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Il cinema e il cappello: Borsalino e altre storie

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È possibile immaginare Federico Fellini senza il suo cappello? O Audry Hepburn? O, ancora, Humphrey Bogart? Pensandoci un po’ su, no, perché il capello è parte della loro identità cinematografica, ne definisce i tratti caratteriali e iconografici tanto quanto i lineamenti del volto o le espressioni più peculiari.

Senza di esso, all’occhio dello spettatore, qualcosa risulta mancante. Ma il cappello non contraddistingue solo le persone: scandisce il tempo, suggella mode e tendenze, deposita nella memoria collettiva eventi, personali o sociali, che risulteranno, grazie alla sua iconografia, indimenticabili.

Ed è a questo, e a molti altri delle sue funzioni “sociali” e oniriche che è dedicata la mostra “Il cinema con il cappello: Borsalino e altre storie“. Sì perché quando si parla di cappelli è inevitabile accostare il proprio pensiero ad uno dei più caratteristici copricapo del made in Italy, Borsalino appunto.

Così, dal 18 gennaio al 20 marzo, alla Triennale di Milano, gratuitamente, sarà possibile assistere a questa mostra-percorso multimediale capace di restituire allo spettatore frammenti di cinema, arte e storia che ruotano tutti intorno al cappello.

Non solo al più celebre copricapo della casa alessandrina, ma a tutti i copricapo che hanno lasciato un loro segno nelle pellicole. La mostra si apre accogliendo il pubblico sotto un grande cilindro multimediale, che seduce narrando storie e raccontando come, in modi sempre diversi, il cappello ha contribuito a costruire l’identità di chi lo stava indossando.

E questo, intitolato “Il cinema con il cappello“, è il primo dei nuclei tematici nei quali si articola la mostra, curata direttamente dalla Fondazione Borsalino, su iniziativa di Elisa Fulco, e dal critico cinematografico Gianni Canova.

Il percorso prosegue poi nel secondo universo tematico ovvero “Il cappello che emoziona”; in una serie di sale diverse, immagini, suoni e rumori, restituiscono allo spettatore la gamma di emozioni che è il copricapo è in grado di suscitare: dalla malinconia, all’ilarità, dalla paura alla disperazione.

In successione, arriva poi il momento di osservare più a fondo i gesti legati al cappello, nei loro significati e simbolismi: il tema “Scappellamenti e gesti” ne rivelerà codici comportamentali e le regole, vecchie e nuove, che ne accompagnano l’utilizzo.

L’ultimo momento è dedicato ad un altro elemento fondamentale nella vita del cappello e di tutti i suoi estimatori: il nome che lo contraddistingue. Ne “La giostra dei nomi” lo spettatore, inserito in una sorta di galleria del vento multimediale, scorre la carrellata dei nomi dei copricapo, (elmo, bombetta, feluca), per ognuno dei quali c’è un’immagine visiva diversa.

Il gran finale è dedicato al capitolo “Borsalino lancia Borsalino“, ultima manifestazione della sua celebrità. Scorrono dunque le immagini dei due film ad esso dedicati “Borsalino” (1970) e “Borsalino &Co.” (1974), con Jean Paul Belmondo e Alain Delon, i bozzetti che lo ritraggono di Jaques Fonteray, costumista parigino delle due pellicole e i lavori di Gianluigi Toccafondo.

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Scritto da luxu

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