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Iran: il Consiglio Supremo del Cyberspazio rimuove il ban per WhatsApp e Google Play Store

Il primo passo verso l'allentamento delle restrizioni su Internet in Iran dopo 15 anni.

Logo di WhatsApp e Google Play Store in Iran
Il Consiglio Supremo del Cyberspazio dell'Iran revoca il divieto su WhatsApp e Google Play Store.

Un cambiamento atteso da tempo

Il Consiglio Supremo del Cyberspazio dell’Iran ha recentemente approvato all’unanimità la rimozione del divieto per l’utilizzo di WhatsApp e Google Play Store nel paese. Questa decisione rappresenta un passo significativo verso l’allentamento delle restrizioni che sono state in vigore per oltre 15 anni. Il Presidente riformista Masoud Pezeshkian, in carica dal 2021, ha fortemente sostenuto questa iniziativa, che potrebbe cambiare radicalmente il panorama digitale iraniano.

Le restrizioni su Internet in Iran

Nonostante questo progresso, l’Iran rimane uno dei paesi con le più severe limitazioni sull’accesso a Internet. Secondo il rapporto di Freedom House, l’Iran occupa il terzo posto nella classifica dei paesi che ostacolano l’accesso alla rete, subito dopo Cina e Myanmar.

Negli ultimi anni, il governo ha bloccato l’accesso a Internet in diverse occasioni, specialmente durante le proteste popolari, come quelle del 2009, 20, quando la popolazione ha manifestato contro il regime.

Le promesse di riforma del Presidente Pezeshkian

La rimozione del divieto per WhatsApp e Google Play Store è una delle promesse fatte dal Presidente Pezeshkian durante la sua campagna elettorale. Tuttavia, la decisione finale deve ancora essere ratificata dall’ufficio del leader supremo Ali Khamenei. Anche se l’accesso al Google Play Store potrebbe consentire agli utenti di scaricare VPN per aggirare altri blocchi, ci sono preoccupazioni riguardo a un possibile aumento della sorveglianza e delle restrizioni.

Il futuro dell’accesso a Internet in Iran

Secondo alcune fonti, la decisione di rimuovere il divieto potrebbe essere solo una mossa propagandistica.

Si prevede infatti un’intensificazione della sorveglianza, con il tracciamento degli utenti tramite indirizzo IP e l’implementazione di misure legali contro le violazioni delle normative su piattaforme straniere. Inoltre, si parla di una classificazione degli utenti in base alla loro professione e alla loro vicinanza ai centri di potere, stabilendo diversi livelli di accesso a Internet.

In futuro, potrebbe essere previsto anche il ripristino dell’accesso a YouTube, ma solo attraverso un portale governativo. Questo scenario solleva interrogativi sulla reale libertà di accesso a Internet in Iran e su quanto le riforme promesse possano tradursi in cambiamenti concreti per i cittadini.

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