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Grownnectia apre 5 sedi per le startup in Italia, il CEO Massimo Ciaglia : “Abbiamo riconvertito tutto in digitale”

Intervista a Massimo Ciaglia, CEO di Grownnectia: startup coach e mentor, innovatore, business angel e imprenditore seriale.

massimo ciaglia CEO Grownnectia
massimo ciaglia CEO Grownnectia

Massimo Ciaglia è letteralmente un “angelo del business”. Rintraccia fondi e finanzia in prima persona le nuove startup in cambio di capitale di rischio, diventandone socio. Ma ne escogita anche le strategie di advisory, scale up, fund raising, accelerazione della crescita e traction. Romano, ha cominciato a 19 anni, la sua prima exit in Nasdaq a 27: oggi ne ha 47 ed è uno dei “coach” italiani più gettonati dalle imprese nascenti. Il suo profilo Linkedin è una sfilza di società da lui fondate e dirette o per cui ricopre i ruoli di mentor, investor, advisor. Un bagaglio di conoscenze del settore Itc e digital invidiabile e riassunto nel libro, best seller su Amazon: “The Startup Canvas, il metodo per trasformare una idea in un successo sicuro”, scritto nel 2018 e ispirato nel titolo dallo schema in tre fasi – idea di business, strategia, execution – da lui ideato per creare e sviluppare una startup.

The Startup Canvas

Sei stato costretto a rinnovare anche il tuo lavoro a causa del Covid?

Tecnicamente no, perché abbiamo immediatamente riconvertito tutto in digitale, creando una piattaforma coworking con sale eventi e riunioni, aumentando i webinar settimanali: la nostra community ha ritrovato esattamente lo stesso sistema, ma esportato online.

massimo ciaglia grownnectia

Dalle startup una lezione a tutti gli altri comparti produttivi

Assolutamente si, abbiamo fatto da piloting per il cambio di rotta anche dentro grandi corporate: Bulgari e Amaro Ramazzotti hanno iniziato a produrre disinfettanti invece di alcol e profumi, lo stesso ha fatto FCA con i ventilatori al posto dei motori. Hanno mostrato tempi di reazione da startup, per cui la riconversione è stata molto più semplice.

La domanda che ti fanno più spesso: cosa ti chiede in particolare chi ti cerca?

Come validare la propria idea. Noi verifichiamo se conviene investirci analizzando, tramite processi e metodologie americane, se risponde a un reale bisogno di mercato. Ci sono una serie di attività programmate da svolgere prima di trovare i soldi e far provare il nuovo prodotto ai primi utenti.

Occorre una survey per investire nel progetto senza rischiare di bruciare il capitale.

Un esempio di successo tra i clienti che hai seguito?

La startup di proptech iRealtors, lanciata l’anno scorso da Federico Pagliuca per gli agenti immobiliari, che consente di avere il proprio ufficio in tasca firmando una serie di atti a distanza. Dopo i nostri percorsi in meno di un anno è arrivato all’exit, poi è diventato AD di Homepal RE – tra le più importanti agenzie di real estate italiane – e da maggio è mentor della nostra stessa azienda, Grownnectia: ha investito nella realtà che l’ha aiutato ad arrivare a questo livello, è una bella storia.

Grownnectia

Ci sarà stato anche qualche fiasco?

Tanti, purtroppo il tasso di fallimento nel mondo delle startup è superiore al 90% al di là del comparto merceologico prescelto. In Grownnectia abbiamo registrato finora una percentuale di successo elevata, oltre il 30%, proprio perché bilanciamo con il processo di validazione quella che a livello globale è la prima causa di insuccesso: la non rispondenza della soluzione al bisogno che si intendeva soddisfare. Grazie a quella serie di procedure e test preliminari, non mettiamo un’idea sul mercato se non siamo sicuri che serva. La seconda causa è la mancanza di cash, la difficoltà nel reperire fondi, a cui pure sopperiamo con i network di crowfunding o le venture. A quel punto se falliscono è per problemi di team, che litigano e si sciolgono, o per scarsa capacità di execution, non hanno saputo cioè continuare da soli. Che ci da la misura di quanto, per fortuna, sia ancora decisivo il fattore umano.

Grownnectia ora apre 5 sedi per le startup in Italia e hai dichiarato “siamo il Talent Garden degli incubatori”

Avendo una unique value proposition unica sul mercato rispetto a competitor avviati, posizionati e referenziati: non ci si distingue clonando un prodotto analogo. Innovazione quindi. Poi viene la capacita di execution, ovvero di declinare idee buone in processi vincenti, che è il nocciolo del problema.

Attualmente stai portando avanti un progetto di filiera delle startup

Grownnectia opera nella primissime fase della startup, quando scocca l’idea: uno stadio che in Italia non è presidiato da attori, che intervengono in fasi più evolute. Noi arriviamo quando c’è il lampo di genio, fornendo tutto ciò che occorre dopo: attiviamo un’autentica filiera che supporta il cliente fino alla traction con dei programmi nostri, brevettati, di 3 o 6 mesi, in cui facciamo formazione, validiamo e portiamo il servizio sul mercato, gli troviamo i fondi. Oltre a Roma abbiamo appena inaugurato due sedi a Brescia e Verona e altre tre stanno aprendo a Milano, Firenze e Pescara. Siamo il Talent Garden degli incubatori.

Massimo Ciaglia Grownnectia

Tra le molte startup fondate, anche di carattere tecno-filantropico, Poleecy è stata la prima insurtech al mondo basata su blockchain, di cui hai co-inventato il brevetto internazionale.

È un sistema di micro assicurazione via smartphone con cui è possibile sottoscrivere una polizza per un tempo limitato. Ad esempio, se vado a sciare e voglio assicurarmi dagli infortuni per quella giornata o se viaggio in macchina in un posto che non conosco e per qualche giorno voglio aggiungere alla Rc auto anche furto e incendio, è possibile con un clic pagare una quota e assicurarmi solo per il periodo che mi serve.

La crisi sanitaria è diventata economica e sociale. Quali sono le tue previsioni sull’evoluzione del mercato del lavoro e del modello di business delle aziende?

Il virus ci ha fatto scoprire che la digital conversion è irrinunciabile per qualunque tipologia di impresa, che e-commerce e smartworking funzionano. Certo per alcuni settori, come quello alberghiero, questa riconversione totale non è possibile. Il digitale costa meno ed è più efficiente, ma quanto impatterà su economia e società lo scopriremo solo tra qualche anno.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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