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I colpevoli del global warming siamo noi: 8 prove inconfutabili e una soluzione per salvarci

scienze

Qualche settimana fa Patrizia Caraveo ci ha raccontato di Triana, ora DSCOVR, un satellite in grado di misurare il bilancio energetico della Terra. In parole povere misurerà il progresso del surriscaldamento globale — il famoso global warming. L’avevamo già accennato l’anno scorso.

Credits: scienceblog.com

Il clima sta cambiando. E’ già successo nel corso della storia della Terra, si crede a causa di piccole variazioni dell’orbita del pianeta che ne modificano l’esposizione ai raggi solari. Negli ultimi 650 mila anni sono stati 7 i cicli di glaciazione e successiva mitigazione — l’ultimo circa 7000 anni fa. Ora però la temperatura del pianeta sta aumentando ad un tasso mai visto prima in 1300 anni. Il 2014 è stato l’anno più caldo da quando le misure sono cominciate nel 1880, rispettando il trend che dal 2000 ci ha fatto misurare 9 dei 10 anni più caldi della storia moderna (fa eccezione il 1998).

L’andamento della temperatura globale dal 1890 ad oggi, misurato da diverse organizzazioni.

Rispetto al 1880, oggi la Terra è in media 0.8 °C più calda.

Vi sembrerà un aumento insignificante, ma per un sistema complesso come un intero pianeta non lo è

Le conseguenze non sono semplicemente estati più calde al mare. Le vediamo già e c’è da preoccuparsi. Non si tratta solo di migrazione verso nord di molte specie animali e vegetali in cerca di un clima più mite. Le estati diventano più calde e gli inverni più freddi. Eventi meteorologici estremi come gli uragani diventano più intensi, i fulmini più frequenti. La siccità e le piogge torrenziali stanno diventando più lunghe e più frequenti. Il mare diventa sempre più acido, con pericolose conseguenze per la vita marina.

I ghiacciai montuosi e il ghiaccio perenne ai poli si sta sciogliendo sempre più in fretta. Il livello del mare, di conseguenza, aumenta sempre più velocemente — è forse la conseguenza più terrificante del global warming. La media del 20esimo secolo era di 1.6mm all’anno; nel 2014 il livello del mare è salito di 3mm, quasi il doppio. Se il global warming non dovesse fermarsi, si stima che entro il 2100 il livello del mare salirà di 1 metro, inondando le zone costiere e costringendo milioni di persone a lasciare le loro case.

Gli effetti sono anche economici, con importanti conseguenze per l’agricoltura, la salute e l’energia.

Le stime dell’effetto dell’innalzamento del livello del mare di 1 metro su: area geografica (in migliaia di km2); popolazione costretta a migrare (in milione di persone); costo (in miliardi di dollari).

Credits: Hugo Ahlenius, UNEP/GRID-Arendal

Oggi sappiamo che la causa del global warming siamo noi. Sono le attività umane ad aver cambiato il clima. Gli indizi sono stati numerosi e consistenti. Tutti puntano verso la stessa direzione: le grandi quantità di anidride carbonica (CO2) derivante dalla combustione dei combustibili fossili (petrolio e altri idrocarburi, carbone, gas naturali) che emettiamo nell’atmosfera aumentano l’effetto della naturale “coperta” di CO2 che trattiene il calore in arrivo dal Sole: è l’effetto serra.

Vediamo quali sono questi indizi, in 8 passaggi proposti da John Cook:

L’andamento delle emissione di CO2 e concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Credits: skepticalscience.com

1. I livelli di CO2 nell’atmosfera sono in salita: negli ultimi 150 anni sono aumentati del 43%.Lo sappiamo basandoci su riserve di anidride carbonica intrappolate nei ghiacci formatisi prima della rivoluzione industriale. Oggi l’uomo emette 30 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, una cifra in continuo aumento negli anni. La scienza ci insegna che la correlazione, che vediamo qui, non implica necessariamente un nesso causale: potrebbe essere un caso le due cose avvengano nello stesso momento — per esempio potrebbero esserci altri fattori diversi dall’uomo che determinano l’aumento della quantità di CO2 nell’atmosfera.2. Visto che i combustibili fossili derivano da piante sepolte milioni di anni fa, la CO2 derivante dalla loro combustione contiene gli atomi di carbonio preferiti dalle piante, l’isotopo 12.

Nell’atmosfera troviamo diversi tipi di atomi di carbonio, tra cui l’isotopo 13, che non viene utilizzato dalle piante. Se l’aumento dei livelli di CO2 fosse causato dalla combustione dei nostri combustibili, ci aspetteremmo un aumento nel corso degli anni della quantità di carbonio 12 rispetto al carbonio 13. Questo è esattamente quello che osserviamo.

3. La combustione introduce CO2 a spesa dell’ossigeno.

Se la combustione fosse un fattore determinante dell’aumento della CO2 nell’atmosfera, ci aspetteremmo una contemporanea diminuzione dei livelli di ossigeno nella stessa. Anche questo è esattamente quello che osserviamo.

Concentrazione di ossigeno all’Osservatorio di Cape Grim, Tasmania.

4. Se non bastasse, una ulteriore conferma arriva dai rilevamenti del tipo di carbonio trovato nei coralli, in grado di rilevare l’acidificazione degli oceani.

Con l’avvicinarsi ai giorni nostri, troviamo maggiori quantità di carbonio derivante dalla combustione dei combustibili fossili.

Abbiamo quindi dimostrato che è l’uomo la causa dell’aumento delle quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.

