Non so perché ma tutte le volte che scrivo di opendata mi viene da ribadire che io non sono un professionista del settore. Qualcuno potrebbe dirmi allora “lascia parlare chi sa ed ha più esperienza di te”. Ed è quello che effettivamente faccio. Ascoltare, valutare e sperimentare con suggerimenti ed idee delle persone che da sempre operano per i dati aperti in Italia e nel mondo. Ho immensa stima e rispetto per chi crede ed opera in questo settore. Essendo però “essere pensante” ho sempre creduto di poter dare un contributo a questo mondo. Da due anni, dal momento che ci sono persone che mi hanno fatto capire “l’importanza del dato aperto”, cerco quindi di dare un taglio tutto mio a questa narrazione che si cerca di fare sull’importanza dei dati open.
Ho provato a «ribaltare la questione». Ho provato a cambiare le carte in tavola. Ho provato (come qualcuno dice di quello che faccio) a partire «dal basso»
Provo continuamente a domandarmi davanti ad una esigenza ad esempio cittadina «come gli opendata potrebbero consentire di affrontare questa situazione?» Non sempre si trovano applicazioni. Ma dove non si trovano forse la risposta più logica è che non servono.
Ma laddove si riesca ad inserire il tema degli opendata in un progetto, un’idea o anche solo il problema di un singolo cittadino, ecco che si è effettivamente trovato modo di valorizzare quel progetto ed i dati che possono essere utili a quel progetto.
Non parlo di PA. Parlo di persone che compongono la società. Parlo delle nostre tanto amate smartcity che forse dovrebbero essere ripensate in un’ottica completamente volta a capire come la tecnologia open possa risolvere i problemi della cittadinanza.
E non parlo di “asini che volano”.
Parlo di usare gli opendata per sparare in chat le allerte meteo o far suonare un megafono come fatto con Emergenzeprato. Parlo di usare gli opendata perché non vada dispersa la cultura della lingua come fatto con M’appare Prato (in cinese). Parlo di custodire in formato open il sapere della nostra cucina come fatto con EsciLaRicetta. Ecco, parlo di portare gli opendata alla gente.
MATTEO TEMPESTINI
DA MEDIUM