Qualche settimana fa David Weinberger e Doc Searls, grandi vecchi di Internet, hanno aggiornato quelle che quindici anni fa, alla nascita del Web, suonavano come le istruzioni per una rivoluzione. Le chiamarono Manifesto Cluetrain, erano 95 tesi (come quelle di Lutero) e la prima recitava: “i mercati sono conversazioni“.
Sono passati quindici anni, moltissime delle tesi originarie si sono avverate, com’è il destino delle profezie. Sono arrivati i social network, l’e-commerce è esploso: i mercati sono diventati conversazioni, ma anche le conversazioni (le nostre) sono diventate un mercato. Le nuove tesi partono proprio da questo punto: ciò che è nostro, chi siamo noi, che cos’è Internet e perché deve restare così com’è. Libero, aperto, senza scopo. È la primissima tesi.
L’immagine scelta per il nuovo Manifesto.
Fonte: Cluetrain.com/newclues
Internet è nel suo modo particolarissimo un bene comune. Siamo noi a dargli valore, tutti insieme. Con quello che scriviamo, quello di cui parliamo, con i nostri blog, i nostri status su Facebook, i commenti che lasciamo dappertutto.
È fondamentale ricordarci che il valore siamo noi, e in quanto persone non siamo merci
E purtroppo lo stiamo diventando: la ricchezza di compagnie come Google o Facebook (e migliaia di altre, grandi o piccole) deriva dai dati che noi forniamo, dalle tracce che lasciamo online. I nostri dati vengono venduti ad altre aziende perché queste sappiano meglio che prodotti venderci, conoscendo (quasi) esattamente cosa ci piace o cosa ci può piacere. E oltre ad essere recepiti solo come consumatori, c’è il problema del controllo.
L’attuale tendenza a sostituire i siti web con le app (soprattutto su tablet e smartphone) rende le cose più comode ma meno libere. Una app, per quanto bella, è un mondo a parte, sconnesso dagli altri, e soprattutto controllato da altri.
Gli autori del primo Cluetrain Manifesto: Locke, Searls, Weinberger, Levine. Fonte: Redanglespanish.me
La particolarità del web è di essere come un enorme, gigantesco mondo fatto di Lego: ognuno può costruire una pagina con i suoi mattoncini, ed attaccarla alle altre pagine]. La libertà di linkare è anche la libertà, dunque, di costruire un mondo connesso da citazioni. Si chiama Rete per un motivo.
Le nuove tesi derivano dunque dalla profonda convinzione che internet siamo noi. E dato che siamo noi, possiamo controllarla
Possiamo costruire, insieme, una internet migliore.
Con molto meno odio, per esempio. O con maggiore privacy. O cercando di proteggere la neutralità della rete, ovvero il semplice fatto che internet è ottimizzato per scambiare informazione, qualunque essa sia. Chi vuole privilegiare lo scambio di determinate informazioni, toglierà questo privilegio a qualcun altro. Internet è quindi il posto orribile e meraviglioso che è perché siamo noi a renderlo così.
In una delle sue ultime interviste, Aaron Swartz ricordava come la gente gli chiedesse sempre se Internet salverà il mondo o lo distruggerà. Se vincerà il controllo globale dei dati, o invece uno spirito di libertà e rivoluzione. Sono entrambe forze in atto, più vive che mai. Ma chi fra loro vincerà dipende dalle persone, che sono internet. La risposta, in fondo, è sempre la stessa. Dipende da te.
ANDREA ZANNI