Anche quest’anno Mary Meeker, una dei principali analisti finanziari nel campo digitale, ha pubblicato il suo storico report.
Ci sono 2,4 miliardi di persone su Internet oggi; 1,3 miliardi di persone hanno uno smartphone collegato alla rete (e c’è ancora da crescere considerando che il parco mondiale di telefonini è di 5 miliardi). Ma ci sono grandi forze nell’innovazione tecnologica che stanno trasformando la rete, il computing ed anche la nostra vita e il modo di vivere. Gli effetti della digitalizzazione di massa cominciano a scaricarsi a terra in modo molto più tangibile.
E’ finita l’era del personal computing. Banda larga, smartphones e mobilità stanno trasformando il modo di fruire di servizi e contenuti. Su 1,1 miliardi di utenti attivi di Facebook, il 60% si collega ogni giorno e il 68% si collega da un smartphone.
In Cina l’accesso da telefonino ha già superato quello da PC.
Il tasso di crescita nell’adozione di iPad è tre volte superiore a quello di iPhone e i tablets hanno cominciato a trovare un loro spazio nell’ecosistema dei device informatici oggi utilizzati in massa.
Ma, soprattutto, la tecnologia mobile è nelle mani di un miliardo di persone e gli smartphones sono a tutti gli effetti un computer multimediale con a bordo una notevole memoria, capacità di elaborazione e sensoristica. Piattaforme che abilitano servizi completamente nuovi di cui abbiamo solo cominciato a vederne il potenziale.
Oggi quasi la metà degli acquisti su Groupon negli Stati Uniti provengono da telefonini. Anche Facebook comincia a sentire gli effetti di questa trasformazione, nel primo trimestre di quest’anno un terzo degli 1,1 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari proveniva dal mobile.
Già oggi ogni utente in mobilità cuba circa 2$ di ARPU per Facebook.
Cambiano le tecnologie, le abitudini degli utenti e cambia l’uso dei media. La crescita esplosiva del photosharing e di tutte le applicazioni connesse all’utilizzo, fruizione, elaborazione e condivisione delle foto è impressionante. 500 milioni di upload al giorno. Uno spazio dominato da Facebook (300 milioni) ma che negli ultimi due anni ha visto la crescita esplosiva di due nuovi contender, Instagram (acquisita da Facebook per 1 miliardo di dollari) e sopratutto Snapchat, applicazione che consente di mandare una foto ad amici che poi dopo alcuni secondi scompare (pare spopoli largamente tra i ragazzini per scambiarsi foto osè senza pericoli di essere esposti al pubblico ludibrio).
Stiamo entrando nell’era del video.
Youtube è un fiume che ingoia 100 ore di video al minuto ed in questo momento ne vengono caricati con Dropcam. Si cominciano a vedere anche fenomeni di adozione impressionanti nel campo dell’audio. Spotify (startup europea) con i suoi 20 milioni di utenti e 6 milioni di abbonati, viaggia verso il miliardo di dollari di ricavi.
Intanto all’orizzonte comincia ad affacciarsi la nuova frontiera, quella dei dati. Sono tante le forze in gioco in questo campo. Internet, sensori, cloud computing, big-data, open linked data. Informazione e dati sono largamente a disposizione per sviluppare nuove generazioni di applicazioni completamente diverse da quelle del passato. E’ come un enorme tavolo su cui sono sparpagliati miliardi di pezzi. Centinaia di startup si stanno cominciando a cimentare nel capire, organizzare, trattare, gestire e erogare questi dati. Una frontiera che è destinata a trasformare in modo profondo la scala delle possibilità oggi rese possibile da Internet. Waze è un primo leggero assaggio dello spettro di possibilità abilitate dall’era dell’internet computing.
Come se tutto questo non bastasse, si cominciano oggi ad osservare i primi segnali forti di quella che sarà la nuova era dopo il cloud: l’Internet delle cose.
Alcuni anni fa ho avuto modo di fare business con delle persone di NTT Docomo, manager che lavoravano nell’area dello strategic planning del più grande operatore dati al mondo. Il loro task era mantenere il business plan a 50 anni dell’operatore in cui è chiaramente evidenziato come la maggior parte degli accessi Internet nei prossimi anni sarà destinato ad essere quello da parte di oggetti collegati alla rete. Non si tratta solo di smart meters, ma anche di nuove generazioni di oggetti indossabili per uso personale, nuove interfacce (gli occhiali per la realtà aumentata di Google), automobili connesse (gli utenti di Pandora negli US già oggi la utilizzano via TV e in auto), robot, droni.
Tutto questo raccontato con numeri alla mano in 120 slides che sono un “must read” per chi fa startup nel campo di Internet.