L’Autorità garante delle comunicazioni ha avviato finora 55 procedimenti contro la pirateria sul web, in virtù del nuovo regolamento sul copyright, ma di queste solo otto sono pirateria “classica”, come la intendiamo di solito. Tra gli altri casi, infatti, troviamo un sito rivolto ai bambini delle elementari che ha dovuto cancellare schede didattiche gratuite. Ma anche testate giornalistiche e due portali istituzionali che hanno dovuto rimuovere foto e video.
È possibile insomma ora chiedersi, con le prime evidenze empiriche, la reale portata del nuovo regolamento Agcom, che così tante polemiche aveva raccolto tra esperti e addetti ai lavori. Gli effetti rischiano di essere negativi per la libertà di internet, secondo le critiche, soprattutto perché in Italia manca a differenza degli Usa una normativa sul “fair use”, che rende legittimi alcuni usi del materiale coperto del diritto d’autore in nome del pubblico interesse.
I numeri sulle attività Agcom – che Chefuturo.it può pubblicare in anteprima – sono emersi durante la seconda riunione del Comitato per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali, istituito ai sensi dell’articolo 4 del Regolamento. Si apprende quindi che sono 85 le segnalazioni arrivate finora ad Agcom e protocollate, su presunte violazioni. «Delle 55 già avviate, colpisce la piccola percentuale di quelle che si occupano di pirateria comunemente intesa, cioè quelle che arrivano da associazioni per il diritto d’autore e che riguardano violazioni massive. Sono soltanto otto», nota Fulvio Sarzana, avvocato tra i massimi esperti di diritti in rete e promotore della principale campagna contro il regolamento Agcom.
«Ed è cosa notevole, perché l’Autorità per mesi ha promesso che si sarebbe occupata solo di pirateria massiva, cioè dei “veri” pirati», aggiunge.
E invece. Risorsedidattiche.net è un sito che offre a bambini delle scuole primarie, alle famiglie agli insegnanti, schede didattiche gratuite, inserite dagli stessi utenti. E’ un sito molto frequentato soprattutto dai bambini delle scuole primarie, perché contiene un gran numero di esercizi gratuiti di inglese per la prima scuola dell’obbligo.
L’Agcom, con la comunicazione di avvio di procedimento n. 42/2014, ha ordinato al provider Aruba (che ospita il sito) di cancellare le schede gratuite relative ai seguenti temi: “La civiltà dei Greci – 3”, “I Sumeri”, “La civiltà degli Assiri”, “Teoria del Big Bang”, “Gli Etruschi”, “Civiltà dei Greci – 4”, “La preposizione”, “La civiltà dei Greci”, “I Babilonesi”, “L’Iliade”. Il gestore del sito, a detta della stessa Agcom, non è stato contattato, quindi ora rischia di subire una rimozione a opera di Aruba senza aver voce in capitolo.
Questo nonostante il regolamento preveda che il gestore del sito- qualora rintracciabile- vada contattato per un contraddittorio. Il sito è italiano e contiene persino un modulo per la segnalazione di violazioni.
Sarzana, sul proprio blog, ha già segnalato inoltre i provvedimenti emanati da Agcom su Repubblica.it e Repubblica.tv. Notevole quello sulla web tv, perché forse è la prima volta che Agcom entra sul diritto di cronaca in nome del copyright. L’Autorità, sulla base della segnalazione di un utente di Youtube ha ordinato a RepubblicaTV e a British Telecom (il provider della web tv) di rimuovere un video di cronaca che mostrava un’operazione di polizia a Firenze.
La maggior parte delle segnalazioni arrivate ad Agcom partono da fotografi professionisti, i quali se la prendono con i siti che pubblicano le loro opere senza permesso. Repubblica.it, il sito del beni culturali della Regione Marche (per una foto) e il sito della città di Oria in Puglia (per un video su un torneo storico di scherma).