5. Ma chi ci dice che sia proprio la CO2 a causare l’aumento del calore terrestre?

La capacità di trattenere il calore dei gas serra (e non degli altri gas atmosferici) è dimostrata da più di un secolo, ma potrebbero esserci altri fattori in gioco, come (ipoteticamente) maggior calore derivante dal Sole. Misure satellitari delle lunghezze d’onda a cui il calore viene assorbito dai gas atmosferici mostrano come sia proprio la CO2 ad assorbirne la maggior parte e a trattenerlo: è una prova diretta dell’aumento dell’effetto serra a causa dell’anidride carbonica.

Aumento del calore totale della Terra in superficie dal 1961. Calore negli oceani in blu, calore nelle terre emerse, ghiaccie atmosfera in rosso. (Church et al 2011)

6. Ma ancora, chi ci assicura che questo calore non venga poi rilasciato verso lo spazio?

Mica ci facciamo fregare no? Ulteriori misure dimostrano come questo calore ritorni verso la Terra alle stesse lunghezze d’onda assorbite dalla CO2, dimostrando quindi un chiaro nesso causale tra effetto serra e global warming.

Il caso è risolto. Abbiamo la pistola fumante (la prova diretta), il movente (l’anidride carbonica) e il colpevole: noi.

7. Continuiamo. Se fosse l’effetto serra a causare il surriscaldamento, ci aspetteremmo alcuni pattern caratteristici, come un più rapido riscaldamento del pianeta durante la notte.

E’ quello che osserviamo.

8. Se il riscaldamento stesse avvenendo, ci aspetteremmo alcuni cambiamenti nell’atmosfera. La stratosfera dovrebbe diventare più fredda.

Ancora una volta esattamente quello che osserviamo. Con una troposfera (la bassa atmosfera) più calda a causa del riscaldamento ed una stratosfera più fredda, ci si aspetta che il limite tra le due (la tropopausa) aumenti in altitudine. Secondo voi cosa rivelano le misure? La ionosfera, ancora più in alto, dovrebbe raffreddarsi e contrarsi. I dati lo confermano.

Scettici

Qualche scienziato non è d’accordo. Per alcuni gli studi non dimostrano un collegamento: a loro avviso l’uomo non è la causa principale del cambiamento del clima, ma un fattore non significativo. Altri non ritengono che il clima stia cambiando. Chiamiamoli gli scettici. Se nella scienza, in genere, lo scetticismo è fondamentale e alla base del principio di peer-review, nel caso del global warming sta avendo un effetto tutt’altro che positivo. Nel coverage mediatico si è storicamente preso le parti dei contrari. Meglio, i media hanno spesso e volentieri proposto dibattiti in cui sia la visione degli scettici che quella della stragrande maggioranza degli scienziati vengono presentate come se fossero alla pari. Ma ogni 100 studi tra il 1991 e il 2011, 97 concludono che è l’uomo a causare il global warming. Nei dibattiti assistiamo a degli “1 contro 1”, anzichè dei “97 contro 3”.

Questo fittizio contrasto di opinioni viene letto dal cittadino come: “non siamo ancora sicuri che il cambiamento del clima sia colpa dell’uomo”, come se non ci fosse un forte consenso tra gli scienziati. Infatti, 6 americani su 10 non ritengono il global warming un pericolo imminente. Solo 1 su 4 si fida delle parole degli scienziati del clima. Meno di 2 americani su 10 lo ritengono una priorità che Obama dovrebbe affrontare.

Spesso è una giustificazione per l’inettitudine politica, per non prendere il problema sul serio — per non cominciare a ridurre le emissioni. Negli USA, meno della metà dei Repubblicani crede nel global warming. E’ rischioso. Anche perchè le posizioni degli scettici sono prontamente “smontate” dai colleghi.

A gamba tesa

Il clima sta cambiando. E l’uomo ne è la causa. Gli scienziati sono ormai sicuri e ce lo ripetono. Bisogna entrare a gamba tesa nell’opinone pubblica e in quella dei politici. Accettando l’uomo come causa del problema, forse ci sveglieremo, ci renderemo conto che l’emissione di gas serra mondiale sta aumentando ancora, quando invece dovremmo aver iniziato a ridurre le emissione già ieri. Se non facciamo qualcosa la situazione continuerà a peggiorare. La temperatura aumenterà più velocemente, il livello del mare salirà più in fretta e così via. Non basta solo fermare l’aumento delle emissioni di CO2, dobbiamo attivamente diminuirle. La soglia è fissata a 2°C. Se nel 2100 la temperatura sarà di tanto più alta del periodo pre-industriale, si ritiene che il cambiamento del clima sarà irreversibile. Siamo già a metà strada.

Nel discorso State of the Union di quest’anno, Barack Obama ha portato la questione in primo piano, affermando che il cambiamento del clima è la più grande minaccia al nostro futuro.

Le buone intenzioni ci sono, ma servono i fatti: investire in energie rinnovabili, rivoluzionare il mercato automobilistico e dei trasporti, costruire abitazioni sostenibili.

I paesi dell’ONU si sono promessi di rispettare dei limiti, senza che però sia un obbligo farlo. Non lo stanno facendo. Il Sole produce tutta l’energia di cui abbiamo bisogno, basterebbe cominciare a sfruttarla appieno. Ridurre significativamente le emissioni avrà un costo enorme per la società, si stima attorno 10 trilioni di dollari. Ma non agire ci costerà il doppio.

Ci siamo fatti prendere in contropiede. Possiamo ancora salvarci in corner.

JASON FONTANA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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