La corruzione in Italia è purtroppo un tema di costante attualità. Arresti, inchieste giornalistiche, posizioni poco lusinghiere nelle classifiche internazionali: siamo di fronte ad una vera emergenza nazionale.
Eppure il dibattito pubblico sul tema non riesce ad andare al di là del commento – spesso demagogico e superficiale – agli episodi di cronaca. Si parla poco di ricette e programmi per prevenire la corruzione. Anche se siamo in piena campagna elettorale e alla vigilia della nomina dei quattro componenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
Tra i non addetti ai lavori, pochi sanno, infatti, che esiste un’Autorità incaricata di:
- svolgere attività di controllo, di prevenzione e di contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione;
- promuovere l’integrità, la trasparenza, l’efficienza e l’efficacia delle pubbliche amministrazioni;
- indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio indipendente delle funzioni di valutazione.
In queste settimane saranno nominati i componenti che nei prossimi sei anni affiancheranno il neo-Presidente Raffaele Cantone (stimato Procuratore della Repubblica, noto per le sue inchieste contro la criminalità organizzata).
Si tratta di una scelta straordinariamente delicata. L’attività dell’Autorità non riguarda solo chi lavora nelle pubbliche amministrazioni, ma avrà un impatto decisivo sulla vita dei cittadini, sulla competitività dell’intero sistema-Paese e sul delicatissimo rapporto di fiducia tra amministratori e amministrati.
L’indipendenza e la forza con cui ANAC riuscirà ad assolvere alle proprie funzioni sarà, ovviamente, frutto dall’autorevolezza dei singoli componenti.
Per questo motivo, il Governo Renzi, pur non essendovi obbligato, ha scelto di rendere trasparente la nomina dei membri di ANAC attraverso un avviso pubblico e la pubblicazione dell’elenco degli oltre duecento candidati che hanno trasmesso on line il proprio CV e una sintetica descrizione delle linee programmatiche.
Nell’elenco ci sono anch’io. Ho maturato l’idea di inviare la manifestazione di interesse nella convinzione che tra i candidati ci sarebbero stati (come in effetti ci sono) persone molto più autorevoli e competenti di me, ma con un intento ben preciso: non candidare una persona, quanto porre sul tavolo alcune questioni che ritengo centrali, alla luce di anni di lavoro (come avvocato) e di impegno civile (sui temi della digitalizzazione, della trasparenza e dell’open government).
Credo che la pubblicazione delle “linee programmatiche” dei diversi candidati potrebbe stimolare – finalmente – un serio dibattito pubblico sui temi della prevenzione della corruzione, dell’integrità e dell’efficienza delle Pubbliche Amministrazioni.
Provo a cominciare io, indicando i quattro punti che caratterizzano le linee programmatiche che ho presentato con la mia candidatura (nella speranza che possano essere recepiti anche da chi sarà nominato).
1) La vera riforma parte dalle persone: semplificare e fare chiarezza sugli adempimenti.
Nel corso degli ultimi anni, si è pensato di risolvere i problemi delle PA italiane emanando norme, tante norme, spesso contraddittorie e di difficile interpretazione e applicazione. La stessa cosa è avvenuta per la corruzione, la trasparenza e la valutazione della performance.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: non solo il metodo non è efficace (del resto, lo dicevano anche i latini “Summum ius, summa iniuria”), ma coloro che dovevano essere i principali protagonisti delle riforme della PA (e cioè amministratori e dipendenti) si sono sentiti vittime di una vera e propria “vessazione normativa”.
Il ruolo di ANAC è quindi importante – oltre che per battersi per modifiche che vadano nel senso della semplificazione – per fare chiarezza sugli adempimenti.
Ciò avrebbe un duplice vantaggio: da un lato toglierebbe l’alibi della complessità normativa a chi non vuole essere onesto e trasparente, dall’altro consentirebbe alle Amministrazioni che vogliono mettersi in regola di avere certezza sugli adempimenti da porre in essere.
2) La PA efficace e trasparente è una PA digitale
L’innovazione del settore pubblico è un’importantissima misura per la prevenzione della corruzione.
È quindi necessario accelerare il processo di piena digitalizzazione delle PA e l’utilizzo dei nuovi strumenti e tecnologie (come gli Open Data): si tratta del prerequisito per avere un’amministrazione efficiente, orientata al risultato, in grado di prevenire efficacemente la corruzione e di essere realmente trasparente.Infatti, attraverso l’informatica e il Web è possibile rendere conto davvero delle scelte di gestione e dell’uso delle risorse pubbliche, praticare serie politiche di spending review e predisporre seri meccanismi di controllo che consentano di individuare sprechi, inefficienze, truffe e ruberie.
3) La vera riforma è quella culturale: bisogna promuovere la cultura del governo aperto
La corruzione non si combatte solo con le norme. L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha un ruolo fondamentale per evitare che le Amministrazioni restino ferme ad una logica di adempimento meramente burocratico della normativa.
Tale approccio, tipico della cultura amministrativa italiana, può essere superato se all’attività reattiva l’ANAC affianca un’efficace attività proattiva di promozione della cultura del Governo aperto alla trasparenza, alla partecipazione e alla collaborazione intese come strumenti di lotta alla corruzione e di accountability.Tale obiettivo può essere perseguito attraverso importanti iniziative di informazione e formazione di amministratori e civil servants, nonché azioni che abbiano l’obiettivo di informare gli stakeholders (cittadini e imprese) degli strumenti normativi assegnati dall’ordinamento per esercitare un’efficace controllo sull’operato delle Amministrazioni (come, ad esempio, l’accesso civico).
4) La sfida non si vince da soli: bisogna aprirsi alla società civile
A fronte di compiti complessi e delicati, l’operato dell’Autorità (al pari di quello di tutte le Amministrazioni) deve essere improntato ad un ascolto strutturato dei diversi attori, e in particolare dei tanti esperti, gruppi e associazioni che – da anni – lavorano egregiamente, pur in assenza di validi interlocutori istituzionali.
Nell’ambito di tale processo, si ritiene opportuno che l’Autorità sia aperta alle iniziative di monitoraggio civico avviate da cittadini e da associazioni della società civile, nella convinzione che tali azioni possano proficuamente integrare l’attività svolta dalla struttura ANAC.
Non più monitoraggi civici che siano solo “testimonianza”, ma che finalmente possano incidere nelle valutazioni ed avere conseguenze effettive sui soggetti inadempienti.
La scelta dei componenti dell’Autorità è un tema troppo delicato per non essere discusso e affrontato pubblicamente: per questo motivo, invito tutti gli altri candidati a rendere pubbliche anche le loro linee programmatiche, in modo da consentire che si sviluppi un dibattito su un tema così strategico per il futuro del Paese.
Da cittadini, abbiamo il diritto di conoscere e il dovere di confrontarci sulle strategie che i candidati propongono per combattere la corruzione.
Perché, come scriveva Robert Alan Dahl, i cittadini silenziosi possono essere dei perfetti sudditi per un governo autoritario, ma sono un disastro per una democrazia.
Roma, 15 maggio 2014ERNESTO BELISARIOReblog da ErnestoBelisarioBlog