Italiani mai più fuori dai concorsi. Una circolare ci rimette in gioco

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“Not4italianpeople” è il titolo della petizione lanciata con Riccardo Luna – oggi Digital Champion – e Massimo Banzi – Presidente della Fondazione Make in Italy -, nel giugno scorso per chiedere al Ministro dello Sviluppo economico di intervenire sulla normativa che disciplina le operazioni a premio ed i concorsi.

E questo per permettere ai cittadini italiani di partecipare ai contest internazionali con premi milionari, fama e gloria sempiterna promossi da giganti del web e colossi del mondo dell’innovazione

Ne avevo già scritto su Che Futuro: la petizione, frattanto firmata da circa 2000 persone, muoveva dall’amara constatazione che decine di volte, negli ultimi anni, la complessità della disciplina italiana della materia – probabilmente combinata ad un pizzico di comprensibile pigrizia interpretativa da parte dei legali delle grandi multinazionali dell’innovazione – aveva indotto i promotori di ogni genere di concorso ad escludere espressamente gli italiani dal novero dei soggetti legittimati a partecipare alle iniziative a premio, in compagnia dei cittadini di un nugolo di altri Paesi tipo Iran, Cuba, Myanmar, Corea del Nord, Sudan o Siria.

Era successo, negli anni, che giganti del calibro di Google o, da ultimo, della Intel fermassero sulla porta dei loro concorsi, normalmente volti a promuovere l’innovazione nel mondo ed a premiare le idee più innovative, quasi provenissimo da un impenetrabile “ghetto normativo”

E chissà quante decine di milioni di euro i nostri cittadini avrebbero potuto aggiudicarsi se fosse stata loro offerta la possibilità di partecipare a queste iniziative e, soprattutto, quanta fama e notorietà in più avrebbero avuto l’ingegno e la creatività italici nel mondo.

Il logo della petizione firmata da migliaia di utenti in rete

Non lo sapremo mai perché sin qui si è – per la verità spesso a torto – ritenuto che chiunque volesse aprire a cittadini italiani un concorso di questo genere avrebbe dovuto adeguarsi ad una serie piuttosto articolata di norme e normucole e, soprattutto, versare in Italia una fideiussione pari all’ammontare complessivo del premio messo in palio.

Condizioni sufficienti a scoraggiare i più, anche solo dal provarci e da indurre i più grandi a sacrificare il nostro Paese ed i suoi cittadini pur di non confrontarsi con un tal labirinto regolamentare.

Ma da domani potrebbe essere diverso. Una circolare del Ministero dello Sviluppo economico, infatti, chiarisce finalmente come deve essere letta la normativa italiana che disciplina la materia. E soprattutto come devono essere interpretate le numerose ed importanti eccezioni alla sua applicazione. Inutile sostituirsi ai capaci, volitivi e determinati funzionari e dirigenti del Ministero nel tentativo di riassumerne pensiero ed indicazioni. Meglio, decisamente, evitare ogni rischio di equivoco e fraintendimento e rimandare nel dettaglio al testo integrale della circolare sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.

Qui, infatti, sembra sufficiente segnalare come la sostanza sia che la disciplina italiana che, sin qui, ha costretto – a torto o a ragione – gli organizzatori di manifestazioni a premio e concorsi con premi faraonici a tagliare fuori i cittadini italiani, non trova, secondo il Ministero, applicazione quando “le iniziative premiali” siano “basate sulle capacità e sull’abilità dei partecipanti di produrre opere di carattere letterario, artistico o scientifico, oppure progetti o studi in ambito commerciale o industriale e non generici lavori non aventi tali specifiche caratteristiche” e quando “i premi risultino configurabili, alternativamente, come corrispettivo di prestazione d’opera, riconoscimento del merito personale o titolo d’incoraggiamento nell’interesse della collettività”.

Poche migliaia di caratteri in tutto che potrebbero valere decine di milioni di euro negli anni a venire per i cittadini italiani ma che, soprattutto, valgono già oggi a riconoscere anche alla genialità e creatività italica il diritto a partecipare, nel nuovo teatro globale, a scrivere straordinarie pagine di futuro e di innovazione a colpi di genio ed idee brillanti.

Ma non basta. Perché la circolare del Ministero dello Sviluppo economico non si limita a chiarire i limiti dell’applicazione della disciplina della materia, ma aggiunge che, all’esito di tali chiarimenti, “eventuali ulteriori dichiarazioni” di esclusione dei cittadini italiani dalla partecipazione a contest come quelli sin qui promossi “da parte dei soggetti promotori potranno essere ritenute discriminatorie ed ingannevoli, non corrispondendo, o non corrispondendo più, all’effettiva situazione normativa italiana”.

Come dire forte e chiaro a tutte le multinazionali in ascolto che, da ora, non si potrà più escludere gli italiani dal partecipare a certi tipo di concorsi innovativi, accampando come scusa – in buona o cattiva fede – la complessità delle regole di casa nostra

La strada che porta al futuro è ancora lunga, tortuosa ed in salita e le regole di casa nostra non sempre le migliori compagne di viaggio, ma un piccolo grande passo nella direzione giusta è stato indiscutibilmente compiuto. E di questo bisogna esser grati a chi ha teso l’orecchio verso la Rete e – registrato il problema – al momento giusto ha trovato la volontà e le parole per risolverlo e superarlo.

GUIDO SCORZA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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