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La buona scuola che parte dai Fablab

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Alla Città della Scienza di Napoli si è da poco conclusa l’ottava edizione di Smart Education & Technology days, la convention nazionale dedicata al mondo della scuola promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla Fondazione Idis-Città della Scienza.Tre giornate piene di contenuti e di persone, che hanno “chiamato alle armi” docenti, dirigenti scolastici e studenti delle scuole di ogni ordine e grado, educatori, formatori, tutti lì per confrontarsi, insieme ad istituzioni, associazioni, aziende, laboratori formativi, sui temi della buona scuola.C’eravamo anche noi di Medaarch, con progetti e applicazioni risultati da programmi di ricerca e di formazione sviluppati all’interno del nostro Mediterranean FabLab.

Scuola, innovazione, tecnologia, digitale, fondi, scoperta, futuro: queste alcune delle parole chiave, in cui spesso mi sono imbattuta durante la kermesse.

Ma ce n’è stata una, in particolare, che ha colto la mia attenzione: esperienza.Si è discusso moltissimo del valore dell’esperienza come strumento per conoscere il mondo o come luogo ideale per insegnare in modo incisivo, e per apprendere nel modo migliore.Si è parlato di come le nuove tecnologie stiano determinando una nuova esperienza di educazione, e di come la scuola debba riuscire a stare dietro a questi grandi mutamenti.

E i cambiamenti, paradossalmente, spesso arrivano sempre da chi di esperienza ne ha ancora poca, ma proprio per questo riesce a vivere e implementare i processi innovativi a cuor “leggero” e mente tesa alla scoperta, partendo da conoscenze e competenze proprie, per scardinarle e andare al di là di esse, lasciando dietro le convinzioni per donarsi di nuovi punti di vista.

Un po’ come fanno i giovani, che, al di là della preparazione culturale, grazie alle emozioni riescono ad interiorizzare il sapere e l’esperienza, a viverle in prima persona ed in prima persona a sentirle grazie all’interattività digitale, alla personalizzazione ed alla condivisione di quel sapere e di quelle conoscenze che passano, a loro volta, attraverso nuove modalità esperienziali.

Se, allora, è vero che i nuovi linguaggi partono dalle nuove generazioni, bisogna comprendere il modo in cui i giovani esperiscono queste stesse innovazioni, per capire come insegnare loro il valore, vero e prezioso, di tali rivoluzioni e le loro applicazioni nella società. Perché, come ha detto Derrick De Kerckhove allo Smart education & technology days

“Noi finora abbiamo sempre insegnato ai ragazzi le risposte.

È arrivato il momento di capire che dobbiamo insegnargli le domande”.

E se è vero che le nuove tecnologie, come la stampante 3D, hanno un enorme immaginario connettivo, è vero anche che bisogna insegnarne l’applicazione, condividerne la conoscenza, affinché quell’immaginario si traduca in un progetto pratico e di valore per la propria esperienza e per la comunità tutta.

La nostra scuola – a parte qualche realtà particolarmente eccezionale -, da anni ormai ha intrapreso strada della pura didattica, magari anche bella ma che rischia di accantonare preziosi contenuti. Prima, invece, la forza della scuola italiana consisteva nel trasmettere ricche conoscenze ed esperienze volte a nutrire ottime competenze e formare quei “cervelli” accolti in tutto il mondo.

Qual è, allora, oggi il modo migliore per la scuola di assolvere il suo compito?

Senza dubbio quello di aprirsi al nuovo, di rinnovare la metodologia d’insegnamento aprendosi ad una condivisione del sapere e sposando l’approccio al “fare per conoscere”.Oggi la scuola – così come le istituzioni – deve saper cogliere la nuova pratica dell’apprendimento e i processi cognitivi dell’esperienza, per poter comprendere il vero valore del mutamento.E quando, a proposito di buona scuola, si parla di nuove pratiche dell’apprendimento per una scuola digitale, non posso non pensare al ruolo fondamentale che hanno i FabLab. Perché nei FabLab c’è un mondo fatto di idee che vengono realizzate attraverso la condivisone e l’apertura all’innovazione. Perché i FabLab sono luoghi dove ogni giorno si fa ricerca per creare il futuro, piuttosto che rincorrerlo. Perché il fare cose è sempre stata un’attività sociale e ha sempre avuto a che vedere con l’essere connessi con altre persone e con il mondo, e adesso con il digitale è più facile creare queste connessioni per poter fare insieme.

Ecco perché oggi si parla tanto di quanto sia importante che i FabLab entrino nelle scuole: non tanto perché le scuole debbano dotarsi di nuove tecnologie, quanto soprattutto perché le scuole dovrebbero accedere alla possibilità di condividere esperienze, macchinari e risultati in luoghi dove la tecnologia è collaborativa e, soprattutto, diffusa.La Medaarch e di Mediterranean FabLab hanno deciso di lanciare il programma Mediterranean FabLab @ School, una sfida che abbiamo creato al fine di dar vita ad una nuova esperienza didattica e laboratoriale, per le scuole e con le scuole.

Introdurre la manifattura digitale a scuola vuol dire aprire nuove opportunità per le scuole e per i loro studenti, da un lato valorizzando le competenze professionali dei docenti e, dall’altro, sviluppando le competenze digitali degli studenti.Questo processo affianca i sistemi di didattica classici a nuove pratiche di apprendimento, fatte di esperienze di produzione, di prove ed errori, di attività di ricerca, collettiva ed aperta, all’interno del mondo del lavoro, che rendono lo studente cosciente e partecipe del valore dell’innovazione che sta costruendo per sé e per il proprio territorio, contribuendo alla crescita di entrambi.

Mediterranean FabLab @ School vuole essere un’esperienza di formazione inedita, dove la conoscenza deriva dall’esperienza, dal fare e dal condividere attraverso competenze diverse, per dar vita ad una visione nuova che tenga conto dell’innovazione, della consapevolezza e dei processi creativi.Ci crediamo fortemente, perché dal 2008 lavoriamo anche con le scuole, rispondendo alla loro necessità di innovarsi e implementare le proprie competenze digitali, per ottimizzare l’ingresso degli studenti nell’attuale mondo del lavoro che richiede sempre più competenza e versatilità. Ci crediamo fortemente, perché crediamo fortemente nella scuola aperta quale laboratorio permanente di ricerca, di sperimentazione e di formazione condivisa, attento a declinare le nuove opportunità sulle esperienze e le esigenze di chi vuole conoscere il futuro, nutrendo una nuova didattica che sia in grado di costruire una strada preziosa per conoscere il mondo e suscitare il desiderio di imparare.Ecco, secondo me, perché (e come) la buona scuola è possibile.

Concludo, condividendo con voi un video che rivela cosa è il “Mediterranean FabLab @ School”, dal racconto dei suoi protagonisti: gli studenti. Con le loro parole e le loro emozioni, questi quindici straordinari ragazzi raccontano cosa significa fare alternanza scuola-lavoro, e cosa significa farla all’interno di un FabLab.

FRANCESCA LUCIANO

Cava de’ Tirreni, 24 Novembre 2015

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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