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Il nuovo Bill Gates sta tra i teenager di Giffoni: darà lavoro ai miei figli e mi pagherà la pensione

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C’è un ragazzino che in un paese di montagna ha un sogno: è appassionato di cinema e si immagina una festa. Un momento magico, un regno in cui comandano i ragazzi. Un momento in cui migliaia di bambini di tutto il mondo si possono incontrare, visionare e giudicare una selezione di film, documentari, opere provenienti da artisti di tutto il mondo. Un momento di incontro dove parlano loro, decidono, si esprimono, raccontano il mondo dal loro punto di vista e un luogo della mente dove crescono insieme.

GIFFONI EXPERIENCE, IL SOGNO DI CLAUDIO GUBITOSI

Tutti abbiamo dei sogni, ma la differenza tra chi ha un’idea ed un innovatore è nel fatto che il nostro startupper, decide di passare dall’idea all’azione. Ed il giovane Claudio con i suoi 18 anni suonati lancia la sua Giffoni Experience.

Ma dall’idea all’azione la cosa non è per niente facile. Siamo nel 1970 e sembra a molti impossibile prenderlo sul serio – e poi anche volendo sembra una scalata dell’Everest: Internet, i telefonini, i siti e social media non sono neanche immaginabili, da dove incominciare e come fare? Claudio non si scoraggia per nulla, tanto ormai ha deciso: vuole realizzare il suo sogno e comincia a scrivere delle lettere, attaccare francobolli e spedire dall’ufficio postale. Scrive a tutto il suo mondo dagli artisti ai capi di stato.

45 anni dopo, evidentemente qualcuno ha risposto a quelle lettere, e Giffoni Film Festival è oggi l’ottavo evento cinematografico al mondo. Il più importante ed è unico nel suo genere. E’ un momento unico in cui per dieci giorni l’anno il paese dell’entroterra campano, viene invaso da migliaia di ragazzi e bambini di tutto il mondo, che vivono con le famiglie del paese per fare i giurati discutere e decidere.

Visionano la selezione in concorso, partecipano a workshop ed eventi di tutti i tipi, incontrano le star delle serie televisive e dei film. Imparano, si divertono, e provenienti da 50 nazioni di tutto il mondo condividono e collaborare.

Da tre anni ho la fortuna di partecipare a Giffoni Experience ed è difficile descrivere di cosa si tratta senza andare di persona per viverla.

E’ il regno dei ragazzi, il luogo perfetto per portare il nostro camperone a concludere un percorso entusiasmante.

Il momento finale di Startup Revolutionary Road, progetto ormai alla sua terza edizione e che grazie al supporto di partner come Microsoft, Fondazione Cariplo, Fondazione Filarete e PWC si è dato una nuova sfida: lavorare con gli under 20.

Quest’anno il Barcamper, grazie al prezioso aiuto di amici e partner, ha navigato in direzione delle scuole superiori e degli Istituti Tecnici Italiani.

Grazie al team di Giffoni Hub di Luca Tesauro e con un’attività capillare svolta sul territorio da Aulab dell’inesauribile Davide Neve i dpixeliani hanno girato per mesi quattro regioni. Per incontrare sul Barcamper e in aula migliaia di ragazzi, portatori di 280 idee e progetti di startup.

Durante il Techgarage, 11 team selezionati e supportati durante il percorso hanno presentato il loro progetto nel teatro Truffaut. Claudio Gubitosi, patron e startupper Shumpeteriano seriale (colui che ogni anni distrugge il Festival e lo ricostruisce l’anno dopo) ha voluto regalare a questi trenta ragazzi tra i 14 e i 19 anni il palco principale per raccontare al mondo la propria startup.

C’erano 42 gradi all’ombra a Giffoni (ma come dice Osho è l’umidità che ti frega)

Ma lavorare per aiutare i ragazzi a descrivere e raccontare le proprie idee è stato bellissimo e rinfrescante, pari solo ad un’altra bellissima esperienza che ho avuto la fortuna di fare quest’anno, Make in Nuoro.

