La meraviglia della stampa 3d spiegata ai nonni

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Le parole sono utili, i racconti e le spiegazioni scientifiche anche, ma finchè una tecnologia non si rende evidente nel risolvere problemi quotidiani o facilitare la nostra vita in modo concreto è difficile capire perchè è importante investirci.

Il punto della fabbricazione rapida non è, per esempio, solo mostrare come funziona tecnicamente una stampante 3d, una lasercut o una fresa a controllo numerico. Conta soprattutto rendersi conto di cosa significhi in senso più ampio la sua applicazione nella nostra società. In che modo quindi la sua portata dirompente ci tocca direttamente e molto più rapidamente di quanto altre tecnologie lo hanno fatto nel passato.

Con Wefab, progetto che sto seguendo parallelamente a Openwear, da più di un anno stiamo organizzando eventi (in attesa di avere un makerspace per farlo tutti i giorni ) cercando di individuare e mettere in pratica modi innovativi di abilitare le persone a creare e produrre autonomamente, attraverso la collaborazione e la condivisione dei saperi e l’utilizzo di tecnologie di prototipazione rapida come quelle citate sopra.

Questa volta ci siamo dedicati alla stampa 3D, dando luogo ad un’iniziativa che mettesse al centro il suo lato più creativo e produttivo. L’evento si è svolto sabato 20 ottobre in Zona Tortona, quell’area di Milano dove ogni anno si celebra il Fuorisalone e dove lo Spazio Concept si è offerto di ospitarci con l’iniziativa dal titolo: Design Smash 3D – Un contest di design come non l’avevi mai provato, in 3D”. (qui le foto dell’evento)

L’idea era semplice: radunare chi produce stampanti 3d opensource in Italia, o anche chi a Milano ne possedesse una e volesse metterla a disposizione, e affiancare ad ogni partecipante un team di designer e maker che si sfidassero nel rispondere con un’idea creativa e progettuale a questa esigenza:

“Illustra ai tuoi nonni le meraviglie della stampa 3d”

Le otto squadre partecipanti, accuratamente briffate la settimana precedente, sono state chiamate a realizzare un oggetto che aiutasse a far capire in cosa consiste la nuova rivoluzione industriale e come cataloghi come DMail e Postal Market fossero ormai roba vecchia!

La tecnologia di stampa 3D infatti non è solo un metodo per produrre oggetti in maniera automatica tra le mura di casa, ma anche uno strumento che consente di creare oggetti altrimenti impensabili e personalizzabili al massimo, con dettagli impossibili da realizzare utilizzando altre tecniche.

Le squadre avevano due opzioni: pensare a un oggetto non ancora esistente oppure ad un “hack”, una modifica che donasse nuove funzionalità a qualcosa di uso comune.

Proprio questo ultimo aspetto, a mio parere, rende il tutto molto interessante perchè ci obbliga a cambiare prospettiva in una società abituata all’usa e getta, circondata da più oggetti di quanti in realtà se ne riescono a gestire e particolarmente incapace di ottimizzare ciò che già si possiede o si è inventato.

I partecipanti sono stati da chi di stampanti 3D open source se ne intende come la famiglia Cantini, fondatrice di Kentstrapper che ha messo a disposizione due delle loro stampanti venendo in trasferta dalla loro sede di Firenze.C’era anche Andrea e la sua stampante Sharebot realizzata autonomamente dichiarando esplicitamente che il suo scopo principale é “diffondere il concetto di democratizzazione delle idee, tramite la realizzazione di sistemi robotici da “scrivania” per la produzione di oggetti”.

Ha preso parte all’evento anche il team di WASP, anche loro con un modello di stampante 3D ma con l’obiettivo di “divulgare le tecnologie più avanzate e renderle raggiungibili a tutti, pari conoscenza e pari opportunità per liberare la creatività e rilanciare l’economia dal basso”.

Protagonista della giornata è anche stato il Fablab Officine Arduino di Torino che ha supportato uno dei team ma senza poter utilizzare loro stampante olandese Ultimaker perchè rimasta indietro a causa di un motore (questa volta a scoppio) fuso sull’autostrada Milano-Torino insieme a quella di un altro team. Per fortuna avevamo qualche stampante 3d in più messa a disposizione dal Politecnico di Milano e da altri amici appassionati!

E quindi, certo, la tecnologia è stata una tematica trasversale di tutto l’evento ma l’orizzonte di riferimento delle persone coinvolt fa parte di quella rivoluzione dei makers che va ben oltre qualche circuito e l’automazione.

I risultati del contest sono pubblicati online, ma credo che l’aspetto vi colpirà di più sono i visi e l’entusiasmo delle persone che hanno partecipato. I file delle creazioni realizzate da tutti i team sono disponibili online nello spazio Wefab su Thingiverse, la community su cui è possibile caricare condividere file di modelli 3d, oppure scaricarli e darli in pasto direttamente alla vostra stampante o nel fablab vicino a casa vostra!

Zoe Romano

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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