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Il futuro delle professioni? Education open source e personalizzata

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E’ iniziata la settimana dedicata alla global grand challenges: problemi (o meglio opportunità mondiali) che noi della Singularity University tentiamo di risolvere: “povertà, acqua, energia e ambiente, sicurezza, fame nel mondo, istruzione…” Quest’ultima è quella su cui ho riflettuto più a lungo: è la mia principale area d’interesse. Durante questo deepdive sono usciti i temi più importanti e rilevanti per cambiare questo settore. A guidare le nostre sessioni sul tema dell education grandi nomi come Willa Seldon nominata dal San Francisco Business Times “most influential women in business” da sempre impegnata a costruire organizzazione che accelerano l’impatto sociale e con lauree da Harvard e Yale.

Ci ha mostrato statistiche impressionanti che dimostrano che tra vent’anni i nostri figli faranno molte professioni che oggi non esistono nemmeno e noi abbiamo l’obbligo sociale e morale di prepararli al meglio per questo cambiamento.

Il nostro attuale apparato scolastico/lavorativo, anacronistico e concentrato su un passato ormai remoto e non ci sta preparando alla grandiosa rivoluzione tecnologica che sta avvenendo intorno a noi. La disoccupazione, che nel nostro paese tocca punte estreme, è un dato di fatto, e ci deve dare la forza per una riflessione globale del sistema. La sfida delle prossime generazioni coinvolge anche noi, dobbiamo sostenerli ora a diventare persone che avranno il potere di guidare il proprio futuro.

Il ripensamento della concezione di istruzione, declinato verso le moderne tecnologie, aiuterà i nostri giovani ad affrontare sfide mondiali e certamente ridurrà la percentuale di disoccupazione. E’ questa la strada per il successo formativo futuro: ampliare qualitativamente e quantitativamente la platea scolastica. Bisogna cambiare il “cosa” insegniamo cambiando il “come” insegniamo.

Abbiamo proseguito la conversazione con gli appassionati di questa tematica ed eravamo tutti d’accordo che l’evoluzione del mondo è inarrestabile e il genere umano si è sempre adeguato ai suoi cambiamenti, spesso facendo errori, ma in fondo imparando sempre la lezione. Oggi la consapevolezza che il sistema educativo è inadeguato ci viene data anche dai nostri piccoli gesti quotidiani, quando aggiorniamo le app sullo smartphone, quando prenotiamo un viaggio on line, quando semplicemente verifichiamo il nostro conto corrente sul tablet. Facendo ciò siamo avanti a ciò che la scuola oggi propone e questo non è un bene perché è la scuola che deve essere ‘avanti’. Come pensiamo di tenere il passo se non insegniamo ciò di cui c’è bisogno e lo insegniamo in un modo in cui gli studenti si possano sentire partecipi e chiamati in causa?

Arriva in aula e rimane con noi per 3 giorni il ministro dell’educazione di Buenos Aires Esteban Bullrich, una specie di Renzi argentino che insieme alla direttrice generale dell’innovazione educativa di BA affronta con noi il ruolo del governo nel convincere gli stessi professori che hanno insegnato le stesse materie per anni e anni nello stesso identico modo per fargli capire che sono parte di un grande cambiamento globale nel quale la loro partecipazione e innovazione è fondamentale per entrare nell’educazione del futuro.

Viviamo in un mondo in cui c’è voglia di imparare e in cui la competizione è alta, in un mondo in cui ‘Khan Academy’ sta prendendo piede, la ‘folle’ idea di un genio matematico di organizzare classi online e lasciare ad ogni studente il tempo e la libertà di sperimentare con esercizi per poi essere assistiti e guidati personalmente nel proprio progresso dai tutorial. La visione è educazione gratis per tutti ovunque. Ma non pensiamo neanche per un secondo che il futuro dell’educazione sia sostituire un professore con uno schermo, secondo noi di singularity è molto di più.

Alcune riflessioni emerse dalle nostre conversazioni durante pranzi dedicati al tema riguardano l’inserimento della tecnologia nella vita scolastica degli adolescenti (scuole che forniscono i propri studenti di tablet) vuol dire un significativo numero di ‘big data’ generato dalle attività degli stessi. Lo scopo è si tracciare passo passo il progresso di uno studente, capire dove ha difficoltà e dove eccelle. Tutto ciò che impara è analizzato così da fornire una descrizione dettagliata del suo percorso scolastico. Una sorta di istruzione personalizzata che oggi solo l’uso della tecnologia ci permette. Ci immaginiamo un sistema in cui intelligenze artificiali predisposte, sono in grado di rappresentare e conoscere meglio di chiunque altro uno studente: il metodo di apprendimento, i propri gusti, debolezze, qualità, punti di forza, dislessia, passioni, competenze e di adeguare il programma educativo a ogni singolo studente così da liberare le loro capacità ed il loro potenziale.

