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Gutenberg, il primo maker della storia moderna, proteggeva la sua invenzione con un lessivo cifrato

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Qualsiasi periodo di transizione tecnologica riscrive leggi e processi produttivi in maniera convulsa ed imprevedibile. Oggi sta accadendo per quella che chiamiamo digital transformation, ma è successo molte altre volte – e molte altre accadrà ancora.

Personalmente non credo che la storia insegni una strategia, ma l’esperienza certo acuisce senso tattico e scelta delle soluzioni. Ecco perché studiare oggi il periodo nel quale vive Gutenberg è molto, molto interessante. Prelude a tutto: la fine del Medioevo, il ritorno in Europa di copie dei testi greci, il Rinascimento, il concetto moderno di Europa, l’uso di capitali di ventura, la scoperta dell’America e sì, la stampa a caratteri mobili come industria.Una trasformazione epocale, come il digitale.

Credits: www.stylusstudio.com

Nel mio ultimo libro, “Gutenberg.

Founder, Coder, Maker. Romanzo”, ho voluto raccontare di Gutenberg l’uomo nuovo, testimone inconsapevole del cambiamento del tempo, l’uomo che, cercando di emendarsi da un peccato di nascita, sfida il mondo che lo condannava ad una vita mediocre e ne fonda uno nuovo, affrontando i miti che trattenevano umano l’ingegno da una esplorazione scientifica del mondo sconfiggendo le improvvisate conoscenze dell’epoca.

L’ho fatto rispettando la storia vera di chi chiamiamo Johannes Gutenberg, grazie alle ricostruzioni di Bruno Fabbiani, ricercatore che a sue spese ha affrontato una ricostruzione corretta dei metodi di Gutenberg, ma anche una corretta analisi dei suoi risultati.

Ho provato a leggere i viaggi del mio protagonista in chiave moderna, affidandomi a tre parole d’oggi: founder, coder, maker. Gutenberg riassume queste tre figure perchè:

  • Creò nuove intraprese con finanziamento di soci e di venture capital stranieri (founder);
  • Inventò nuovi processi e ne codificò la successione dei passi di realizzazione (coder);
  • Sviluppò egli stesso gli strumenti che alla fine permettevano di colare metallo fuso per realizzare piccoli oggetti che avrebbero rivoluzionato il mondo (maker).

Uno degli argomenti che da sempre si accompagnano alle nuove tecnologie è la protezione del sapere da occhi e orecchie indiscrete. Oggi è forte la necessità di security informatica, quindi anche di crittografia dei dati. Ma anche i caratteri mobili di Gutenberg ebbero questo problema: era nelle audizioni pubbliche dei processi che gli informatori di altre città o altri poteri venivano a conoscenza di cosa bollisse nelle pentole degli altri.

Chiamato a processo, anche Gutenberg dovette inventare qualcosa: cifrò le deposizioni pubbliche!

Il fatto è storico. Qui di seguito trovate la mia versione, romanzata ma basata sui fatti. Scrivere romanzi è una delle attività più belle che esistano… ma riscrivere la storia del mondo in maniera compatibile a quella universalmente accettata non ha davvero prezzo!

Segreto strasburghese*

“I processi sono pubblici e chiunque può partecipare.

Anche da altre città”, spiega Nope; “inoltre le trascrizioni degli atti girano per l’Europa intera, diventando selvaggina per i cacciatori più capaci”.

Tutti sapevano che se una città ospitava un numero elevato di artigiani della stessa gilda, facilmente era perché in quella città i sistemi di lavorazione erano stati migliorati in qualità e quantità, con un sistema di consegna delle merci anche ai clienti più lontani.

La ricchezza era generata proprio da questi sistemi, che andavano mantenuti segreti in ogni modo, anche a costo di uccidere i fedifraghi che provassero a venderli ad altri.

Non si era mai sentito, però, che questa idea venisse applicata ad un’attività ancora agli albori, non quando il meccanismo è già ben oliato, bensì a proposito d’una singola intrapresa e per di più ancora all’inizio della sua attività,Gutenberg cercava di trasmettere agli altri tutta la sua fiducia nell’idea che andava realizzando.

“La mia impresa ha dei segreti di fabbricazione che possono portare molta ricchezza. Nel processo dovremo parlarne, ed è giusto che sia così”.

“E allora cosa vuoi? Parla, dunque!”, si spazientisce una donna.

“Vedi, Janine, c’è modo e modo di parlare! Se al processo diremo tutto quello che sappiamo, allora le nostre tecniche verranno trascritte, le copie gireranno per l’Europa e saranno molti a poterci fare subito concorrenza”.

