“Se vuoi nascondere una cosa mettila dove tutti possono vederla” — Non so chi l’abbia detto per primo, forse Edgar Allan Poe, ma credo che ogni tanto possa essere vero.
Anzi, so per certo che almeno in un caso lo è.
Penso a tutti i discorsi che si fanno ogni giorno sul digitale, alla retorica degli eroi, agli startupper geniali, alle fortune venute dal nulla. Le narrazioni eroiche dei casi del giorno lasciano sempre fuori la disperazione di chi non resta al passo con i tempi. Questo è ciò che accade tacitamente, troppe volte, quando si parla di digitale. Una retorica che non è inclusiva, non è progettuale, non è solidale: un approccio che in ultima analisi non è nemmeno moderno perché proietta un passato individualista in un futuro che deve invece essere condiviso.
Fortunatamente il Governo Italiano non crede che il digitale, come ogni altro tema cruciale per il Paese, debba essere fondato sul racconto dell’eccezione, ma immagina piuttosto che debba diventare patrimonio di tutti gli italiani e, ci auguriamo, di tutti gli europei. Il nostro compito è creare una nuova regola. Se parliamo di digitale, la parola che riassume questo nuovo paradigma è in fondo la più ovvia e quindi anche la più naturale: rete.
Così come è la struttura ininterrotta della maglia a permettere ad una rete di assolvere la sua funzione, così come è la continuità tecnologica dell’infrastruttura a garantire il funzionamento di internet, un vero progetto digitale deve essere strutturato ed organico, deve offrire una visione completa ed articolata, deve proporre una idea coerente di rinascimento digitale.
Servono piedi saldi nel presente e ben orientati verso il futuro ma più di tutto serve uno sguardo ampio sulle cose che ci circondano.
Per questo, riferendoci al rinascimento digitale, non possiamo individuare una singola priorità, perché significherebbe tradire la nostra missione che è quella di creare un ecosistema sinergico che permetta a chiunque di costruire il proprio futuro. Dobbiamo liberare creatività, generare ricchezza, condividere i vantaggi della tecnologia e farlo senza che ci sia richiesto di essere eroi o, peggio, martiri.
Se l’Italia ha arrancato più di altri nell’uscire dalla crisi lo si è dovuto soprattutto all’incapacità d’innovare che ha colpito per un certo periodo il nostro Paese, portandoci non ad una totale cessazione della proverbiale inventiva italiana ma quanto meno a ottenere performance molto al di sotto del nostro potenziale.
Italia, ora stiamo ripartendo
Ed è una ripartenza quanto mai importante perché gli standard di vita dei paesi del mondo globalizzato dipendono in maniera crescente e irreversibile dalla loro capacità d’innovare. La macchina a vapore ha cambiato il mondo, poi è stato il turno dell’elettricità e ora è l’epoca del digitale.Brynjolfsson e McAffe nel loro “La nuova rivoluzione delle macchine” (Feltrinelli 2015) affermano, come la maggior parte degli economisti, che la ricchezza dipende dalla capacità di aumentare la produttività, un aumento che passa per l’innovazione.
In altri termini la chiave per il benessere è lo sviluppo tecnologico.
In un mondo globalizzato che è alla vigilia di quella impennata tecnologica esponenziale che molti esperti vedono ormai alle porte, ogni vantaggio competitivo tenderà ad aumentare sul lungo periodo e, in maniera inversamente proporzionale, ogni svantaggio tenderà a scavare un solco più profondo e difficilmente recuperabile.
Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, diceva Bertold Brecht, e ancora più fortunati, aggiungo io, coloro che avranno a disposizione un ecosistema digitale avanzato perché potranno godere di molte più possibilità per vivere un futuro di benessere.
La retorica dell’eroe è dannosa anche perché non descrive correttamente la genesi delle grandi innovazioni. Sempre Brynjolfsson e McAffe, ad esempio, parlano di teoria ricombinante: alle volte l’innovazione è soprattutto la capacità di ricombinare in maniera nuova le invenzioni che fino a quel momento prese singolarmente non avevano espresso tutto il loro potenziale. Anche per questo la tecnologia anche nell’epoca del digitale si sviluppa attorno a dei luoghi fisici, i distretti dell’innovazione, che è poi la tesi contenuta in un altro dei libri chiave dell’ultimo periodo, ovvero “la nuova geografia del lavoro” di Enrico Moretti (Mondadori 2014). Innovazione, ricombinazione, distretto, il futuro è creatività e organizzazione, genio e sistema, visione e condivisione, appunto.
Ecco perché il tema del rinascimento digitale come progetto organico è sin dall’inizio una priorità di questo governo, c’è in ballo il tipo di avvenire che spetterà all’Italia.
Ci sono almeno quattro grandi temi che procedono di pari passo nell’azione del governo per creare un ecosistema digitale condiviso:
1. Il progetto Italia Login, la nuova trasformazione digitale dei servizi pubblici online
2. Il piano infrastrutturale per la banda ultralarga, e per i data center pubblici
3. L’insegnamento dell’alfabeto digitale, per superare il digital divide
4. La Competitività digitale dalle Startup all’Industria 4.0
Il progetto Italia Login significa pensare in maniera organica la trasformazione digitale dei servizi online per il cittadino. Molto lavoro è già stato fatto e ora dobbiamo portare sotto un’unica interfaccia, accessibile via desktop e mobile tramite un sistema di app coordinate, tutti i rapporti fra il cittadino e la pubblica amministrazione e fra le aziende e lo Stato.