I ragazzi sono semplici, cristallini, hanno idee chiare e sanno quello che vogliono. Ai Techgarage non si vince e non si perde, si cresce, a è una competition e ci sono stati tre vincitori. Con idee fresche e splendenti per la loro semplicità e freschezza.

LE RAGAZZE CHE SALVERANNO LA TERRA DEI FUOCHI (E LE ALTRE STARTUP FINALISTE AL TECHGARAGE)

Ha vinto il Techgarage un team di quattro ragazze, le fondatrici di Biogenerix. Che con un’idea semplice e brillante hanno forse trovato una possibile soluzione ad un problema che sembra impossibile da risolvere. Ma ogni problema ha una soluzione e le fondatrici di Biogenerix vivono in Campania ai margini della terra dei fuochi, ed hanno molto chiaro davanti a loro un problema che sembra insormontabile. Come faremo a ripulire risanare e rendere produttivi le migliaia di ettari di terre inquinate da tonnellate di rifiuti tossici di tutti i tipi che rischiamo tutti di mangiarci nell’insalata per i prossimi cinquant’anni? Quanti miliardi di euro servirebbero (se mai li avessimo) per ripulire tutto?

Le vincitrici del Techgarage 2015

Biogenerix ha una soluzione talmente semplice e geniale che sembra incredibile credere sia possibile. L’idea è piantare tutto a semi da destinare alla produzione di biocarburante. Le terre ritornerebbero produttive di reddito per i proprietari e nel giro di una ventina d’anni sarebbero largamente risanate.

Costo? Zero, anzi no, si guadagna.

Hanno studiato e hanno capito che occorre avere il consenso dei proprietari e ottenere il dissequestro dallo Stato per iniziare la coltivazione. E il gioco sarebbe fatto.Confesso che io, ma molti con me nel pubblico, eravamo allibiti e con la mascella per terra guardavamo le fondatrici, che più mature e sicure di tutti noi raccontavano la loro startup: un consorzio di proprietari per iniziare i raccolti e poi l’acquisto del macchinario per produrre biocarburante.

La seconda startup, ancora più sorprendente. Starwork ha il più grande team che abbia mai visto in vita mia: 54 ragazzi di tutto il mondo, coordinati da un gruppo di Italiani che quest’autunno lancerà il proprio primo gioco: un casual game in realtà virtuale da giocare con gli Oculus.

I terzi classificati, ancora più incredibili. Quattro fondatori Marchigiani veraci di Recanati di 15, 15, 15 e 17 anni che studiano in quel patrimonio nazionale con sono stati e sono tuttora, nonostante tutto, gli ITIS. Stanno progettando e prototipando Ironclock, un wearable device a comando vocale, ottimizzato per chi ha disabilità visiva e per anziani.

QUI FORSE C’E’ IL NUOVO BILL GATES

Ma tutti i ragazzi hanno lavorato tosto, con grande impegno e dedizione e tutti quanti dal primo all’ultimo hanno meritato fortemente di salire sul quel palco.

Durante la notte i fondatori di Shipdot.com (fondatori minorenni di una agenzia di comunicazione che punta a parlare ai giovani con l’utilizzo di campagna a scopo sociale) hanno persino realizzato un breve film che ha raccontato tutto il tour e il duro lavoro svolto con il nostro team di mentor, ed è stato bellissimo rivivere tutti insieme l’esperienza.

Ora, io mi domando: quante decine di migliaia di ragazzi così abbiamo annidati nelle nostre scuole superiori?

Altro che bamboccioni! E’ rinfrescante vedere questi giovani adulti e sapere che sarà gente come loro, la nuova leadership per fare le aziende che daranno da lavorare ai miei figli e un giorno pagheranno la mia e la vostra pensione e risolveranno i problemi che noi vecchietti gli avremo lasciato in eredità.

GIANLUCA DETTORI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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