In Europa da settembre vanno a 1 giga al secondo: per favore non parlateci più di Adsl

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“Vogliamo la banda larga! Ce lo chiedono i nostri giovani!” Così titolava il giornale locale, ormai 5 anni fa, parlando del digital divide che affliggeva la zona pedemontana in cui vivo. Rilessi il titolo un paio di volte e sentii crescere una rabbia propositiva, una foga stanca dello status quo, giusta per decidere di provare con tutto me stesso a fare qualcosa. No, la banda larga non era un giochetto, un capriccio ludico richiesto “dai nostri giovani” come faceva intendere l’articolo.

DAL MECCANICO ALL’AGRICOLTORE: INSIEME CONTRO IL DIGITAL DIVIDE

Qualche mese più tardi, connesso il mio paesino al mondo, il primo contratto venne sottoscritto da un meccanico sessantenne. Mi disse: “Stavo per spostare l’officina in un altra zona, poiché qui, senza connessione, trasmettere i dati a motorizzazione e enti trasporti era un inferno”.

Nei mesi successivi incontrai agricoltori che avevano iniziato a vendere il loro prodotto bio su internet, agenti che avevano smesso di utilizzare cataloghi cartacei sincronizzandoli online, commercianti che con skype e mail finalmente potevano vedere e scegliere prodotti specifici e fornitori senza spostarsi, perfino nonnine che avevano visto per la prima volta la nipotina neonata in Australia.

No, Internet non lo chiedevano solo i giovani, lo pretendevano, e lo pretendono, tutte le persone che volessero affrontare il cambiamento nei più disparati settori, per non venire spazzati via e anzi poter migliorare velocemente.

In Europa lo sanno bene, il peso di Internet e dell’Economia Digitale nello scacchiere continentale è ben evidente osservando la composizione della Commissione Europea: due commissari, tra cui uno dei “Super Vice-Presidenti” che coordina l’attività dei colleghi.

Insomma, alla pari di lavoro, crescita, competitività, budget, foreign policy, ed energia, l’Agenda Digitale è una pedina chiave.

DG Connect è una sorta di “ministero europeo” che si occupa di questo tema, e proprio lì ho avuto la possibilità, nei mesi da Young Advisor, di captare diverse preoccupazioni sull’Italia Digitale. Ciò che turbava di più i funzionari non era la presenza di alcune zone totalmente digital divise (collegabili in velocità con soluzioni fixed wireless e pochi progetti co-finanziati) quanto la totale assenza di piani concreti per la banda ultra larga, per il vero futuro. “La cosa più assurda è vedere la mappa dei piani di copertura in fibra. L’Italia è una gigantesca cartina immacolata con qualche spruzzo di colore in pochi capoluoghi. Sono solo aree bianche”.

Cosa sono le aree bianche? Sono i territori in cui, secondo i piani ricevuti dalla Commissione, la banda larga è attualmente inesistente e non sono presenti piani di sviluppo nel prossimo futuro.

ITALIA COME LA GRECIA MENTRE L’EUROPA CORRE VELOCISSIMO

Continuano a dirci che siamo il terzo stato europeo, la seconda manifattura, ma nessuno sembra registrare il fatto che, per quanto riguarda le infrastrutture digitali, siamo ultimi insieme a Grecia. “Com’è possibile che non ve ne rendiate conto e non la viviate come una priorità” mi dicevano da Bruxelles. Me lo chiedevo anch’io, guardando la nonnina del paese indispettita dal movimento al rallentatore del suo nipotino, destinato a scomporsi in mille piccoli pixel sulla finestra di Skype.

Lunedì scorso proprio il nuovo direttore di DG Connect, l’Italiano Roberto Viola, ha ribadito il concetto, non risparmiando doverose pesanti critiche nei confronti del suo paese.

Il nuovo obiettivo europeo è il Gigabit (gi-ga-bit) al secondo (ripeto: un gi-ga-bit al se-con-do) nelle case.

Follia? Ebbene sappiate che a Settembre saranno sottoscrivibili le prime offerte nei Paesi Bassi, in Belgio e in Scandinavia. È possibile che al contrario in Italia si stia davvero ancora discutendo dei piani per i 20 Mbps? Davvero si fanno saltare tavoli e joint-venture, mettendo a rischio anche miliardi di euro di finanziamenti europei, per non voler procedere verso lo switch-off della rete in rame? Possiamo permetterci di avere luminari che scrivono sui quotidiani domenicali dell’inutilità della banda larga, quando ogni PMI, ospedale, scuola, salotto e…frigorifero hanno già bisogno di connessioni degne di un paese sviluppato?

Gli Stati Uniti persero la battaglia sul 3G, poco diffuso e difficile da implementare in un territorio ampio come quello americano, e hanno puntato direttamente sul 4g, divenendo riferimento mondiale. La prossima volta che assisterete al tavolo, al dibattito, alla tavola rotonda sul “futuro della rete” a 20 Mbps pensate alla connessione da 1 Gbps attivata il prossimo autunno, e chiedetevi se davvero i cittadini e le imprese italiane possono continuare a competere e vivere in questo contesto.

Non ci sono più scuse. Se siete brontosauri analogici, portabandiera dell’ultimo miglio anni ’50 in rame, esponenti del “basta il 56k con cui via FTP si faceva tutto”, fatevene una ragione. L’Italia deve fare una scelta, deve abbracciare il futuro, e questa scelta non può che essere salto tecnologico. Fare, o non fare. Non c’è provare “passando da una 20 mega ad una 50 mega”.

Perché, come dice Viola, ciò vorrebbe dire inseguire il passato senza andare lontano.

Forse servirebbe un po’ più di rabbia propositiva, di foga per connettere e digitalizzare il Paese. A giudicare dalla nonnina e dal meccanico iperconnessi sarebbe anche molto contagiosa…

FEDERICO MORELLO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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