Inoltre con i nostri mentors riflettiamo sulla componente ‘gamification’, fondamentale per assicurare agli studenti un’esperienza unica e coinvolgente e l’altra partecipante italiana, Selene Biffi, questo già lo sa e lo mette in pratica tramite la sua Spillover. Giochi e video game per apprendere contenuti di alto livello per insegnare le scienze e tutto il resto e per permettere a tutti di imparare divertendosi. Per non parlare di quello che ha avviato la tecnologia di Oculus: realtà 3d immersive dove poter far prendere vita a tutto ciò che impariamo. Pensate ad una noiosa lezione di Shakespeare su un vecchio libro con un infinità di pagine da ricordare a memoria e adesso immaginate di poter mettervi un paio di occhiali ed essere catapultati in un mondo tridimensionale in cui il Globe Theatre prende vita durante l’era Elisabettiana con Shakespeare che recita i suoi sonetti. Oppure, andando oltre, l’utilizzo di un semplice smartphone per cambiare l’educazione in Africa, ad esempio, dove le distanze sono enormi e non sempre ogni villaggio ha la scuola. Sono queste le preziose idee che ruotano intorno a questo settore e che vengono stimolate da altri speaker come il team di UNICEF dedicato a mappare e garantire istruzione a tutti quei bambini che ad oggi in Brasile non hanno accesso all’istruzione.

Esteban Bullrich invece crede fermamente che oltre all’uso dei nuovi strumenti informatici è tassativo l’inserimento, all’interno del percorso scolastico le nuove ‘skill’ Quelle competenze che oggi la scuola non prende nemmeno in considerazione, e che gli studenti si trovano ad affrontare da soli dopo il diploma. Si riferisce a quegli ambiti che servono nella vita ‘vera’. Empatia, Entrepreneurship, Changemaking, Leadership, Decision Making e tutte quelle abilità che serviranno in qualsiasi lavoro che uno studente farà.

E continua a parlarci Darlene Dann della grande fondazione Ashoka impegnata da anni a sostenere imprenditori sociali in tutto il mondo. Sarebbe opportuno anche pensare che il percorso educativo non si concluda con il diploma, ma accompagni e guidi lo studente nelle decisioni riguardo la propria vita dopo la scuola. Oggi i giovani vengono catapultati in modo del tutto impreparato ad affrontare decisioni che impattano la loro vita in modo determinante; nessuno insegna loro quanto sia importante scegliere il percorso lavorativo che tenga conto anche delle loro passioni e predisposizioni.

Spesso ci si adegua ai desideri altrui o del mercato, guidati da preconcetti stupidi che non fanno altro che incasellarci in lavori che comunque forse nei prossimi anni non esisteranno più. Sarebbe utopistico pensare ad una fluida sinergia tra studenti ed imprese prima che questi escano da circuito scolastico? Una costruzione di forze-lavoro nuove, tramite stage, sessoni di mentorship, supporto, progettazione che arricchisca gli uni e gli altri. E da qui l’importanza dell’insegnare imprenditoria nelle scuole, come mezzo per abbattere la piaga della disoccupazione.L’obiettivo è mettere al centro lo studente. Non dobbiamo più avere il concetto del professore che tramanda la conoscenza dall’alto, ma uno scambio in cui tutti imparano e imparano facendo, sperimentando, applicando alla vita pratica ogni concetto e imparano a fallire e a migliorarsi.

Infine noi qui ci immaginiamo un education ‘open source’ in cui tutto il mondo può avere accesso a contenuti digitali delle più importanti materie e dei corsi migliori al mondo, in poche parole tutto il contenuto che abbiamo generato fino ad oggi. Metterlo a disposizione di tutti per usarlo e trasformalo in nuovi modi di educare tenendo il meglio di quello che abbiamo e adattandolo al futuro, o quanto meno, al presente!

La generazione di oggi sarà quella che dovrà combattere le grandi sfide della nostra umanità, proprio come noi facciamo qui a Singularity, ma per farlo c’è bisogno di riformare il sistema, e la voglia di rinnovarsi deve venire da parte di tutti: studenti, genitori, scuole, professori e governi, tutti insieme possiamo farcela.

3 giugno 2014LUCREZIA BISIGNANI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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