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La nostra scuola è ubiqua. La nostra voglia di imparare è senza fine

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Occupy3.0 passa il testimone a Marta Cecconi, studentessa di ISIA Firenze e promotrice del Near Future Education Lab che ci racconta i primi passi di una “scuola ubiqua” basata sul desiderio.Eccola in un piccolo videomessaggio che ci ha lasciato prima di passare al sul bellissimo articolo:

Riprogettare il sistema educativo – tre parole che, se messe insieme, fanno drizzare i peli sulle braccia a politici, riformatori, accademici, professori, studenti e genitori.

Nell’aria si percepisce la tensione che precede le discussione interminabili, in cui le due parti non sanno realmente da che “parte” stare: qualsiasi purché sia opposta.

Quando Salvatore Iaconesi e Oriana Persico ci hanno proposto di affrontare il Near Future Design dell’educazione quello che ho pensato è stato: “oddio”.

Subito dopo mi sono preparata al classico balletto delle parti che caratterizza tutte le discussioni sui “temi intoccabili”.

Sono Marta, studio design della comunicazione all’ISIA di Firenze, e faccio parte del Near Future Education Lab. E sì, mi sono ricreduta:

l’educazione non è un tema intoccabile. Anzi, è pieno il mondo di persone che credono che questo sia il momento di riprogettare il sistema educativo.

Gennaio 2014, Firenze, in occasione del Pecha Cucha Night la classe presenta per la prima volta alla città il proggetto del Near Future Education Lab

Da Dicembre 2013 all’ISIA sta prendendo vita una nuovo modo di concepire la scuola, basato sulla consapevolezza che la conoscenza è un bene abbondante, che può essere scambiato e non sottratto. Il progetto del Near Future Education Lab vi sarà familiare, qualche giorno fa Rudy ve lo ha raccontato il questo articolo.

Brevemente, si tratta di creare un ecosistema composto da persone che desiderano far parte di un sistema educativo partecipativo ed orizzontale, allo scopo di alimentare un bacino di conoscenza aperto e accessibile.

Questo ecosistema non è composto da studenti e professori, ma da persone che hanno il desiderio di accedere e nutrire il bene comune della conoscenza. È un sistema alimentato dal desiderio.

Il sogno di ogni docente è avere una classe bramosa di apprendimento, il sogno di ogni studente è avere un insegnante desideroso di insegnare – o così dovrebbe essere.

Quindi buttiamo tutto in un contenitore, shakeriamo bene, eliminiamo le distinzioni di ruoli… et voilà, ecco una scuola alimentata dal desiderio. Ma non è finita qua. Non siamo ancora pronti. Il nostro ingrediente segreto è l’ubiquità.

La conoscenza è in ogni luogo.

Non si impara solo nelle scuole: a ben vedere ogni luogo può essere lo scenario per un processo di apprendimento. Una strada, un bosco, un supermercato, una spiaggia, un laboratorio artigiano, una piscina comunale, un bar. Ognuno di questi luoghi è custode di un sapere, che può essere oggetto di scambio e condivisione.

Per questo motivo stiamo immaginando una scuola aperta, dove non esiste un “dentro” e un “fuori” e in cui chiunque lo desideri possa essere studente ed insegnante allo stesso tempo. Questo non è solo nella nostra immaginazione, questo è quello che sta avvenendo da Dicembre al Near Future Education Lab.

Fin da subito il tema del corso ha attirato l’attenzione di persone diverse, e mano a mano che siamo andati avanti con il progetto il numero dei partecipanti è aumentato.

Hanno assistito alle lezioni e contribuito allo sviluppo del progetto degli ex-studenti ISIA, un neolaurato in psicologia del lavoro, delle studentesse americane del Middelbury College.

Ci siamo inoltre confrontati con altri studenti e docenti dell’ISIA di Firenze, con Alex Giordano e il corso di Marketing dell’Università di Napoli, con alcuni studenti della facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, con Layne Hartsell e le studentesse della Sookmyung Womens University, con Dario Carrera e The Hub Roma, Massimo Canvacci, professore di Antropologia alla Sapienza di Roma, Luca Simeone, ricercatore del MIT, Jon Husband, coniatore del termine “wirearchy”, Michel Bauwens, teorico e fondatore della P2P Foundation.

