Nel 1900 Vienna era la culla dell’arte moderna, grazie anche alla Secessione Viennese (Associazione di Artisti Visivi Austriaci) e la Wiener Werkstätte, una famosa ditta viennese formata da artisti visivi e artigiani fondata nel 1903 dall’imprenditore Fritz Waendorfer, dall’architetto Jose Hoffman e dal pittore Koloman Moser.
La Fondazione Beyeler ha ora allestito in Svizzera la prima esaustiva mostra dedicata a questo tema così sfaccettato. In mostra ci saranno circa 200 dipinti, acquerelli, disegni, ma anche modelli architettonici, mobili, tessuti, oggetti di vetro e argento, poster e fotografie.
Alla fine del vecchio e all’inizio del nuovo secolo Vienna, come capitale imperiale e città residenziale, era diventata teatro di un profondo cambiamento epocale. In quegli anni la città attraeva come un magnete gente da tutto l’impero Austro-Ungarico nella roccaforte delle arti visive, della musica, della letteratura, delle arti applicate e dell’architettura.
Il clima artistico e intellettuale di Vienna di quegli anni oscillava tra la tradizione e un nuovo inizio, tra la fede nel progresso e una depressione apocalittica. Franz Kafka e l’autore viennese Arthur Schnitzel progettavano una visione pessimistica del mondo. Otto Wagner nell’architettura, come Klimt nella pittura e Freud nella scienza, impersonificavano quel profondo cambiamento di paradigmi che aveva introdotto impulsi essenziali che avrebbero dovuto influenzare l’arte delle generazioni successive.
La fondazione della Secessione Viennese (Associazione di Artisti Visivi Austriaci) da parte di Klimt, Hoffmann, Olbrich e altri pittori, scultori e architetti nel 1897, diede il via a un prosperare delle arti in città che sarebbe durato per due decadi e che diede l’impulso allo sviluppo programmatico del gesamtkunstwerk interdisciplinare conosciuto come il Modernismo Viennese.
Gli artisti della Secessione Viennese contrastavano le definizioni tradizionali, conservative e storicistiche dell’arte e propendevano per un riconoscimento pubblico dell’arte a livello internazionale. Il concetto di gesamtkunstwerk era interpretato come una collaborazione tra artisti. La vita di ogni giorno si doveva fondere con l’arte.
La mostra va dalla fondazione della Secessione Viennese fino alla fine della I Guerra Mondiale nel 1918, l’anno della morte di Klimt, Wagner, Schiele e Moser. Al centro della mostra sul Modernismo Viennese ci sono i noti ritratti e i paesaggi di Gustav Klimt, le pitture delle figure espressive di Egon Schiele e i leggendari disegni erotici di entrambi gli artisti. Inoltre sono presenti anche i lavori dei giovani Oskar Kokoschka, Richard Gerstl e Arnold Schoenberg.
Il filo conduttore di tutta la mostra è l’idea del gesamtkunstwerk, un leitmotiv degli artisti, degli artigiani e degli architetti della Secessione Viennese e della Wiener Werkstätte, come testimoniato dai modelli e dai dipinti, dagli edifici più importanti e dai mobili disegnati dai maggiori architetti del tempo – tra cui Otto Wagner, Joseph Maria Olbrich, Josef Hoffman, Adolf Loos – così come oggetti delle arti applicate, specialmente quelli di Koloman Moser.
La mostra è affiancata da un vasto programma di film, musica, cabaret e letteratura. Un autentico caffè viennese dà il benvenuto ai visitatori del museo fino al 16 gennaio.