La Merkel sa che la Grecia ha fatto più austerity di tutti, ma non lo ammetterà mai

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A prescindere dagli accordi e dalle proposte che Bruxelles sforna riguardo all’insolvenza della Grecia, la verità è che da mesi stiamo assistendo al tentativo di non ammettere gli errori politici commessi, non solo da parte del governo greco ma da parte di tutti i Paesi di Eurolandia, nel modo in cui è stata gestita la crisi del credito sovrano. L’economia greca oggi sta peggio di quando è iniziata la cura dell’austererità, ma anche quella degli altri paesi deficitari si trova nella stessa situazione, e questo non perché ci sia stata troppo poca austerità, ma perché la cura non funziona. Basta dara un’occhiata ad alcuni grafici:

Incredibile ma vero: la Grecia ha fatto più austerità di tutti e ridotto il deficit strutturale in misura maggiore degli altri, fino ad ottenere un avanzo.

Ma il prezzo è stata una contrazione del PIL di quasi il 24%, un quarto dell’economia svanito nel nulla.

I risultati sono disastrosi in termini di occupazione, e se l’occupazione non cresce l’economia non si riprende, il gettito fiscale non aumenta ed il debito non si può pagare.

Naturalmente ammettere questa caporetto economica avrebbe implicazioni politiche catastrofiche. La Merkel, il cervello politico di Eurolandia, ad esempio dovrebbe andare ad insegnare fisica nei licei ed il resto degli eurocrati farebbero meglio a dedicarsi ad hobby da pensionati ricchi, come il golf.

Dato che quetso scenario è impensabile, si persegue lungo un precipizio dal quale chissà quando riusciremo a riemergere. L’uscita temporanea della Grecia dall’Euro e la costituzione di un fondo di garanzia dove vengono parcheggiati beni pubblici greci, beni non ben definiti, è l’ultima, assurda, proposta.

Che succederà se nei prossimi 5 anni la Grecia senza l’euro si riprende?

Tutto infatti è possibile. A quel punto non solo non vorrà rientrare in Eurolandia, ma il destino dell’euro sarà segnato per sempre.

A prescindere sulla natura dei beni dati in garanzia e privatizzati – immaginate il Partenone gestito da imprese tedesche o finlandesi – bisogna domandarsi chi avrà il diritto di vendere o svendere il patrimonio greco dato in garanzia se la Grecia non paga il debito? L’unione Europea? Quindi la sovranità nazionale greca ne esce sminuita?

Credits: Financial Times

Esiste un precedente simile nella storia: il debito eccessivo dell’Egitto. Ismail Pascia, il Kedivè egiziano che alla metà del XIX secolo, dette un grande impulso alla modernizzazione del paese e del Sudan per europeizzarli, e lo fece indebitandosi pesantemente.

“Il mio Paese non è più in Africa: siamo ora parte dell’Europa”. Ecco il motto del Kedivè.

Quando il debito nazionale egiziano superò i 100 milioni di sterline (rispetto ai tre al momento dell’ascesa al trono di Ismail) le nazioni europee, su suggerimento della banche dei loro Paesi che lo avevano finanziato, ne approfittarono per colonizzare l’Egitto. Nel 1875 Ismail fu costretto a cedere le sue quote della Compagnia del Canale di Suez al governo britannico per poco più di 3 milioni di sterline. Subito dopo venne creata la Cassa del debito, uno strumento per la supervisione dei pagamenti del debito gestito dalle potenze europee. Nel 1878, scontente a causa dell’irregolarità dei pagamenti, queste imposero un inglese ed un francese, rispettivamente quali ministri delle finanze e dei lavori pubblici dell’Egitto.

Fu il preludio della colonizzazione.

E’ questo il destino della Grecia? Una domanda che bisognerebbe porre a chi guida oggi Eurolandia. E siamo veramente sicuri che convenga Bruxelles ridurre la Grecia ad un suo protettorato?

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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