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Il lento ritorno alla normalità per le aziende di San Felice sul Panaro

scienze

A circa 150 giorni dal sisma che ha devastato l’Emilia Romagna, anche le aziende, come le scuole, cercano di ritornare alla normalità.

Emblematiche e positive le notizie che arrivano da San Felice sul Panaro. Nel mese di ottobre, infatti, tre aziende storiche della cittadina del modenese hanno riaperto i battenti: la Fonderia Scacchetti, la multinazionale International Paper nonchè lo storico Molino Ariani.

La Fonderia Scacchetti è “tornata a casa” ad inizio ottobre. A quattro mesi dal sisma che le ha provocato otto milioni di danni, la storica azienda di San Felice sul Panaro specializzata in leghe leggere per auto di lusso e sportive come Ferrari, Maserati, Lamborghini, Ducati e McLaren, adesso opera quasi a pieno regime.

L’intero ciclo produttivo è stato riattivato e circa l’80% degli addetti è al lavoro.

In realtà, l’attività dell’azienda non si è mai del tutto fermata in quanto già all’indomani del sisma si era immediatamente deciso di delocalizzare la produzione in altri siti produttivi, alcuni dei quali messi a disposizione dagli stessi suoi clienti. È il caso, ad esempio, della Ferrari che si era offerta di ricollocare all’interno del suo polo ‘leghe leggere’ alcune lavorazioni che la Fonderia eseguiva per loro.

L’International Paper ha ripreso le sue attività a metà settembre, ma è proprio nel mese di ottobre che c’è stato il ritorno alla normalità e tutti gli addetti al lavoro che erano stati trasferiti presso altre sedi sono potuti ritornare nella loro sede originaria.

Suggestiva la storia del Molino Ariani, uno dei mulini più importanti dell’Emilia Romagna.

In seguito al sisma, attorno al gigante del grano, c’erano solo o quasi macerie. Magazzini distrutti, la buca di scarico del grano danneggiata, un enorme capannone in piedi ma ferito. Come ha affermato Mario Ariani, titolare del Mulino: “Due giorni dopo la scossa del 29 eravamo già al lavoro. Con la disperazione nel cuore ma la volontà di rialzarci e ripartire”.

I danni subiti sono stati ingenti: oltre tre milioni di euro e soprattutto l’attività paralizzata. Per un’azienda (con 14 dipendenti) che ritira il grano e lo trasforma in farina per panificazione, servendo da Nord a Sud oltre trecento clienti del Belpaese, una capacità di stoccaggio di 150mila quintali, ricavi per oltre 11 milioni di euro, che macina 1300 quintali al giorno e ha macchinari che in un’ora arrivano a confezionare 900 sacchi di farina poteva essere l’ultima pagina di una lunga storia.

Il coraggio e l’orgoglio emiliano, hanno consentito, invece, la ripresa a pieno ritmo delll’attività, che comunque non era mai cessata in quanto erano subito statti esternalizzati in altre aziende gli impianti di confezionamento della farina.

Meravigliose storie di rinascita che allievano il dolore per tutto ciò che si credeva fosse andato per sempre perduto.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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