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Iperbole su Internet: a Bologna 20 anni fa abbiamo creato la prima rete civica italiana

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Sono passati ben più di 20 anni dalla redazione del progetto della Rete Civica di Bologna, e – a parte qualche sfumatura lessicale e riferimenti tecnologici “obsoleti” – la visione strategica e gli obiettivi civici sono del tutto condivisibili e ancora desiderabili.

Sono 30 gli anni che ci separano dal primo collegamento dell’Italia (CNUCE di Pisa) a Internet, la rete globale.

Non moltissimi anni dopo, nel 1993, appena nato al CERN il WWW e rilasciata la prima interfaccia grafica (il glorioso Mosaic!), Bologna “scopre” la rete, ed è il Comune, l’istituzione di prossimità, promotore e protagonista principale dell’avvio della rete civica Iperbole (la prima progettazione è del ’93), di un percorso di innovazione tecnologica e sociale che si reinventa e si sperimenta di continuo, sempre su nuovi terreni “civici” fino ad oggi, con l”Agenda Digitale Locale scritta in modo partecipato, con la piattaforma collaborativa “Comunità”, ambiente di condivisione dei beni comuni, materiali e immateriali, con i progetti per la città-comunità digitale metropolitana.

Anche lo Statuto metropolitano con la “Carta per la nuova cittadinanza”, rilancia e si impegna sul piano formale e sostanziale e recita “Tutti i cittadini hanno eguale diritto di accedere alla rete internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico, sociale e territoriale. La Città metropolitana si impegna a sviluppare progettualità adeguate per garantire l’esercizio di tale diritto”….. ”La Città metropolitana agli scopi sopra descritti assicura un ampio ricorso a forme di consultazione e modalità di partecipazione in rete, promuovendo l’elaborazione e lo sviluppo delle forme di democrazia digitale.”

Ma torniamo al ’93/94.Il progetto della rete civica Iperbole è nato dal felice incontro fra la visione politico-strategica di un’amministrazione pubblica locale, il Comune di Bologna, aperta per tradizione all’uso delle tecnologie nei servizi e la disponibilità dell’infrastruttura tecnologica di collegamento a Internet una opportunità offerta dal Cineca.

Il centro, col servizio NETTUNO, connesso direttamente all’ “autostrada telematica” con il nodo di Parigi, evitava le strettoie della normativa italiana di allora (GARR) ) e delle competenze specialistiche (logiche, informatiche, progettuali) messe in campo dall’Università di Bologna e dal Cineca stesso.

La frequentazione della “rete” nel ’93 era praticata dalla comunità accademica, mentre gran parte del mondo fuori delle università, anche quello delle imprese.

Non si aveva idea di cosa fosse Internet, né di come fosse già cominciata, in modo positivamente irreversibile, la trasformazione digitale in tutti i campi della conoscenza e dei processi produttivi e relazionali.

La composizione meticcia – umanistica e tecnico-scientifica – del gruppo di lavoro nato attorno a Iperbole, produsse un dream team con capacità, punti di vista ed esperienze diverse (di docenti, ricercatori, informatici, amministratori, civil servant dell’Amministrazione).

Una composizione che diede vita a un’avventura amministrativa, professionale e progettuale sfidante e pionieristica, di condivisione di campi d’azione, di sperimentazione trasversale e ricerca applicata ai servizi, di fund-raising nell’ambito di progetti europei attraverso reti e partenariati pubblico/privati che ne rafforzavano le caratteristiche di best practice avanzata ma anche portabile/trasferibile.

L’ambiente stesso, “reciprocamente fertilizzante” – una specie di start-up ante litteram, in ambito pubblico – rese relativamente facile disegnare i primi usi sociali e civici, applicabili al contesto urbano, capire come questa tecnologia (in realtà un vero e proprio mondo allo stato nascente nella sua allora potenziale dimensione di massa) potesse essere declinata efficacemente al servizio della cittadinanza e dell’amministrazione, e fosse promettente per immaginare politiche e pratiche fino a quel momento inesplorate.

L’ “invenzione di Iperbole” forse è dovuta a un momento di serendipity, da una fortunata coincidenza di relazioni, saperi e volontà politiche di innovazione, prima di tutto amministrativa (il primo assessore all’innovazione amministrativa Stefano Bonaga).

Iperbole: servizi online per i tutti cittadini

Fin dagli anni del decentramento dell’anagrafe e degli sportelli informatizzati nei Quartieri di Bologna l’automazione tradizionale era entrata nella ri-organizzazione comunale di funzioni e processi (anni ’60). In questo caso, quello di Iperbole, si voleva coniugare un approccio comunicativo human/citizen centred si direbbe oggi – che avveniva già con una rete di sportelli informativi e postazioni self service sul territorio – con l’utilizzo delle nuove tecnologie per informare i cittadini, interagire con loro in modo paritario (e anche peer to peer!) attraverso e nella rete, per progettare nuovi modelli di comunicazione dialogica, anche elettronica.

