La moderna tecnologia ha aperto nuove possibilità di interazione tra cittadini e governi, poche però sono le nazioni che fino ad ora le hanno sfruttate. Peccato, perché quando ciò avviene i risultati sono eccellenti per la democrazia. E’ questo il caso dell’Estonia, il primo paese a varare l’e-government, la gestione digitale dello stato attraverso la piena partecipazione dei cittadini.
E’ vero che stiamo parlando di una nazione piccola, grande come l’Olanda ma con 13 volte meno abitanti, appena 1,3 milioni. Ma ciò che conta non sono le dimensioni di uno stato, quanto la mentalità futuristica della popolazione e di chi la governa.
Guadagnata l’indipendenza negli anni Novanta, l’Estonia – che ha alle spalle una triste storia di invasioni da parte della Danimarca, della Germania fino all’Unione Sovietica – ha letteralmente saltato la fase iniziale dell’avvento dell’informatica per passare direttamente alla dimensione digitale.
Lo ha fatto grazie alla lungimiranza della classe politica post-sovietica e tenendo in mente alcuni principi democratici fondamentali, come la protezione della privacy dei cittadini e la loro partecipazione attiva alla gestione dello stato.
Sebbene tutti i dati dei residenti siano custoditi in rete, sono i cittadini e non lo stato o le agenzie statali che ne hanno il controllo. L’accesso ai dati può avvenire soltanto con il permesso del proprietario.
Così se una compagnia di assicurazione richiede per una polizza sulla vita dei dati sanitari al medico della mutua, questo li deve chiedere al paziente. Quando, per motivi di sicurezza tale principio viene violato, il cittadino ne viene immediatamente informato.
Il processo di digitalizzazione dello stato è iniziato con la creazione di un codice di identificazione per ogni individuo al quale è stata affiancata la firma criptografica con la quale si può firmare di tutto, da un assegno alla dichiarazione dei redditi.
Questo ha comportato la conversione digitale di tutto l’apparato statale, nessun documento ufficiale, infatti, può essere rifiutato in quanto firmato digitalmente. Il governo ha poi emesso per ogni cittadino una carta di identità che contiene due microchip, una con la firma digitale e l’altra con l’autentificazione del governo che permette di entrare dovunque, ad esempio nell’online banking, o nella web dell’ufficio delle tasse. Con l’avvento degli smartphone il sistema digitale è diventato anche mobile, è possibile avere una sim card che contiene la propria id-digitale con la quale si può firmare un documento semplicemente inserendo un pin.
Dal 2005 è possibile votare online da qualsiasi punto del mondo uno si trovi, un processo che ha comportato un notevole risparmio. Ma non basta, ogni anno la dichiarazione dei redditi si fa online e dato che tutto il sistema economico e finanziario è digitale, quando la si apre salari, tasse, donazioni filantropiche e così via sono già state registrate, tutto quello che bisogna fare è spingere alla fine di ogni pagina il tasto ‘segui’.
Certo il pericolo sono gli hacker, ma il governo ha messo su un sistema di protezione che per ora sembra funzionare. Un bell’esempio, insomma, per il resto dell’Europa.