Servizi di prenotazione, tasse, bolli automobilistici, pagelle scolastiche dei figli, permessi Ztl, anagrafe e tutto quello che intercorre fra gli italiani e le istituzioni a portata di click o tap.Un’interfaccia intuitiva realizzata secondo i principi del design thinking per riunire tutte i database e dotare il Paese di un formidabile strumento non solo per i cittadini ma anche per le imprese italiane ed estere. Il risultato è un’amministrazione trasparente ed efficace a livello globale. Patti chiari per investimenti lunghi.
Più Banda Ultralarga e meno Data Center pubblici
Per entrare definitivamente nell’era del digitale serve un’infrastruttura adeguata. Attualmente la nostra rete è arretrata rispetto a quella di molti paesi europei e azzerare questa distanza è un compito chiave. La fibra ottica non è solo più rapida ma permette più stabilità, più sicurezza e minori costi di manutenzione. Per coprire l’intero territorio nazionale serve uno sforzo coordinato fra privati e Stato ( la dove il mercato non è favorevole a questo tipo d’investimento). Lo Stato può e deve permettersi investimenti in infrastrutture anche quando il rientro non è immediato perché ne guadagna dal punto di vista della produttività delle zone raggiunte dalla connessione. La Banda ultralarga è l’autostrada del presente, senza la quale siamo tagliati fuori dall’Europa e dal mondo. Al tempo stesso anche i soggetti privati coinvolti nel piano devono impegnarsi il più possibile per ottenere un risultato che rappresenterà un asset strategico per L’Italia.
I singoli datacenter in piccole stanze degli edifici comunali avranno sempre meno senso di esistere: i servizi in cloud saranno gestiti da pochi grandi centri Tier 4, con un progetto evoluto di virtualizzazione. La diffusione di un cloud privato dedicato ai servizi pubblici online significa crescere nella domanda di servizi ad alta intensità di banda, sia per la raggiungibilità dei data center che per l’accesso dei servizi di back office da parte degli uffici territoriali della PubblicaAmministrazione, con particolare riferimento ai settori strategici, quali la sanità, la scuola e il turismo.
L’insegnamento dell’alfabeto digitale
Inclusione non significa solo che l’accesso a internet dovrà essere garantito ovunque e a tutti, ma anche che la percentuale di persone in difficoltà coi nuovi strumenti digitali, che oggi in Italia una è delle più alte in europa, dovrà scendere il più rapidamente possibile. L’Italia, assieme alla Germania ed al Giappone, è uno dei paesi più vecchi al mondo, il 34% della popolazione non ha mai usato Internet contro una media europea del 20% mentre ad usare regolarmente Internet è solo il 56% della popolazione contro una media europea del 72%. Questa situazione non è più sostenibile. Come già previsto nel Piano Nazionale della Scuola Digitale, è necessario introdurre il coding nelle scuole, fornire incentivi per didattica digitale e corsi online, nonché dare sostanza ed applicazione alla Internet Bill of Rights. Servono anche una serie d’iniziative per incentivare gli italiani alla transizione in un futuro che in molte parti del mondo è già presente. In questo la scuola è altamente strategica perché formando gli studenti competenti che poi saranno i cittadini di domani, crea una “domanda di futuro”, ovvero di adeguamento digitale dell’amministrazione, dell’editoria, dell’imprenditoria, del mondo della scienza. Tutto questo è già nel Piano Nazionale Piano Nazionale della Scuola Digitale appena rilasciato (qui e qui).
Start Up e Industria 4.0
Su questo tema molto ancora resta da fare sul fronte dei finanziamenti in capitale di rischio per quell’ecosistema di startup e PMI innovative che negli ultimi anni si è formato rapidamente e con grande forza Dobbiamo potenziare il fondo dei fondi per il co-investimento pubblico privato nei fondi di venture capital, incoraggiare gli investimenti in equity in start up abbassando le tassazione sulle rendite finanziarie, favorendo i fondi specializzati in venture capital, dobbiamo attrarre capitali dall’estero attraverso politiche di incentivazione e coinvestimento. Accompagnare e sostenere pesantemente la trasformazione all’Industria 4.0, rilanciando gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in Ricerca & Sviluppo, conoscenza e innovazione.
Il futuro scritto insieme
Tutto questo ed altro ancora è ciò che compone il piano integrato del Governo Italiano per il rinascimento digitale, un processo che ha già dato i suoi primi frutti ma per il quale ancora molto rimane da fare. Il futuro lo scriviamo insieme: nei prossimi mesi costruiremo un ecosistema digitale efficiente, moderno e organico, attraverso linee guida chiare e condivise, un’Italia finalmente al passo con il presente.
Ne parliamo il 21 novembre a Venaria nel corso del Digital Day, qui trovate un po’ di dettagli.
Italia, back to the future.
- Paolo Barberis
Consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio