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Google Plus:La storia e le performance della creatura social di Google

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Apparso in rete nell’Estate del 2011, Google Plus è la creatura social di Google progettata dalla mente di Vic Gundotra, gran capo dei Software engineers a Mountain View.L’uomo al quale Larry Page e Sergey Brin hanno affidato il compito di sconfiggere Facebook.

Proveniente dalle file di Microsoft, Vic aveva un unico compito: dare vita alle aspirazioni di Google di creare qualcosa che potesse realmente competere con il Social Network per eccellenza.Dopo il fallimento di Buzz, Google doveva uscirsene con un prodotto che si posizionasse in maniera alternativa rispetto al panorama Social esistente, sapendo però di poter contare su una base di utenti attiva piuttosto consistente proveniente da Orkut.

Quest’ultimo, assorbito in seguito nel progetto Google Plus, poteva contare, già nel 2012, su una base di 38 milioni di utenti attivi, non tantissimi è vero, ma lo rendevano il primo social network in paesi in pieno sviluppo social, come Brasile e India, dove G+ oggi spadroneggia.

L’idea per competere con Facebook stava in una piattaforma che fosse un misto tra un Social Network ed un Micro-blog e che permettesse di raccogliere, sotto un unico cappello, tutti i servizi che Google offriva ottimizzandoli al meglio.

Già, perché Google Plus sfugge alle definizioni tradizionali che usavamo dare nel mondo del social. Non è un Social Network vero e proprio, in quanto permette si’ di creare una rete sociale ma permette anche di seguire perfetti sconosciuti, caratteristica dei micro-blog (Twitter per intenderci).

Ora, dall’ultimo Google I/O, Google Plus contiene anche elementi che lo fanno assomigliare a Pinterest, il visual network per eccellenza, e permette l’upload di foto in HD proprio come Flickr.

Un social a tutto tondo, insomma, che io uso definire un “Social Layer” (perdonatemi se non italianizzerò quest’ultimo termine) proprio per il fatto di contenere al suo interno diversi universi e in grado di prestarsi a molteplici utilizzi.

Al momento del suo lancio, Google Plus fu accolto molto freddamente. Il sentimento generale era che non ci fosse necessità di un ulteriore piattaforma dato che Facebook già saturava il mercato, e che, dopo gli innumerevoli fallimenti, Google non sarebbe riuscito a creare un prodotto competitivo.

Oggi, invece, Google Plus conta su una comunità di sostenitori incredibilmente affiatata e che non tornerebbe mai indietro ad utilizzare altre piattaforme. Provare per credere.

Se fate parte della giusta comunità, vi basterà postare qualcosa di positivo riguardo a Google per ottenere centinaia di +1 e condivisioni, cosa altrimenti difficile con altri tipi di contenuti.

Già perché a parte questa agguerritissima, e tutto sommato numerosa, comunità Google plus ha un livello di engagement estremamente basso che lo hanno portato più volte ad essere definito una “Città Deserta”.

Ma lo è veramente?

All’inizio di quest’anno, GlobalWebIndex ha pubblicato uno studio che dimostrava come Google Plus fosse il secondo Social al mondo per numero di utenti attivi, superando anche Twitter. Per chiunque abbia mai utilizzato Google Plus si tratta di un dato sicuramente sorprendente.

Confermata da Vic Gundotra stesso, la notizia è stata riportata da tutti i più importanti media di settore, causando non poco scalpore. La metodologia di indagine utilizzata si basa su sondaggi inviati a campioni di minimo 1000 rispondenti rappresentativi della popolazione online per ogni paese facente parte della ricerca.

Non nascondo che inizialmente il dato sorprese anche noi, tanto che aspettammo e verificammo i dati prima di pubblicarli ufficialmente.Oggi, 3 rilevazioni successive hanno dimostrato la costanza nei risultati che affermano come il dato sia assolutamente veritiero visto anche l’utilizzo di rispondenti sempre diversi per ogni rilevazione.

Come è possibile quindi che ogni volta che pubblichiamo qualcosa su Google Plus sembra che nessuno ci ascolti?Esistono diverse teorie a riguardo. C’è chi sostiene che per la sua natura di “Social Layer” Google Plus sia difficilmente misurabile in quanto induce gli utenti a confondere i suoi servizi con quelli offerti da Google in generale.

Esistono quindi centinaia di migliaia di fruitori della rete che non sanno distinguere i servizi di Google Plus e che lo confondono con Gmail o con Maps? Ne dubito. Se cosi fosse, il dato non sarebbe consistente e crescente in tutti i mercati. Anzi, dovrebbe essere decrescente ed altalenante. E allora come è possibile? Personalmente credo che Google abbia capito, più di ogni altro, la potenza del mobile.

Android, il sistema operativo di Google, conta oggi 543.8 milioni di utenti su smartphone e 156 milioni su tablet e, secondo le previsioni, raggiungerà l’80% del mercato degli smartphone e il 70% dei tablet entro il 2016.Tutti sappiamo che per attivare Android e’ anche necessario attivare un account Google e che il sistema operativo farà di tutto per cercare di farci utilizzare il Social di Mountain View invece di qualche altro concorrente. Senza contare che l’applicazione di G+ e’ notevolmente migliore rispetto a quella di Facebook.

Ma il trucco non sta solo nel mobile. Gmail conta oltre 400 milioni di utenti, maps e’ praticamente onnipresente e nell’ultimo anno stiamo assistendo ad un crescente interesse per Google Now. Senza contare l’opportunità per il SEO (vedi Search Plus your World). Tutti servizi che rendono meglio se integrati con Google Plus. Come dire: se li coltivi prima o poi arriveranno.

Sulla carta, Google Plus non ha rivali. Offre un esperienza visual superiore, integra tutti i servizi, se usato correttamente può predire i tuoi gusti e consigliarti i ristoranti dove mangiare o quanto manca per arrivare a casa tua dal lavoro e ti permette di fare video chiamate di gruppo.Ma finchè non riuscirà a creare un esperienza veramente completa e soddisfacente massimizzando la “user experience”, difficilmente riuscirà a migliorare il livello di engagement (leggi raggiungere l’adozione di massa) fallendo nell’ insediare il dominio incontrastato di Facebook rischiando invece di perdere la sua schiera di fedelissimi sostenitori.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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