La Svezia dal 2017 investirà 546 milioni di dollari per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. L’ obiettivo è la forte riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili per i trasporti, il riscaldamento e l’industria entro la metà del secolo. Stoccolma vuole diventare la prima città al mondo “fossil fuel-free”, a impatto ‘zero’, grazie all’utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili.
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Oggi la Svezia produce quasi due terzi della sua energia elettrica attraverso fonti rinnovabili. L’Agenzia delle Nazioni Unite – AIEA rileva che i 10 reattori nucleari svedesi hanno generato il 39,6% dell’energia elettrica, ma la la chiusura e dismissione di diversi reattori non è dovuta alla sola obsolescenza bensì alla strategia per le rinnovabili. Una accelerazione significativa per la sostenibilità energetica complessiva.
Gli investimenti interesseranno il fotovoltaico, l’eolico, i materiali, l’architettura e le componenti degli edifici, la ricerca per lo stoccaggio dell’energia rinnovabile, l’innovazione delle reti di trasporto delle persone, delle merci e dell’energia.
La scelta di finanziare un insieme di politiche energetiche integrate costituirà un esempio e un possibile benchmarking ambientale per il processo di innovazione qualitativa sostenibile che interessa i paesi del mondo che a fine anno si incontreranno a Parigi per la COP21, la Conferenza ONU sul Clima. Un buon biglietto da visita, in coerenza con le risoluzioni e gli impegni, sostanzialmente non vincolanti, che con fatica sono stati assunti dalla conferenza di Rio in poi, passando per i protocolli di Kyoto.
NON SOLO SVEZIA: LA STRATEGIA DEL NORD EUROPA E L’ITALIA
La strategia della Svezia non è unica, nell’area scandinava c’è un’emulazione competitiva: la Danimarca ha annunciato entro il 2050 la volontà di soddisfare il 100% della domanda di energia interna con sole rinnovabili e la Norvegia dal 2016 investirà 8 miliardi di dollari sempre nel campo delle fonti energetiche rinnovabili. Decisioni che riguardano alcune decine di milioni di abitanti del Pianeta quando quasi 1.700.000.000 tra Stati Uniti e Cina sono responsabili del 44% delle emissioni globali di gas serra, contro il 10% dell’UE, il 7,1% dell’India e il 5,3% della Federazione Russa. Però in questo momento particolare e difficile del Villaggio Globale l’esempio svedese assume più significati non solo per il clima, ma per il ruolo dell’Europa, dato che l’impegno svedese comprende l’aiuto diretto per le fonti sostenibili anche nel sud del mondo.
Nell’Italia che ospita l’Expo “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” le merci viaggiano su strada al 71,9% e poco su ferro, 9,8%. Il tasso di motorizzazione è impressionante, 598 auto ogni 1000 abitanti, più 91% dal 1980.
Siamo il terzo Paese europeo per emissioni di gas serra, 550 milioni di tonnellate. Kyoto prevedeva per l’Italia una diminuzione del 6,5% entro il 2010, ma le emissioni sono aumentate del 7,1 %.
Aumenti del 24% per trasporti, 14% per l’energia elettrica da fonti fossili e 5% per il riscaldamento per usi civili. Con le emissioni in atmosfera degli attuali modelli produttivi ed energetici, la temperatura aumenterà più di quel che si prevede in un accordo con misure attualmente non vincolanti. La riduzione di emissioni attuali è insufficiente a soddisfare quelle previste entro il 2020 rispetto al 1990: occorrerebbe il 40% o di più.
POSSIAMO FARE DI PIÙ CON LA TECNOLOGIA ESISTENTE
Eppure non mancano le esperienze innovative, il Politecnico di Milano registra una crescita del solare con impianti di piccola taglia per il settore residenziale: 50.571 nel 2014, per una potenza di 385 MW. Dopo il calo del 2013, per la fine degli incentivi statali, meno 70% del fatturato sul 2012, c’è stata una tenuta per chi usufruiva della detrazione Irpef per l’installazione, tra i 3 e i 6 Kw, su edifici residenziali. La detrazione del 50%, fino al 31/12/2015, ha permesso un ritorno degli investimenti e le spese sono diminuite del 75%.
Le politiche pubbliche incentivanti sono una chiave per la ripresa economica: ricerca e sviluppi tecnologici hanno una evoluzione per cui, a parità di prezzo, la potenza raddoppia ogni otto anni.
Enel, tra le sette maggiori aziende elettriche al mondo, punta ad un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, all’efficienza energetica, alle smart grids ed ai sistemi di accumulo di energia, abbandonando progressivamente gli investimenti nella filiera del carbone. Il Gruppo Enel ha ridotto l’emissione di CO del 36% rispetto al 1990. In modo schizofrenico il Governo italiano va anche su strade superate e pericolose: lo Sblocca Italia promuove le fonti energetiche fossili tradizionali, puntando su trivelle e petrolio a scapito dei dei settori della Green Economy, come l’efficienza energetica, l’eolico e il solare. Mancano visione e memoria. Nel 2010 la marea nera della piattaforma Deepwater Horizon invadeva il Golfo del Messico per 106 giorni, 11 morti e 500.000 tonnellate di petrolio in acqua. Quale sicurezza delle trivellazioni che inquinano e creano poca o nulla occupazione, in particolare per il settore turistico? Il nostro governo ha confermato scelte obsolete così la Lombardia ha dato il permesso di trivellazioni nel Parco Agricolo Sud Milano, il più grande e fertile parco di cintura d’Europa, con amministrazioni locali, spinte dalla spending review, favorevoli ad ospitare trivelle con la speranza di incamerarne gli oneri. La Germania, con la fuoriuscita programmata dal nucleare e la scelta strategica delle fonti rinnovabili, ha acquisito un vantaggio competitivo di know-how tecnologico e nelle soluzioni architettoniche e urbanistiche, così gli Stati Uniti con gli investimenti dell’amministrazione Obama.
