L’appuntamento era per il 9 e 10 novembre, a Londra, all’InterContinental London Park Lane. Il programma prevedeva gli interventi di Patrizio di Marco (Presidente e CEO Gucci), Tommy Hilfiger, Angela Ahrendts (CEO Burberry), Rosita, Angela e Margherita Missoni, Diego della Valle (Presidente e CEO Tods S.p.A.), tanto per citarne alcuni.
Per parlare di come un’azienda del mondo del fashion possa (e debba, per essere di successo) creare, nutrire e gestire il proprio brand. Ovvero, di come questo rappresenti un capitale non materiale di enorme importanza per la vita e lo sviluppo di un’impresa.
L’occasione era appunto l’Herald Tribune‘s Annual Luxury Conference, arrivato quest’anno alla decima edizione e che oramai si qualifica come un forum di discussione impedibile per l’industria della moda e del fashion.
Ad organizzarla e coordinarne lo svolgimento c’era una fra le più note fashion editor, Suzy Menkes, dell’International Herald Tribune e universalmente riconosciuta come una fra le più autorevoli opinion leader della carta stampata dell’universo fashion e luxury: un’istituzione che detta “legge” grazie alla sua grande esperienza e conoscenza del settore.
Una giornalista così “potente” da aver ottenuto la Légion d’Honneur dal Presidente francese, quale ringraziamento al servizio reso alla moda, e dell'”Order of the British Empire for fashion journalism” dalla Regina d’Inghilterra. A conferma che si tratta di una vera e propria istituzione del settore della moda e del lusso.
Da anni, infatti, si occupa di analizzarne le dinamiche e le evoluzioni, scrivendoci sopra articoli, report e, da un decennio a questo parte, organizzando appunto questo importante appuntamento.
Ogni anno, cambia il focus e anche la città dove svolgere il meeting. L’anno scorso fu il turno di Berlino che ospitò un forum dedicato al rapporto fra lusso e tecnologia, di come cioè il primo si fa positivamente contagiare da quest’ultima che, inesorabilmente, incide sulle sue dinamiche produttive, di commercializzazione e di comunicazione. Lusso e rivoluzione digitale, insomma. Nel 2007 la scelta ricadde su Mosca mentre, nel 2006, su Budapest. Tutte città con una forte memoria storica ma anche con un futuro di modernità già incombente su di loro.
Quest’anno, per l’appuntamento londinese, erano attese circa 450 presenze da oltre 35 Paesi al mondo. Per riunirsi e creare nuovi network, fare il punto della situazione, lanciare nuovi paradigmi nel mondo della moda e del lusso.
Che diverranno, poi, veri e propri business, nuovi beni, nuove mode.
Ecco perché l’appuntamento è davvero un must per i CEO delle più grandi case di moda, per i loro decision maker e trend-setter, ma anche per giornalisti, direttori creativi e marketing, stilisti, designer, agenzie di comunicazione, investitori, banche internazionali. Insomma, per tutti gli addetti ai lavori, tutti quelli la cui professione è appunto concentrata sul mirabolante mondo della moda e del lusso e per chi, grazie alle sue molteplici espressioni, ne è in qualche modo coinvolto.