Curioso il casi di Italysoft.com, raccontato dal gestore in una trasmissione di Radio Radicale sul regolamento Agcom. Il sito è un aggregatore di link alle homepage di vari siti giornalistici italiani. Ci clicchi e si apre l’home page all’interno di Italysoft (in modalità “frame”). Quattroruote si è opposta a questa pratica e il gestore si è dovuto adeguare spontaneamente. Il motivo, come spiegato lui stesso a Radio Radicale, è che aveva paura di pagare i 250 mila euro di multa qualora fosse ritenuto colpevole. Ha inciso anche il fatto che il gestore non è stato contattato da Agcom, ma lo è stato solo il provider del sito. Ricordiamo che secondo il regolamento, se non ci si adegua spontaneamente rimuovendo l’oggetto della segnalazione, si entra in un contraddittorio in cui Agcom poi deciderà se c’è stata una vera violazione. Il contraddittorio dovrebbe coinvolgere tutte le parti, ma come si vede a volte viene tirato in ballo solo il provider (che ha certo molto meno interesse del gestore del sito a difenderne la liceità). Agcom alla fine emetterà il verdetto e se ci si oppone alla richiesta di rimozione si rischia una multa fino a 250 mila euro la segnalazione all’Autorità giudiziaria.
«Insomma, diciamoci la verità: ci sono e ci saranno rimozioni spontanee solo per paura di entrare in un procedimento rischioso e/o in cui non si verrà mai davvero ascoltati dall’autorità. Ci si autocensura per paura: è questa l’internet che vogliamo costruire in Italia?», si chiede Sarzana. E non solo lui: «Agcom si è inventata un servizio unico nel panorama mondiale ad uso e consumo dei titolari dei diritti», nota Carlo Blengino, avvocato esperto della materia e fellow del Centro Nexa-Politecnico di Torino. «E’ totalmente gratuito ed i costi sono a carico della collettività; è veloce, privo di rischi per chi chiede la rimozione, non prevede contraddittorio e colpisce attraverso gli intermediari della comunicazione (hosting e access). Perfetto e pulito per i titolari dei diritti. Peccato si applichi ad internet», continua.
«Un articolo di cronaca è a riproduzione riservata? Non lo puoi diffondere né riprodurlo. Lo fanno tutti, ma è una violazione. Per non parlare dei link. Per la legge i 41.000 post inseriti su Facebook al secondo sono tutti protetti dal diritto d’autore, come pure i 360.000 tweet al minuto. Agcom offre una tutela gratuita ad una legge che era pensata per un tempo in cui i produttori di contenuti erano solo i professionisti e la distribuzione avveniva esclusivamente attraverso canali commerciali. Oggi quella legge che non distingue il contenuto professionale da quello amatoriale o la riproduzione dalla condivisione è incompatibile con il web», spiega Blengino. «Agcom, abbattendo la barriera del ricorso ai Tribunali, che comportava costi e rischi per chi agiva, ha reso palese questa incompatibilità. E mentre in Europa si lavora per cambiare quella legge inadeguata al nostro tempo, qui noi la portiamo alle estreme conseguenze», continua.
La proposta di Sarzana e Blengino, tra gli altri, è ora di una norma- scaturita dal Parlamento- che adegui la legge sul copyright ai tempi di internet, prevedendo il fair use. Ampliando quindi la possibilità di usare materiale protetto da diritto d’autore a scopo di commento, critica, citazione. Adesso è prevista ma è molto limitata; molto più che negli Usa, certamente. Un esempio? Settimane fa Mediaset ha chiesto a molti siti di rimuovere un video con Matteo Renzi ospitato in un suo programma tv. «La nostra normativa prevede sì il diritto di commento, come eccezione al copyright, ma in questo caso sarebbe la mera descrizione scritta di un video. Oppure la citazione fino a “50 centimetri di pellicola”», spiega Blengino.Roma, 30 giugno 2014ALESSANDRO LONGO