Un’opportunità per l’estrema destra
Negli ultimi giorni, Los Angeles è stata colpita da incendi devastanti che hanno messo in ginocchio la città. In questo contesto drammatico, alcuni gruppi di estrema destra hanno colto l’occasione per aumentare la loro visibilità sui social media e raccogliere fondi. Questi gruppi, tra cui suprematisti bianchi e streamer legati al movimento Maga, si sono presentati come soccorritori, ma in realtà le loro azioni sembrano più orientate a promuovere i propri interessi che a fornire un reale aiuto.
Il turismo delle catastrofi
Esperti di monitoraggio dei gruppi estremisti hanno descritto queste attività come “turismo delle catastrofi”. Secondo Freddy Cruz, responsabile di un programma di monitoraggio, questi gruppi si recano nelle aree colpite da calamità per fare propaganda e raccogliere fondi, spesso a scapito delle vere vittime.
Ad esempio, Ryan Sánchez, un noto esponente di un gruppo di suprematisti bianchi, ha affermato di aver ricevuto più sostegno del previsto durante gli incendi, ma non è chiaro dove finiscano realmente le donazioni raccolte.
La disinformazione in azione
Oltre a raccogliere fondi, alcuni streamer hanno iniziato a produrre contenuti disinformativi sugli incendi. Un esempio è un “documentario” di 17 minuti che distorce la verità sull’origine delle fiamme e sulle azioni dei vigili del fuoco. Questi streamer, spesso in diretta streaming, si sono spacciati per reporter indipendenti, ma le loro azioni sollevano interrogativi sulla loro integrità e sul loro vero scopo. Alcuni di loro si sono addirittura filmati mentre tentavano di spegnere incendi, mettendo in pericolo se stessi e gli altri.
Il ruolo dei social media
I social media giocano un ruolo cruciale in questa dinamica. Le piattaforme come X e YouTube consentono a questi gruppi di monetizzare i loro contenuti, attirando così un pubblico sempre più vasto. Con la spunta blu che indica la possibilità di monetizzazione, molti di questi streamer cercano di raccogliere donazioni dai loro follower, sfruttando la crisi per guadagnare visibilità e fondi. Questo fenomeno solleva interrogativi etici su come le piattaforme gestiscono la disinformazione e l’uso strumentale delle tragedie.