JurisWiki, così un avvocato ha reso open le banche dati giudiriche

innovaizone

Qualche giorno fa, il web ha dato il benvenuto ad un nuovo progetto open data: JurisWiki.it, la prima piattaforma collaborativa e open per l’informazione giuridica. JurisWiki è un sito web che raccoglie, in un unico luogo, tutte le sentenze rese disponibili liberamente dalle principali corti italiane, straniere e internazionali, e le rende facilmente reperibili e fruibili senza vincoli di copyright o barriere di accesso.

In questo modo, avvocati, giudici, commercialisti e privati cittadini possono avere facile accesso a centinaia di migliaia di sentenze.

Ma non solo.JurisWiki, come dice il nome, è basato anche sul crowdsourcing: come sui wiki, chiunque può caricare nuove sentenze oltre alle diverse decine di migliaia già inserite dallo staff del progetto. Gli utenti possono anche contribuire perfezionando e commentando i provvedimenti, scrivendo massime, aggiungendo annotazioni e inserendo link ad altri provvedimenti o testi legislativi.

Il progetto nasce da un’idea di Simone Aliprandi, avvocato attivo nel settore proprietà intellettuale e diritto ICT, conosciuto in rete per le sue iniziative di divulgazione in ambito open, come i libri e gli articoli dedicati alle Creative Commons. Simone è un giurista e si è sempre occupato di temi come open access e open data. Era naturale che queste due anime si incontrassero sul tema del libero accesso all’informazione giuridica. Tema che forse interessa a pochi, ma come l’accesso aperto alla letteratura scientifica riguarda quello che dovrebbe essere un bene comune (le sentenze dei giudici, per legge in pubblico dominio) che spesso viene “rinchiuso” in database proprietari e venduto a caro prezzo.

Il mercato delle banche dati giuridiche in Italia è infatti un oligopolio di circa tre o quattro grandi editori e di altri soggetti più piccoli che offrono servizi più verticali e limitati.

Si tratta di immense banche dati che in verità non contengono solo i testi dei provvedimenti giurisdizionali, ma anche il loro commento da parte dei giuristi specializzati, le massime estratte, il collegamento con la normativa vigente e con le riviste giuridiche.

Il lavoro dunque è certamente complesso, richiede forti competenze e investimenti. Questi database sono stati commercializzati per anni sotto forma di CD o DVD e nell’ultimo decennio si sono spostati sul web, con un accesso rigorosamente a pagamento. Pur non essendoci un copyright sui testi delle sentenze (grazie all’art. 5 legge 633/1941) esiste però un copyright su tutto il resto, e vi è comunque un diritto sui generis sull’organizzazione del database.

Le case editrici vantano dunque, legittimamente, dei diritti su queste loro opere.

D’altra parte, il web è pieno di testi parziali o integrali di sentenze (esistono infatti vari siti di informazione giuridica), e da qualche anno le stesse corti hanno messo online i testi sui loro siti ufficiali.

Quello che non esisteva era un unico collettore di questi documenti, che li organizzasse secondo un unico standard e li rendesse il più accessibili possibile, con un esplicito approccio open.

JurisWiki riempie questa lacuna, con un dichiarato spirito “open data” e un’impostazione di sito collaborativo aperto alla contribuzione di chiunque.

È dunque immediato fare il paragone fra JurisWiki e public.resource.org, il progetto americano che cerca di fornire ai cittadini statunitensi accesso all’informazione giuridica, “racchiusa” nel database proprietario PACER. La lotta contro PACER fu uno dei grandi successi di Aaron Swartz, e il primo vero scontro con le autorità americane: fu per colpa di uno script che scaricò le leggi da PACER (leggi in pubblico dominio), che Swartz venne “attenzionato” dall’FBI.

Simone Aliprandi

Oltre le difficoltà tecnologiche e di catalogazione, dal punto di vista giuridico i dubbi più grandi riguardano il copyright e la privacy. Quest’ultima è sicuramente più problematica, dato che non esiste consenso unanime sulle modalità con cui gestire i dati personali contenuti in questi documenti (come spiegato in questo articolo scritto dallo stesso Simone).

Infatti, benché il sito sia stato messo online solo il 21 aprile scorso, Simone è stato costretto ad oscurare momentaneamente tutti i documenti provenienti dalla Corte di Cassazione (più di 400 mila sentenze) dopo la segnalazione di alcune falle nel sistema di oscuramento dei dati personali presenti. Falle che – è importante precisarlo – dipendono non da JurisWiki ma dalla fonte originaria, cioè in questo caso dalla stessa Cassazione, che continua a diffondere quei dati personali sensibili sul suo sito ufficiale. Il tema ha generato anche un interessante scambio di opinioni su Twitter tra Aliprandi e l’ex Garante Privacy Pizzetti.

In attesa che si sciolgano anche questi nodi, non possiamo che salutare con favore la nascita di un portale che faciliti l’accesso dei cittadini alle leggi e alle sentenze: nel complesso rapporto fra l’informazione, potere e democrazia, l’informazione giuridica gioca sicuramente un ruolo di primo piano.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Mappe, turismo, cultura: così in Toscana abbiamo federato l’Opendata

lifestyle

Viviani: Perché i millennials sono una generazione di schiavi felici