Aprile 2014, la prima videochiamata con Seoul

Il progetto si è arricchito grazie ai pensieri e ai punti di vista di ognuna di queste persone, mutando e migliorandosi dopo ogni momento di confronto.

Infatti il nuovo modello educativo non può essere il frutto dello sforzo di qualche mente illuminata: la conoscenza non è qualcosa che scende dall’alto. L’educazione è qualcosa che riguarda tutti noi, ed il valore del Near Future Education Lab sta proprio nella varietà (generazionale, culturale, politica) delle persone che lo compongono.

[Leggi anche: Chiudete l’ISIA? E noi inventiamo una scuola nuova: ubiqua, accessibile, inclusiva. Chiamatela #Occupy3.0

#Occupy3.0 ; Bauwens: «Perché l’ISIA ha inaugurato un nuovo corso dei movimenti studenteschi»]

La conferma di tutto questo ci è arrivata con il primo evento internazionale organizzato dal Near Future Education Lab. Grazie alla piattaforma Living Bridges Planet abbiamo lanciato “Education is a Common!”, che si è concretizzato in una settimana di discussione intorno al nostro progetto. Dal 2 al 7 Giugno moltissime persone hanno preso parte all’evento attraverso il gruppo Facebook del Lab e la pagina dedicata, partecipando agli hangout, scrivendo sulla chat comune e annotando commenti e impressioni su documenti aperti online. La partecipazione ha coinvolto una grande varietà di persone connesse da ogni parte del mondo: attivisti, accademici, insegnanti e studenti: questo articolo contiene una sintesi si quanto è avvenuto sette giorni a cavallo di culture, continenti e fusiorari impossibili!

Giugno 2014, locandina dell’evento “Education is a Common!”

È stata una settimana davvero intensa, in cui abbiamo finalmente capito la portata del nostro progetto. Dopo mesi di progettazione e confronto ci siamo fermati, abbiamo cercato organizzare una presentazione completa del progetto, sistemato e pubblicato i materiali visivi, e infine lanciato il tutto verso queste persone sconosciute, connesse con noi da chilometri di distanza. Un po’ di tentennamento iniziale ci è stato, ma dopo poco il ghiaccio si è rotto e ha preso piede una bellissima e fruttuosa discussione.Quello che più mi ha stupito di questo evento è stato il carattere di novità delle osservazioni che ci sono state fatte. Sono piuttosto abituata alla modalità “esame universitario”: presento tutto il progetto sapendo quali sono le sue debolezze, e mi sono già preparata una spiegazione convincente. Conosco la persona che ho di fronte, e anche la domanda più inaspettata è quasi sempre gestibile.

Invece, quando si presenta un progetto a delle persone che stanno dall’altra parte del mondo e che hanno una visione diversa dalla tua sull’intero tema del progetto (esistono al mondo modelli educativi molto diversi), è impossibile prevedere dove si andrà a parare. E se queste persone non sono lì per valutare ma per contribuire alla crescita del progetto…allora la discussione si fa davvero interessante.

Questa discussione è ancora aperta, ma fino ad adesso non ho mai visto nessun “balletto delle parti”: discussioni, dibatti, pensieri contrastanti sono visti come un valore aggiuntivo al progetto. Si sta formando un network di persone che davvero vogliono creare un nuovo sistema educativo, basato sulla condivisione orizzontale della conoscenza. Ed è possibile, perché già sta accadendo: molte persone stanno mettendo a disposizione del Lab le proprie competenze ed informazioni, alimentanto la discussione e arricchendo il progetto.

L’invito è aperto a tutti voi. Non è difficile contribuire alla crescita di questo nuovo modello educativo: basta desiderarlo. Questo è il link del nostro gruppo Facebook, dove potrai trovare molte informazioni e iniziare a lavorare con noi:

Nel prossimo articolo la videotestimonianza di Layne Hartsell da Seul, uno dei primi collaboratori esterni al progetto del Near Future Education Lab.

Firenze, 16 luglio 2014Marta Cecconi

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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