I PIANI D’AZIONE ITALIANI E IL RISPARMIO ENERGETICO
C’è un riscontro anche in Italia, grazie agli incentivi erogati attraverso il Conto Energia. La maturazione degli attori che compongono la filiera del settore richiede una politica pubblica organica che renda coerenti gli interventi delle istituzioni pubbliche ai diversi livelli, da quelli locali a quello statale. L’entrata in vigore delle nuove linee guida nazionali il 3 ottobre 2010 per le autorizzazioni all’installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili ha snellito e uniformato il procedimento. Quali gli effetti di un possibile coordinamento delle funzioni di analisi e valutazione degli edifici, a partire dai condomini, sul piano dell’efficienza e dell’efficacia energetica, di quelle legate all’offerta tecnologica e di quelle legate alle diverse soluzioni finanziarie per le installazioni, project financing e incentivi compresi? Un saldo positivo non solo per la bilancia energetica italiana, per i bilanci familiari e per l’ambiente.
Dalle città europee, in contesti economici, urbanistici e sociali, simili, vengono esempi di Green Economy per rendere competitivi i sistemi territoriali.
Il Green Public Procurement-GPP, gli appalti sostenibili delle amministrazioni pubbliche, ha implicazioni ambientali e di mercato, dall’energia elettrica al riscaldamento, dal parco auto a quello informatico, dalle mense agli eventi, in Italia contribuiscono al PIL per 17% e nei Paesi dell’UE per il 14%. OCSE e CE nel 2003, nell’ambito della politica Integrata di Prodotto IPP, invitavano gli Stati Membri ad adottarlo dei Piani d’azione nazionale. L’Italia lo ha fatto con la L.296/2006 e nel 2008 ha adottato il Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione-PANGPP.
GREEN CITIES, HAPPY PEOPLE
Le politiche ambientali ed energetiche di molte città europee hanno dimostrato come la sostenibilità ambientale sia il fattore cruciale per la rinascita economica, culturale e sociale: “Green Cities Happy People”. L’incontro fra i presidenti Obama e Xi Jinping dello scorso 11 novembre, con il convergente impegno per la riduzione di emissioni dall’uso di combustibili fossili, non è stato straordinario per i valori assoluti della previsione di riduzione rispetto a chi aveva condiviso il Protocollo di Kyoto. Più che per uno slancio empatico verso il Pianeta è la spinta delle trasformazioni dell’industria energetica mondiale e dei suoi mercati. Comunque è significativo che sia accaduto dopo la sottoscrizione, nel 2010, del documento conclusivo della COP16 a Cancun.L’accordo USA-Cina da’ la misura del peso della Conferenza di Parigi, sia che vogliano limitarne gli esiti sia che vogliano esserne protagonisti. La competizione internazionale avviene tra aree metropolitane qualitative, sostenibili ed innovative. Non sono stati solo i capi di stato di USA e Cina ad essere intervenuti lungo il percorso per la preparazione di COP21 a Parigi, anche Papa Francesco è intervenuto con decisione direttamente all’ONU, al World Summit on Sustainable Development con la discussione finale del piano Transforming Our World: The 2030 Agenda For Sustainable Development.
L’approvazione dell’Agenda 2030 è un passaggio fondamentale per la dimensione del consenso, per l’autorevolezza del contesto e per il riconoscimento esplicito del legame tra ambiente ed equità sociale come base per gli impegni contenuti negli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Ora gli impegni devono diventare fatti concreti. La COP21 di Parigi è cruciale poiché deve condurre ad un accordo internazionale sul clima che limiti il riscaldamento globale sotto i 2°C. L’accordo sarà vincolante per tutti i paesi. Il Fondo Verde per contribuire al finanziamento degli interventi ha una capitalizzazione di 9,3 miliardi di dollari. La presidenza francese della COP21 ha promosso una Agenda di Soluzioni per condividere le pratiche, iniziative e tecnologie, per la riduzione delle emissioni di gas serra, promosse da singoli Stati, comunità locali, associazionismo e imprese. Il Primo Ministro svedese Stefan Löfven, presentando al Parlamento le politiche per il piano climatico, ha detto:
I bambini devono crescere in un ambiente privo di tossine. Il principio di precauzione, la rimozione di sostanze pericolose e l’idea che chi inquina paga sono la base della nostra politica
Come dicevano i Gruenen (i verdi tedeschi ndr) “La Terra ci è data in prestito dai nostri Figli”. L’Europa c’è e Parigi val bene una messa.
FIORELLO CORTIANA
Milano 24 Ottobre 2015