Il 9 gennaio 1995 – presso l’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico, a Palazzo d’Accursio, in piazza Maggiore, centro amministrativo, civile, storico e simbolico di Bologna – venne aperto lo Sportello Iperbole, un front office aperto tutto la giornata, per la distribuzione gratuita a cittadini e organizzazioni pubbliche e no profit delle connessioni alla rete civica cittadina, dedicato all’accoglienza e all’accompagnamento dei primi netizens nella nascenda comunità digitale.

I servizi forniti erano:

1. l’accesso gratuito alla Rete Civica a tutti i cittadini residenti maggiorenni, agli Enti pubblici metropolitani, Associazioni no-profit, Scuole, anche per fornire informazioni in rete (spazio web sui server di Iperbole, da subito aperti alla città per contenuti di interesse pubblico);

2. una casella di posta elettronica per comunicare anche con l’Amministrazione Comunale in tempo reale; gruppi di discussione e di dibattito (newsgroup Usenet) di Bologna e del mondo – sia promossi dall’ Amministrazione Comunale che proposti dai cittadini stessi – per scambiare opinioni su argomenti diversi (i social del tempo!);

3. l’accesso alle pagine Web della Rete Civica di Bologna, un sito con informazioni su servizi e attività dell’Amministrazione comunale e su manifestazioni, avvenimenti, associazioni, enti, scuole, università e altre istituzioni legate alla realtà cittadina.

Una iniziativa allora inedita – e in qualche modo audace – per un ente locale. Prese così concretamente corpo come vero e proprio servizio la prima esperienza italiana, e seconda in Europa, di telematica civica promossa da un’Amministrazione comunale, un progetto destinato ad avere grande risonanza e molti riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, anche il primo e più importante di allora: la Bangemann Challenge.

La prima civic network in Europa era nata solo qualche mese prima ad Amsterdam (De Digitale Stad) ma il “modello bolognese”, pur guardando con interesse all’esperimento olandese con il quale si collaborò da subito, si differenziò da quello per i tratti più europei e meno anglosassoni, più Comune e comunità in rete che civic network/freenet all’americana. Quelli nordamericani erano infatti nei primi anni di internet, un po’ sognatori e molto libertari, l’unico esempio consolidato di servizi comunitari-communities on line per tutti. In quel caso associazioni e Università erano promotrici e fornitrici di accesso e servizi agli utenti in rete.

Interattività, accesso, alfabetizzazione, condivisione, dialogo, informazione, trasparenza: queste le parole-chiave che hanno guidato progetti e attività della rete civica Iperbole, un’originale fuga in avanti per l’Amministrazione che si propose come “provider pubblico”, come piattaforma abilitante si direbbe oggi, rivendicando il ruolo di garante civico dei nuovi diritti emergenti nell’era del digitale e della “cittadinanza elettronica”.Facendo anche giurisprudenza e misurandosi su di un terreno inedito per una amministrazione abituata ad altre tipologie, tradizionali, di servizi alle persone. La città rispose con entusiasmo, passione e disponibilità all’“invenzione” di Iperbole e il sito www.comune.bologna.it divenne presto un punto di riferimento per “iperboliani” e navigatori, alimentando senso di appartenenza e di orgogliosa identità.

Una comunità di cittadini elettronici ancora attivi

In questi oltre venti anni la comunità digitale bolognese è cresciuta, i cittadini elettronici sono maturati, i servizi in rete si sono moltiplicati, nuove parole-chiave sono entrate nel vocabolario in divenire dell’innovazione digitale e sociale. Gli attuali programmi metropolitani di telematica civica vogliono rafforzare – simbolicamente e concretamente – un legame ideale con gli inizi sperimentatori, quando la democrazia in rete, certo con un po’ di naiveté, sembrava a portata di mano e il fattore tempo, necessario e fisiologico all’appropriazione tecnica e sociale dell’ambiente/esperienza virtuale, ininfluente.

Ma il DNA di “rete policentrica versus broadcasting” è rimasto vivo in Iperbole con il supporto e la collaborazione dei suoi co-autori, i cittadini, che sono il vero motore del capitale sociale territoriale, anche digitale.

La “storia” di Iperbole e del suo sviluppo nel tempo – sia nei momenti di maggiore innovatività, così come in quelli di consolidamento, ripensamento e di criticità condivise con altre esperienze di telematica pubblica nel Paese -, si colloca in qualche modo in dialogo / parallelo / sincronia con l’evoluzione di Internet e delle tecnologie mediali, partecipe del processo di “popolamento” dell’ecosistema digitale italiano come nuova “sfera pubblica”, dalla fase aurorale fino alle comunità intelligenti e collaborative verso cui si sta andando.

LEDA GUIDI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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