“E allora?”, si stupisce Bärbel il mercante.

“Allora per comunicare e dire la verità dobbiamo fare una scelta completamente diversa”.

Il pubblico è in silenzio ora.

“Ad ognuno di voi Cune Nope chiederà, domani, di testimoniare. Presi singolarmente, gli elementi che ciascuno di voi riferirà non hanno un senso apprezzabile. Tutti insieme, invece, danno un quadro chiaro del meraviglioso progresso in metallurgia che stiamo portando avanti”. Si ferma e guarda i presenti: vede facce che iniziano a comprendere i suo punto di vista. Conclude: “Ora capite bene perché questo segreto dovremo mantenerlo tra noi”.

Finita la perorazione, indica qualcosa sul tavolo. Si tratta di alcuni fogli di carta, tutti con identico contenuto. Lorenz li prende e li distribuisce al pubblico, un foglio ogni due o tre persone. Alcuni di loro nel prendere il foglio lo guardano con la più grande meraviglia, giungendo a toccare e odorare la superficie della carta. In breve tempo, comunque, la curiosità torna nei confronti di Gutenberg, che riprende.

“Ecco perché per descrivere i nostri fatti e dispositivi dobbiamo usare un particolare dizionario cifrato”. I presenti guardano con attenzione i fogli: su ciascun foglio sono riportate due colonne di nomi.

La lista stabilisce parole semplici per descrivere oggetti come stampa, parte, vite, stampi, utensili. L’impresa diventa “la cosa” e il suo obiettivo è “il risultato”; tutti i trasferimenti di denaro vanno indicati come “il versamento”, e così via.

L’uso di nomi in codice permetterà di dire la verità senza rischiare che l’idea venga rubata. Ma non è tutto.

Prende ora la parola Lorenz. “La parte successiva del gioco è un po’ più complessa e richiederà un certo grado di attenzione, d’accordo?”

Lorenz riceve qualche mormorio di disponibilità e una buon grado di interesse nei presenti.“E’ presto detto”, spiega; “nel descrivere ogni singolo elemento si dovrà evitare qualsiasi opinione personale”.

La gente si guarda intorno confusa. Lorenz se lo attendeva, quindi allarga il discorso per meglio spiegarsi.

“Faccio alcuni esempi. Non usare parole come assoluto, relativo, confuso, complesso, adatto, e così via: introducono un certo grado di incertezza e possono sollevare domande indesiderate. Sono sicuro che con un po’ di esercizio avremo ottimi risultati”.

Cune Nope è ora dietro Gutenberg, che prima giocherella con il suo braccialetto cesellato, poi gli fa l’occhiolino e prende la parola.

“Ho imparato queste utili tecniche da un amico di Firenze, Leon Battista Alberti; a Genova, egli era solito intrattenere i suoi ospiti con giochi come questo”.

Anton Heilmann chiede il diritto di tentare per primo.

Gutenberg annuisce, concedendogli questo privilegio.

“I pezzi della pressa conservati a casa di Andreas sono stati fatti con strumenti”.

Tutti ridono.

Ora prova Sasbach: “La cosa aveva bisogno di un appropriato versamento”.

Heilmann, sorridendo divertito, lo corregge. “Sbagliato. È necessario dire che la cosa aveva bisogno di un versamento, senza usare la parola appropriato: esprime un parere personale che non deve trasparire”.

Il divertente esercizio va avanti per qualche tempo, con risultati estremamente buoni.

L’atmosfera è ora completamente rilassata e qualcuno inizia a versare il vino. Dopo qualche giro di bicchieri, Gutenberg richiama l’attenzione di tutti.

“Ricordate che il nome completo della nostra azienda è Kunst und Aventur, e dobbiamo mantenere questo segreto. Il Giudice Nope non vi chiederà mai di fare questo nome, e nessuno mai dovrà chiamarla in modo diverso da l’intrapresa”.Fuori si sta facendo buio. Le persone, divertite ed interessate dall’ingegnoso sistema, dedicano ancora del tempo alle conversazioni cifrate.

La luna inizia a far capolino da dietro la collina. Alcuni smettono di esercitarsi, salutano e vanno via. Gutenberg e Lorenz ringraziano tutti, mostrando loro la via d’uscita. In pochi minuti tutti gli invitati escono e vanno a casa tranquilli. L’idea pare possa funzionare.

LEO SORGE

*Dal capitolo 24 di “Gutenberg. Founder, Coder, Maker. Romanzo” di Leo Sorge

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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