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Google sotto accusa in Giappone per pratiche anticoncorrenziali

La Japan Fair Trade Commission impone misure contro Google per violazione della legge antitrust.

Scopri le accuse contro Google in Giappone per pratiche anticoncorrenziali.

La decisione della Japan Fair Trade Commission

Recentemente, la Japan Fair Trade Commission (JFTC) ha emesso un ordine di “cease and desist” nei confronti di Google, accusandola di violare la legge antitrust giapponese, nota come Antimonopoly Act. Questa decisione segna un passo significativo nella lotta contro le pratiche commerciali scorrette nel settore tecnologico, in particolare per quanto riguarda l’ecosistema Android.

Le pratiche contestate

Secondo l’indagine condotta dalla JFTC, Google ha imposto accordi restrittivi ai produttori di smartphone attraverso il Mobile Application Distribution Agreement (MADA) e il Revenue Sharing Agreement (RSA). Il MADA obbliga i produttori a preinstallare applicazioni come Google Play e Chrome, e a utilizzare Google come motore di ricerca predefinito. D’altra parte, il RSA prevede che i produttori ricevano una percentuale delle entrate pubblicitarie se scelgono Google come motore di ricerca principale.

Impatto sulla concorrenza

Queste pratiche, secondo l’autorità antitrust giapponese, limitano la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca, ostacolando l’accesso a provider alternativi. La JFTC ha sottolineato che tali accordi non solo danneggiano i concorrenti, ma riducono anche le opzioni disponibili per i consumatori. Google ora ha l’obbligo di interrompere questi accordi e di non imporre ulteriori vincoli ai produttori di smartphone.

Monitoraggio e conseguenze future

Il comunicato della JFTC non ha specificato una scadenza per l’attuazione di queste misure, ma ha richiesto a Google di nominare una terza parte indipendente che monitorerà l’implementazione delle stesse. Questa terza parte dovrà fornire aggiornamenti annuali all’autorità per un periodo di cinque anni. La situazione giapponese è simile a quella europea, dove Google è stata multata per oltre 4 miliardi di euro per pratiche simili.

Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia ha chiesto misure drastiche, inclusa la vendita di Chrome, per ripristinare la concorrenza nel mercato.

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