?

Se solo ci fosse più tempo durante il giorno! Sono completamente preso nell’organizzazione che ho costruito e non mi fermerò finché ogni singola persona non avrà accesso a un’acqua pulita e sicura. E’ qualcosa che molti danno per scontato e credo che dovrebbe essere così in ogni parte del mondo. Sappiamo che non è facile ma non ci arrenderemo mai a questa sfida.

Se qualcuno volesse avviare la propria organizzazione di beneficenza, che cosa gli suggerirebbe?

Gli direi di esser sicuro su 3 aspetti: rendere chiaro l’obiettivo del proprio lavoro, far capire alle persone il loro impatto diretto e investire in un buon design e storytelling.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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