Tra le pagine web degli open data del Comune di Firenze, ce n’è una che, a prima vista, pare un po’ strana e inconsueta. L’area tematica è quella bollente delle utility, delle società partecipate di servizi. Il termine public utilities significa “servizi di pubblica utilità”. È entrato di prepotenza nel vocabolario quotidiano e non solo degli addetti ai lavori. Il problema sta, in fondo, in quell’aggettivo “pubblico” che discende dal fatto che da sempre, nelle società industriali, c’è stata la chiara percezione che servizi come la distribuzione dell’acqua o dell’energia, avessero valenza pubblica o che, comunque, meritassero una attenzione del tutto speciale.
L’argomento, come tutti sanno, è intrigante ma di dimensioni colossali e non può certo essere affrontato in queste poche righe. Resta il fatto che oggi, mentre si parla ovunque di trasparenza, di dati aperti e opengov, molte informazioni prodotte o gestite dalle aziende che operano su questi “monopoli naturali”, sono tenute ancora ben strette (per usare un blando eufemismo) ed accedervi non è semplice.
Le motivazioni sono tante, molte indotte dal fatto che si tratta di realtà industriali che operano su di un mercato agguerrito e su ambiti strategici. C’è comunque un universo di comunicazione che attende di essere liberato e che può dare molto alle comunità, proprio nell’ambito del miglioramento dei servizi pubblici.
Di questo parla Francesco Di Costanzo nel suo libro “Cittadini di Twitter” (Indiscreto Stefano Olivari Editore) dove pone appunto il problema del rapporto tra social media e servizi pubblici locali. Il testo, Francesricco di contributi diversi e interessanti, contiene anche un divertente capitolo sulle “undici regole del twittatore pubblico”. È il primo testo in Italia che apre una finestra su questo delicato settore e merita certamente di essere letto.
Qui veniamo alla nostra pagina web.
Francesco fa il giornalista in Publiacqua, utility, appunto, che gestisce il servizio idrico integrato (anche) a Firenze e che, con il suo Presidente Erasmo D’Angelis, ha attivato un percorso di condivisione dei propri dati sulla piattaforma del Comune. Si tratta di azioni ancora sostanzialmente rare e che, per questo, vale la pena comunque di sottolineare.
La cosa potrebbe limitarsi ad un semplice incremento del contatore dei dati aperti fiorentini, ormai fatalmente incamminato verso i 400 dataset. In realtà (e fortunatamente) le cose sono ben diverse.
Facciamo un esempio. I fiorentini bevono l’acqua dell’Arno. Si tratta, nonostante il rango di “fiume nazionale”, di un torrentaccio che contrappone violente (e talvolta devastanti) piene autunnali a lunghi periodi di magra durante l’estate. Insomma, nonostante le intemperanze, per sei mesi all’anno di acqua ce ne è poca, alle volte pochissima.
Per questo c’è un lago artificiale, Bilancino, che alimenta il corso del fiume. Si riempie durante il tardo autunno e la primavera, e rilascia acqua in estate e poi generalmente fino a ottobre inoltrato, andando via via a svuotarsi. I cittadini all’avanzare del mese di settembre, temendo le autobotti, chiedono spesso preoccupati: “Ma… Bilancino, a che punto è?”. E poi, a novembre, durante l’ennesimo acquazzone, la domanda opposta, “Ma… Bilancino, con questa pioggia, si sarà riempito?”
Il vedere tra gli open data lo stato del lago in tempo reale, non appaga soltanto una curiosità. È piuttosto uno strumento per attivare nuovi meccanismi di consapevolezza sulla risorsa. Perché, sempre a tiro di click, sono esposti pure i volumi prodotti e immessi nella rete idrica. E basta un minimo di aritmetica per dividere i metri cubi ancora disponibili nel lago per la quantità distribuita ogni giorno, e avere così l’evidenza di una eventuale situazione critica, e percepire comunque la situazione di un bene così prezioso per la comunità in assoluta trasparenza.
Sono dati “grezzi” che tuttavia possono agevolmente essere elaborati per produrre ulteriori dati con contenuti più forti in termini di comunicazione e visualizzazione. Ma, esposta, troviamo pure l’etichetta dell’acqua, con le caratteristiche fisiche e chimiche allo stesso modo della bottiglia di minerale e altri dati e link utili.
I servizi di pubblica utilità si caratterizzano come necessities, i beni assolutamente necessari per la vita di una comunità. Rispondono cioè ad esigenze primarie di singoli cittadini e della società nel suo complesso, essendo anche alla base di tanti processi produttivi. Allo stesso tempo sono difficilmente o per nulla sostituibili con altri servizi.
Trattano poi di risorse comuni, da governare con saggezza, per le quali l’etica e la consapevolezza sono qualcosa più di un optional. Dunque siamo nell’ambito tipico nel quale la comunicazione e la trasparenza dei dati costituiscono un tema vitale. Anzi, diciamo che un bel po’ dei dati veramente importanti per leggere un sistema urbano, stanno proprio lì e, per buona parte, pure sotto chiave.
Il libro di Francesco affronta il lato della questione proprio dei social, sottolineando, tra gli altri, aspetti di grande interesse legati alla gestione delle situazioni problematiche o emergenziali, al damage reporting e, nel lungo periodo, all’uso consapevole della risorsa.
Gli open data del Comune danno una mano ulteriore, fornendo il materiale per un lavoro che, trovando terreno fertile, può essere di straordinaria portata. Non è che l’inizio, ma è un buon inizio.
Firenze, 8 marzo2013