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In Cina i maker sono già l’industria del futuro

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Subito dopo la travolgente esperienza della Maker Faire Rome ho lasciato l’Europa per un breve viaggio in Cina. Stanno succedendo un sacco di cose interessanti lì. Ci sono già stato due volte per brevi periodi, così questa volta ho deciso di andarci per incontrare un po’ di persone e partecipare a qualche evento a Shanghai e Shenzhen. Ho accettato l’invito a parlare di Arduino alla School of Design dell’ Hong Kong Polytechnic University e mentre ero lì, William Liang (assistant professor della stessa università) mi ha portato a visitare la Dim Sum Lab hackerspace.

Dim sum è un posto molto carino. Hong Kong è fatta di una miriade di piccole chicche come questa. Allo stesso modo DimSum Lab ospita una miriade di comunità con interessi diversi, dai programmatori ai maker.

Qualche giorno dopo un volo mi ha portato a Shenzhen per incontrare delle persone al SeedStudio. Mi hanno portato in giro per la città per scoprire la miriade di opportunità che questa offre.

I maker lavorano a stretto contatto con le attività produttive qui e hanno facile accesso a nuovi componenti e oggetti.

C’è ovviamente un vantaggio in questo. E alcuni maker, se ben organizzati, possono passare rapidamente da una piccola idea a una larga scala di produzione con costi molto più contenuti.

Questo non succede solo perché lavorano vicino alle aziende. Ma soprattutto perché sono vicini ad una polo produttivo dove il 90 percento delle parti elettroniche sono fatte in Cina e ognuno può assemblare un dispositivo velocemente grazie al facile accesso ai prodotti.

Recentemente il Seed Studio ha pubblicato la mappa dei maker di Dhenzher, che sembra un po’ come la mappa delle celebrità di Los Angeles. Solo che invece di avere informazione sulle ville degli attori famosi, qui trovi facilmente dove si trovano fornitori, artigiani e hakerspace.

Ci sono anche un molti progetti fatti con Arduino. Abbiamo scoperto però che più del 90 percento delle schede usate sono falsi. Non cloni di Arduino, ma falsi. Ne abbiamo discusso con i ragazzi di SeeStudio, che hanno sempre avuto un grande rispetto del marchio Arduino. E’ comprensibile, in un certo senso, che un Arduino fatto in Europa possa essere troppo costoso per molti cinesi. Sappiamo che l’interesse verso Arduino è enorme e stiamo lavoranno per fornire anche la Cina di originali schede Arduino.

Come diciamo spesso, non è solo un problema di fare schede e venderle in un altro paese. Bisogna creare tutta la documentazione ufficiale in cinese, con un forum ufficiale e una presenza sui social media. Bisognerebbe fare video esplicativi e condividerli su Youtube (che non è accessibile a molta gente in Cina). Dobbiamo insomma cambiare il modo in cui facciamo le cose per essere capaci di interagire con la comunità locale. Ci vorrà un po’.

In seguito, quando abbiamo visitato l’hakerspace di Shenzhen chiamato Chaihuo, alcuni di quelli che ho incontrato erano appena tornati dalla Maker Faire di Roma. Loro mi hanno mostrato le loro foto. E’ stato incredibile ascoltarli mentre raccontavano ai loro coetanei cosa avevano visto e quali progetti avevano conosciuto in Italia.

Mi hanno fatto molte e dettagliate domande e Eric Pan, del Seeds Studio, ha fatto un grande lavoro traducendo le mie risposte.

Dopo è stata la volta di Shanghai dove ho parlato al Sino-Finnish Center del College of Design and innovation alla Tongji University. Ho visitato la comunità del XinCheJian hackerspace e ho partecipato al HackedMatter, una giornata interamente dedicata a come ripensare la manifattura dal punte di vista dei racconti di fantascienza. Il topic era “come la professionalizzazione della cultura dei maker sta sviluppando legami stretti con le piccole aziende e i piccoli imprenditori, cioè con il nucleo della produzione di hardware in Cina” L’evento è stato organizzato da Silvia Lindter con il Shanghai Maker Carnival.

Durante l’Hacked Matter ho tenuto una conferenza sulla collaborazione, il concetto fondamentale per Arduino, sottolineando l’idea che l’innovazione non ha a che fare solo con la tecnologia, ma più sulla creazione di giuste collaborazioni con le persone giuste.

E’ stato interessante notare che la comunità dei maker a Shanghai è abbastanza diversa e composta non soltanto da persone del posto, perché molti stranieri si sono trasferiti lì. Al Maker Carnival ho conosciuto molti progetti di qualità e ho colto alcune differenze con la comunità di Shenzhen. E’ stato anche interessante capire come funziona la cultura cinese e come Arduino può creare canali per comunicare con quella cultura.

Le società di Open hardware di tutto il mondo avrebbero molti vantaggi facendo un giro da queste parti. In particolare se possono trovare qualcuno qui con cui lavorare. Mescolandosi con la comunità locale e andando otre la barriera linguistica. Ci sono molte persone di talento lì, capaci di realizzare progetti complessi. In molti hakerspace che ho visitato mi hanno fatto domande interessanti e sono stato molto fortunato ad avere qualcuno che mi traducesse le loro curiosità. Intelligenze che altrimenti non avrei mai scoperto né incontrato.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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